Magica Urbino, l'essenza delle Marche
Se il Padiglione Italia di Dubai incarna l’idea di un’architettura sostenibilmente avveniristica, Urbino è dominata dall’incanto di quanto di più ardito poteva partorire l’ingegno umano rinascimentale, ovvero il Palazzo Ducale. Peraltro immerso in un territorio come il Montefeltro che tra ridenti borghi e verdi campagne ha assistito a eventi che hanno determinato il corso della storia. A cominciare da quella battaglia del Metauro tra Romani e Cartaginesi che vide i primi prevalere e dare così origine al loro impero senza confini. La città è protagonista in terra emiratina nel contesto del Belvedere in cui si mettono in evidenza bellezza e luoghi. Da questa terra generosa provengono anche frutti di eccellenza culinaria come il tartufo, il bianchello e il sangiovese, l’olio di Cartoceto, il prosciutto di Carpegna e la Casciotta d’Urbino. Il personaggio più illustre nella storia istituzionale urbinate è Federico di Montefeltro. In tre ore se ne possono seguire le tracce facendo perno sul Palazzo Ducale e la Galleria Nazionale delle Marche. Un’altra famiglia che ha dato lustro è quella degli Albani cui appartiene anche papa Clemente XI, nato Giovanni Francesco Albani nel 1649 e salito al soglio pontificio dal 1700 al 1721 (ne ricorrono quindi i 300 anni dalla morte). Parte integrante del Museo Diocesano Albani è l’Oratorio della Grotta, nella cui Cappella della Pietà è collocato lo straordinario gruppo marmoreo dello scultore fiorentino Giovanni Brandini (1597). Ma l’afflato verso il sacro fu anche il tratto saliente delle confraternite che vi insediarono i loro oratori arricchendoli di opere d’arte di inestimabile valore come gli affreschi dei fratelli Salimbeni nell’Oratorio di San Giovanni Battista o il presepe manierista in stucco di Federico Brandani nell’Oratorio di San Giuseppe. Ma la tradizione pittorica non si esaurisce con il Rinascimento perché nel Seicento il lustro di Urbino viene rinnovato dal manierismo, precursore del Barocco, di Federico Barocci. Dalla via a lui intitolata per essere entrata in mille scorci nei suoi quadri alle ripide scalette di San Giovanni per risalire via Mazzini fino alla chiesa di San Francesco. La Galleria nazionale delle Marche gli dedica un’intera sala; in Cattedrale infine le opere giovanili e nella Cappella del Sacramento, uno dei suoi capolavori.