Il magnifico mondo di Antonio Ligabue in mostra a Bologna

Palazzo Pallavicini ospita una grande esposizione con oltre 120 opere dell’artista, tra cui alcuni inediti. Fino al 16 marzo 2025

di CHIARA GIACOBELLI
30 gennaio 2025
Antonio Ligabue in mostra a Bologna

Antonio Ligabue in mostra a Bologna

Fino al 16 marzo 2025 le sale sontuose di Palazzo Pallavicini, a Bologna, accolgono per la prima volta una mostra interamente dedicata al genio visionario di Antonio Ligabue: un evento straordinario che porta nel cuore della città emiliana un viaggio nella mente e nella produzione di un artista ineguagliabile.

L’esposizione, orchestrata da Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci, si avvale della curatela di WeAreBeside e della collaborazione con SM.Art, sotto l’egida della Fondazione Augusto Agosta Tota. Con oltre 120 opere, per lo più provenienti da collezioni private, questa rassegna traccia un ritratto vivido e intimo della tormentata esistenza di Ligabue.

Una sala interattiva che riproduce in digitale il mondo dell'artista
Una sala interattiva che riproduce in digitale il mondo dell'artista

Distribuita su sette sale, la mostra si distingue per l’ampiezza e la varietà del corpus esposto. Comprende 81 dipinti, 14 sculture, 17 disegni e 15 incisioni, tra cui alcuni inediti, in grado di ripercorrere l’intero arco creativo dell’artista. Tra i pezzi più emblematici spiccano dodici autoritratti, testimonianza di un’incessante ricerca di identità, e sette rappresentazioni di tigri, dove la potenza cromatica incontra un’intensità emozionale senza pari. L’allestimento include anche opere iconiche come Testa di tigre (1953), Leopardo (1955) e Motociclista (1954), accanto a sculture quali Leone (1935) e Pantera (1938), che incarnano la viscerale passione di Ligabue per il regno animale. Sono peraltro opere molto interessanti da ammirare, in quanto l’aspetto scultoreo della sua arte è meno conosciuto rispetto a quello pittorico.

Le sculture, opere meno note della sua ampia produzione
Le sculture, opere meno note della sua ampia produzione

Non appena si varca la soglia del primo grande salone – va detto che le sale affrescate sono un contesto perfetto per le meraviglie che contengono – ci si ritrova di fronte alla motocicletta Guzzi Falcone 250 appartenuta all’artista: simbolo della sua ribellione e del desiderio di autonomia, questo mezzo è diventato nei secoli parte integrante del mito personale di Ligabue, che percorreva le campagne reggiane trasportando i suoi quadri legati alla moto. «Il produrre opere d’arte divenne per Ligabue un veicolo attraverso cui operare una ricognizione di sé e, al tempo stesso, uno strumento di scambio per un pasto caldo o il rifugio di una notte».

La sezione dedicata agli Autoritratti
La sezione dedicata agli Autoritratti

Ogni sala racconta un frammento dell’universo ligabuesco. Vi è, ad esempio, la sezione dedicata agli autoritratti, dove lo sguardo penetrante dell’artista scruta il visitatore, mettendo a nudo le proprie fragilità (iconica è, al tal proposito, la mosca che spesso fa capolino alle sue spalle o addirittura sul viso). Magnifica la selezione in cui emerge con più evidenza la passione per il mondo animale, un’esplosione di vitalità ma al contempo di violenza: tigri, leoni e rapaci si scontrano in una lotta eterna per la sopravvivenza, metafora delle battaglie interiori dell’artista. Gli spettatori possono ammirare la vigorosa Volpe con rapace (1959), che cattura un momento di suspense drammatica, sospeso tra vita e morte. Si è detto di lui: «Ligabue in una sola giornata – dipendeva dalla stagione, dal tempo, dall’umore, dall’amore – poteva essere coniglio e lupo, gallo e farfalla, giaguaro e topo».

Il mondo animale che tanto affascinava Ligabue
Il mondo animale che tanto affascinava Ligabue

Un originale angolo della mostra è riservato ai disegni, che attestano la grande memoria fotografica di Ligabue. Senza bozzetti preparatori, l’artista dipingeva direttamente sul supporto, spesso faesite recuperata, dando forma a un universo popolato da creature che incarnavano i suoi ricordi e il suo tormento. Questa particolare tecnica gli permise di essere molto produttivo, tanto che nel corso della sua esistenza arrivò a realizzare 1050 opere: «vivaci e intensi accostamenti cromatici sapientemente bilanciati, che uniti a delle pennellate vigorose rendono la materia pittorica viva e pastosa». Il video dove, in una delle prime sale, parla l’editore e promotore di eventi artistici Augusto Agosto Tota è illuminante, in quanto ci regala uno spaccato sulla persona, la carriera e anche la diffusione nel mondo dell’opera di Ligabue. Tota ha infatti passato gran parte della sua vita a promuovere l’arte di Antonio, il quale venne «sbalzato sulle rive del Po come un alieno. È un alieno: spaventato, spaesato, con una valigia di cartone piena di illustrazioni di animali ritagliate da qualche rivista e di disegni suoi». Inizialmente sono in pochi a credere nel suo stravagante talento, in quanto egli si dimostra subito un personaggio difficile da gestire e con cui comunicare, ma Tota è proprio uno di questi pochi. «Ho incontrato per la prima volta Ligabue nel 1951: avevo 13 anni e da allora non l’ho più perso di vista, nemmeno dopo la sua morte». A lui si deve buona parte della sua fama odierna.

Nato nel 1899 a Zurigo e scomparso nel 1965 a Gualtieri, Ligabue visse un’esistenza segnata dall’emarginazione, tanto che si definì egli stesso “esiliato in mezzo agli uomini”. Espulso dalla Svizzera e incapace di integrarsi in Italia, dove non parlava la lingua, trovò nella pittura una via di fuga dalle difficoltà; autodidatta, trascorse lunghi periodi lungo le rive del Po, dipingendo animali e paesaggi che riflettevano la sua interiorità lacerata. Internato più volte in ospedali psichiatrici, Ligabue trasformò la sua sofferenza in arte. Incontro decisivo fu quello con Marino Renato Mazzacurati, che lo incoraggiò a coltivare il proprio talento. Nonostante le difficoltà economiche e personali, la sua produzione rimase inarrestabile, conquistando collezionisti e critici per l’immediatezza e la forza espressiva delle sue opere.

La celebre motocicletta Guzzi Falcone 250 appartenuta all’artista
La celebre motocicletta Guzzi Falcone 250 appartenuta all’artista

La mostra di Palazzo Pallavicini celebra quindi l’affascinante produzione di Antonio Ligabue, esplorando la complessità di un artista capace di far nascere bellezza dal dolore: un’occasione imperdibile per immergersi nel mondo di un maestro che continua a emozionare, con la sua visione unica e irripetibile. Sono previste visite guidate su prenotazione in varie date, inoltre è possibile acquistare il biglietto Open, valido tutti i giorni di apertura del Palazzo (inclusi festivi e weekend), salta coda e non nominale. Un’altra attività piacevole è poi il brindisi serale, che comprende una visita serale ed esclusiva alla mostra a Palazzo chiuso, con guida specializzata, di circa 80 minuti, seguita da un brindisi finale per tutti i partecipanti.

Info: www.palazzopallavicini.com