Quel sogno realizzato in botte

di DAVIDE EUSEBI -
30 maggio 2021
ViniHomeMarche

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C’è sole, il mare pulsa un certo azzurro intenso e il vento sparge iodio nelle vigne. Si può ripartire con i vini e i cibi dell’estate nella regione al plurale per eccellenza, le Marche. Angela Velenosi produce vini glocal, muove cioé da vitigni locali e va nel mondo, ovunque. Come con il Pecorino Réve, uve da contado ora internazionale: potremmo definirlo un vino di polpa, da masticare lungamente con i suoi profumi di frutta bianca come la pesca, l’ananas e la banana che a un certo punto sopraggiunge sbirciando tra note floreali di acacia e sboccio di vaniglia con il suo fiore. Un vino suadente, penetrante. Il 7 giugno i vini Velenosi si degustano alla cieca con dieci grandi etichette del mondo al Cosmopolitan hotel di Civitanova. Ha un timbro diverso l’Ergo della cantina Mirizzi. Vino fatto a mano da un vignaiolo, Gianluca Mirizzi di Jesi, che vive la terra e che ha voluto restituirci, con una linea dedicata, i vini contadini in tutta la loro rurale eleganza come l’Ergo: l’altro Verdicchio, luminoso, dove le sensazioni agrumate giocano con quelle fruttate di avocado e melone per poi incontrare le essenze di campo che al frutto aggiungono eleganza: dalla malva, all’artemisia, allo zafferano. Vino complesso, minerale iodato con polpa di mango provocata da una intrigante pungenza di genziana. Un’azienda che va oltre il vino: i suoi oli, dalla selezione di Raggia a quella di Leccino, sono vivi, verdi, ripieni di linfa vegetale, taglienti e pieni, un cibo. Il Verdicchio dunque, uno dei vini simbolo di questa regione.

Réve Offida

Ergo

Le Vaglie di Stefano Antonucci si rinnova nell’etichetta e nell’animo, ma resta ancorato alla sua identità di vino che ha fatto la storia di questa azienda nata dalla scommessa e dalla passione di un vignaiolo fuori dagli schemi e che ha la missione di trasmettere emozioni: calice giallo di fieno con riflessi verdognoli, sintomo chiaro di freschezza. All’olfatto bisogna inseguirne la lunga traccia di fiori bianchi come tiglio, acacia, elicriso a cui si alternano note vegetali e poi una speziatura di zenzero con cui il calice s’arriccia, salvo poi distendersi di nuovo su un letto minerale ghiaioso e iodato. Non solo bianchi, ma anche rossi. Stefano Dezi da Servigliano, in provincia di Fermo, è un marchigiano di eleganza francese e imbottiglia la terra, cioè il territorio, anche con il suo “Solo”: rubino pieno avvolto in un manto viola, una sorta di viaggio nella selva marchigiana i cui sentieri sono tracciati da bacche di corbezzolo e cardamomo che sovente ritroviamo, sia all’olfatto che al palato, assieme al mirto. Sensazioni verticali su cui si inerpicano frutti alti, dalla ciliegia spiritata all’amarena, al ribes. Finale balsamico purissimo di pino silvestre ed eucalipto. Infine i cibi. Il nuovo menù del Clandestino di Portonovo, il sushi lab di Moreno Cedroni è chimica dell’anima: c’è un elisir vegetale d’ingresso, un piatto chiamato “Fossile” a base di pastinaca (tubero cotto sotto vuoto rivestito di alga e di pane) e maionese di moscioli selvatici di Portonovo. Altri piatti sono ispirati all’età della pietra (pagro, pesce simile all’orata, con orzo e farro spezzato), altri ancora all’Homo Erectus come la cocotte di pietra lavica con dado di tonno e di carne. Un passo all’indietro per guardare avanti, come piace alle Marche.

Le Vaglie

Solo