Giro d'Italia: le montagne che hanno fatto la storia della corsa rosa

La salita è sempre stata grande protagonista. Ripercorriamo le località più celebri che hanno caratterizzato la corsa rosa nel corso degli anni

3 maggio 2023
Il Gavia

Il Gavia

Sono le tappe più affascinanti, quelle che fanno storia. Senza nulla togliere a una bella volata di gruppo o alle capacità che servono per vincere una cronometro, le grandi storie di sport al Giro d'Italia sono quasi sempre state legate alle frazioni in salita. Ecco le montagne che hanno caratterizzato i racconti più belli della corsa rosa.  Mortirolo Una salita in Lombardia, nella zona valtellinese, sulle cui strade è stata scritta la storia della corsa rosa. Spesso tappa decisiva per le sorti della classifica finale, dal 2006 presenta all'altezza della località “Piaz de l'acqua” una statua raffigurante Marco Pantani, che nel 1994 si rivelò al pubblico del Giro con una delle prime imprese della carriera. Attraverso la corsa è stato possibile per corridori e appassionati (sempre presenti in gran numero ai bordi della strada) sperimentare i vari versanti del Passo del Mortirolo. Quello dal versante di Mazzo di Valtellina, il più celebre, lungo 12,5 chilometri e con una pendenza media vicina all'11% (con punte del 18%); da Tovo di Sant'Agata, simile per pendenze e che a partire dal chilometro 11,5 si unisce al primo versante; da Monno e da Aprica, le due versioni sulla carta meno impegnative perché più regolari, sebbene sempre con pendenze oltre il 10%. Gavia Sempre in Lombardia, nella vicina Valle Camonica, c'è il Passo del Gavia, un altro tratto di montagna che deve una fetta di celebrità alle imprese nel Giro. Rispetto al Mortirolo ha una storia legata alla corsa rosa che parte molto più da lontano, dagli anni Sessanta. Per quattordici volte è stato parte del percorso e per otto è stata Cima Coppi, ovvero il punto più alto della manifestazione. Spesso caratterizzata da avverse condizioni meteo nelle settimane stesse della corsa, ha costretto gli organizzatori a interventi dell'ultimo momento per modificarne i percorsi. Monte Bondone A proposito di tappe in cui il maltempo è stato protagonista, quella forse più famosa nella storia del Giro d'Italia è l'impresa del 1956 di Charly Gaul sul Monte Bondone. L'atleta stacca tutti di svariati minuti, sfidando il gelo e una bufera di neve, guadagnandosi la maglia rosa del leader. Posto in Trentino, è da sempre meta di sciatori e di amanti della montagna che dalle cime osservano dall'alto la vicina città di Trento e la valle dell'Adige. Zoncolan Negli anni 2000 è diventata una delle montagne più importanti del Giro lo Zoncolan, in Friuli. Scelto per sette volte come salita, è stata attraversata dai corridori nelle varie edizioni sia dal versante di Sutrio che (nella maggior parte dei casi) in quello da Ovaro. Presenta pendenze che arrivano fino al 15% e una media superiore all'11%. Madonna di Campiglio Tra le località turistiche per eccellenza del Trentino Alto-Adige, Madonna di Campiglio è tristemente famosa nel mondo ciclistico. È infatti il luogo di partenza della tappa in cui venne squalificato Marco Pantani per ematocrito alto nel 1999, con il Giro d'Italia ormai stravinto. Segna l'inizio del calvario riguardante l'atleta romagnolo, scomparso in circostanze misteriose il 14 febbraio 2004. Negli anni ha spesso ospitato sulle proprie piste anche gli appuntamenti della Coppa del Mondo di sci alpino.