Tassa di soggiorno: incassi record nel 2023

di Redazione Itinerari
29 marzo 2023

italy-gfb37b2aec_1920

Secondo una ricerca dell'Osservatorio nazionale di Jfc sulla tassa di soggiorno, nel 2023 gli incassi a livello nazionale dovrebbero raggiungere i 678 milioni di euro, con un aumento del 9,5% rispetto all'anno precedente. Nel 2022 gli incassi erano stati pari a 619 milioni di euro, segnando un boom del 135,4% rispetto al 2021, anno segnato dalla pandemia.

L'imposta di soggiorno verrà pagata dai turisti in 1.011 comuni e in alcune aree provinciali, come Trento e Bolzano. Tra le mete in cui l'imposta verrà introdotta per la prima volta ci sono Bari, Taranto, Caserta, Laveno Mombello, Tarvisio, Chiusaforte, Castiglione Fiorentino, Manduria, Bagnara Calabra e molte altre ancora. A Civitanova Marche, invece, l'imposta verrà riattivata dopo due anni di sospensione, mentre a Forte dei Marmi verrà introdotta per la prima volta con validità per il periodo estivo.

I numeri nel dettaglio

Il Lazio è la regione che incassa di più grazie alla presenza di Roma, con il 22,4% del totale nazionale pari a 138,7 milioni di euro. Seguono il Veneto con oltre 80 milioni di euro (di cui 31,5 della sola Venezia) e il 12,9% di quota italiana, poi la Lombardia e la Toscana con ambedue una quota del 11,7%, pari a circa 73 milioni a testa, con Milano che incassa 48 milioni circa e Firenze 42,5.

Tra le città più visitate d'Italia, le tariffe per l'imposta di soggiorno sono piuttosto omogenee seppur elevate. Ad esempio, a Venezia da quest’anno si pagheranno dai 3 ai 10 euro a persona per l’ingresso giornaliero e fino a 5 euro giornalieri in caso di una permanenza maggiore. Idem per Firenze dove si va dai 2 ai 5 euro, così come Roma dove l'imposta è di 4 euro a notte per le strutture fino a 4 stelle. Sull’asse Milano-Napoli, invece, si parte dai 3 euro a persona a notte del capoluogo lombardo per arrivare ai 2 euro a persona a notte della città partenopea che può raggiungere anche i 5 euro in caso di strutture lusso. Diversa la situazione a Capri dove, la tassa di sbarco, sostituisce quella di soggiorno.

Le ragioni dietro la tassa

Inizialmente, la tassa di soggiorno è stata introdotta solo in alcune città, come Venezia e Firenze, con l'obiettivo di finanziare la manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture turistiche. Tuttavia, negli anni successivi, sempre più città hanno adottato questa imposta, spingendo il governo centrale ad intervenire per regolarne l'applicazione e l'utilizzo dei fondi.

Nonostante la tassa di soggiorno abbia lo scopo di finanziare il turismo e le sue infrastrutture, molti operatori del settore si sono espressi in modo critico nei confronti di questa imposta, sostenendo che essa rappresenti un ulteriore costo per i turisti e che potrebbe disincentivare la scelta dell'Italia come meta turistica.

In risposta a queste preoccupazioni, il governo ha cercato di regolamentare l'applicazione della tassa di soggiorno, definendo le modalità di riscossione e l'utilizzo dei fondi. In particolare, è stato stabilito che i ricavi generati dalla tassa devono essere destinati a progetti turistici specifici, come la promozione della cultura e delle tradizioni locali, la tutela dell'ambiente e la valorizzazione delle infrastrutture turistiche.

Nonostante le controversie e le preoccupazioni, la tassa di soggiorno rimane una notevole fonte di finanziamento per il turismo italiano e ha contribuito a migliorare le infrastrutture e i servizi turistici in molte località. Tuttavia, è importante che l'applicazione della tassa sia regolamentata in modo chiaro e trasparente, al fine di garantire che i fondi raccolti siano effettivamente utilizzati per il miglioramento del settore turistico e non per altri scopi.