“Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”. Così
Robert Doisneau commentò, alcuni anni dopo la sua pubblicazione,
lo scatto che lo rese famoso in tutto il mondo, diventato il simbolo della rinascita dopo la
Seconda Guerra Mondiale e
un’icona della fotografia d’autore di ogni epoca.
Quel bacio rubato
Siamo a
Parigi. Il 9 marzo del 1950, l’obiettivo del grande fotografo cattura l’immagine di una
giovane coppia che, incurante della folla di passanti che cammina veloce e distratta e del traffico, si scambia un
bacio romantico e appassionato in Place de l’Hôtel de Ville. Ed è proprio all’autore del celeberrimo “Le baiser de l’Hotel de la Ville” che
Verona, la città di Giulietta e Romeo e, per molti, città dell’amore, dedica una prestigiosa retrospettiva, allestita nelle sale de
l palazzo della Gran Guardia (fino al 14 febbraio 2024).
In mostra alla Gran Guardia
Robert Doisneau, L'information scolaire, Paris 1956
Curata da
Gabriel Bauret e realizzata in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Verona, la mostra ripercorre la
vicenda creativa del grande artista francese attraverso 135 immagini in bianco e nero ai sali d’argento, tutte provenienti dalla collezione dell’
Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi. Fu in questo laboratorio infatti, che Doisneau sviluppò e
archiviò le sue immagini per più di cinquant’anni, e fu lì che morì, nel 1994, lasciando un’eredità di circa 450.000 negativi.
Tutte le opere a Verona
Robert Doisneau, Les frères, rue du Docteur Lecène, Paris 1934
Di certo “Robert Doisneau” è una
retrospettiva originale, che svela opere il cui intento è proprio quello di catturare momenti di felicità come quello del “bacio”. E tra i lavori selezionati esposti in mostra non poteva quindi mancare “Le Baiser de l’Hôtel de Ville”.
Questo scatto non fu frutto del caso: mentre Doisneau stava passeggiando per Parigi a caccia di idee per un servizio per la
rivista americana Life, per caso notò in un bar due ragazzi che si scambiavano delle effusioni. Rimasto colpito dall’affinità e dall’intesa dei due (rivelatisi poi degli attori,
Françoise Bornet e Jacques Carteaud, la cui identità fu svelata solo nel 1992), gli chiese di posare per lui davanti al caffè continuando a baciarsi.
Doisneau e Bresson
Robert Doisneau, è considerato, assieme a
Henri Cartier-Bresson, uno dei padri
fondatori della fotografia umanista francese e del
fotogiornalismo di strada. Il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e le sue periferie, carichi di emozione nei gesti e nelle situazioni che vivono. Questa mostra abbraccia
il suo lavoro senza distinzione cronologica né criterio di genere o tema, fermandosi alle fabbriche, ai banconi dei bistrot, alle portinerie, alle cerimonie, ai jazz club, alle scuole e alle generiche scene di strada. Che si tratti di fotografie realizzate su commissione o frutto delle sue passeggiate parigine, sono l’espressione di uno stile intriso di uno
stato d’animo singolare, che traspare anche nei
suoi scritti e nelle
didascalie delle foto. Uno stile che unisce fascino e fantasia, ma anche una libertà espressiva che non si discosta dal surrealismo. Ad arricchire il percorso espositivo, permettendo così di conoscere ancora meglio il suo protagonista, la
proiezione di estratti dal film di Clementine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux”, e un’intervista al curatore Gabriel Bauret.
La vita di Robert Doisneau
Robert Doisneau, La concierge aux lunettes, Paris 1945
Nato nel
1912 a Gentilly, una città nella periferia sud di Parigi,
Robert Doisneau muove i primi passi nel mondo della
litografia, attività che abbandonerà rapidamente per intraprendere un apprendistato allo studio di
André Vigneau, che
lo introduce alla fotografia. Seguirà, per quattro anni, un’intensa collaborazione con il reparto pubblicitario della Renault. Terminato questo impegno, Robert Doisneau approda al tanto ambito status di
fotografo indipendente, ma il suo slancio viene spezzato dalla guerra, che tuttavia non gli impedirà di continuare a fotografare. Subito dopo la
liberazione della capitale francese, di cui è testimone, comincia un periodo molto intenso di commissioni per la
pubblicità (in particolare per l’industria automobilistica), la stampa (tra cui le riviste
“Le Point” e in seguito
“Vogue”) e l’editoria. In parallelo, porta avanti i suoi progetti personali, che saranno oggetto di
numerose pubblicazioni. A cominciare dal libro realizzato nel 1949 in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore
Blaise Cendrars, “La Banlieue de Paris”, prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. La sua traiettoria si incrocia anche con quelle di
Jacques Prévert e
Robert Giraud, la cui esperienza e amicizia nutrono la sua fotografia, nonché con quella dell’attore e violoncellista
Maurice Baquet, protagonista di numerosi scatti del fotografo. Dal 1946 le sue fotografie vengono distribuite dall’agenzia Rapho, dove conosce
Sabine Weiss, Willy Ronis e, successivamente,
Édouard Boubat, che con lui formeranno una
corrente estetica spesso definita “umanista”.
Nel 1983 gli viene assegnato il
Grand Prix national de la photographie, a consacrazione di un’opera estremamente ricca e densa. Tale consacrazione passa attraverso le
numerosissime esposizioni, in Francia come all’estero, le incalcolabili opere che rivisitano la sua fotografia dalle prospettive più varie e i molteplici documentari a lui dedicati, fino ad arrivare, ora, a Verona. Qui, il pubblico avrà il piacere di conoscere meglio il
grande fotografo attraverso una ricca selezione delle sue più belle immagini che testimoniano il suo approccio poetico alla
street photograpy.