Fabriano e la carta, un binomio che va avanti nella storia ormai da oltre cinquecento anni

di LORELLA BOLELLI
30 dicembre 2021

Fabriano

Fabriano, storica Città della Carta, è dal 2013 Città Creativa Unesco per la sezione Artigianato, Arte e Tradizioni popolari. Il bello è che non ci sono dati certi sull’origine di questa tradizione. è presumibile che i fabrianesi abbiano appreso tale arte dagli arabi fatti prigionieri durante uno dei loro tanti assalti alla città di Ancona a partire dall’XI secolo. Quel che è certo è che nel 1264 una pergamena conservata a Matelica attesta la produzione di carta bambagina ricavata da fibre di cotone e incollata con gelatina animale. Così, quando nel 1455 Gutenberg inventa la stampa, Fabriano è già al centro della produzione di alta gamma, apprezzata da artisti e musicisti. Raffaello usa per uno dei suoi schizzi la filigrana a scala, Michelangelo si serve della carta Fabriano per scrivere all’amico Niccolò Della Buca, e nel 1782 nasce il marchio Fabriano che tuttora è leader nel settore e tra i suoi estimatori ha anche Beethoven. Pure Garibaldi, nel 1873, si serve di carta filigranata per scrivere una missiva allo scrittore e anarchico Errico Malatesta. Idem Gabriele D’Annunzio per la corrispondenza con la cantante Olga Brunner Levi. Dal 2002 anche gli euro vengono stampati su carta Fabriano e nel 2019 Fondazione Fedrigoni Fabriano e Cartiere di Fabriano, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Conference hanno presentato ‘Fabriano Paper Pavillon A Wonderful Journey’, un padiglione interamente dedicato alla carta all’interno del complesso storico delle Cartiere Miliani Fabriano. Anche la prima edizione a stampa della Divina Commedia che vide la luce a Foligno (Perugia) l’11 aprile 1472 per opera del tipografo tedesco Johannes Numeister, usò la carta di Fabriano per le circa 300 copie previste. Un altro tempio della carta è nel complesso monumentale dell’ex Convento dei Domenicani, recentemente restaurato. Il Museo della Carta e della Filigrana rappresenta anch’esso l’immagine di settecento anni di tradizione cartaria locale. In un’ampia sala trecentesca del piano terra è stata ricostruita la gualchiera medioevale per la fabbricazione della carta a mano. Ma Fabriano non è solo carta. Un tuffo nel classico e nel passato lo si può fare anche visitando il Museo del Pianoforte Storico e del Suono o quello degli Antichi Mestieri in Bicicletta. è un museo anche la farmacia Mazzolini e Giuseppucci 1896 Scienza e Natura, uno scrigno interamente intagliato nel legno alla fine dell’800 che si trova a ridosso della bellissima piazza del Comune e dell’annessa Fontana Sturinalto, sotto l’arco del Palazzo del Podestà.  

Top 5 delle Marche

 
1. LA VALLE DEL METAURO
Tra i colli della valle del Metauro (fiume cantato da Tasso), sorge Serrungarina, il cui abitato è tagliato in due dalla scalinata che conduce in cima alla chiesa di Sant’Antonio Abate. Il piccolo borgo dell’entroterra fanese, murato e a pianta circolare, regala olio, vino e la nota pera Angelica.  
2. IL MONASTERO DI DANTE
Nel canto XXI del Paradiso troviamo il teologo riformatore San Pier Damiani e il monastero di Fonte Avellana dove forse il poeta stesso fu ospite nel 1318. Tra gli ambienti le due biblioteche, quella settecentesca e quella moderna istituita nel 1965 per il settimo centenario della nascita del Sommo Poeta.  
3. URBINO CITTÀ IDEALE
La città è una fitta trama di viuzze, saliscendi, sottopassi e scalinate che confluiscono in una grande piazza centrale: Urbino è sito Unesco dal 1998. Chi cammina tra le sue vie passa sullo stesso acciottolato che dal Quattrocento venne calpestato da Raffaello, Bramante, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Paolo Uccello e tanti altri grandi artisti.  
4. LA NATURA A FIORENZUOLA DI FOCARA
Un angolo di natura selvaggia tra chilometri di spiagge urbanizzate. Fiorenzuola di Focara, ai piedi del roccioso Monte San Bartolo, è resa famosa dai suoi cogoli, i sassi tondeggianti modellati dal mare. La si raggiunge solo a piedi partendo dal centro del paese, un borgo inserito nel sistema difensivo dei Malatesta, come il vicino Castello di Gradara.  
5. LA MELA ROSA DI MONTE SAN MARTINO
Monte San Martino è universalmente noto per la sua coltivazione della mela rosa ma anche per i polittici custoditi nella chiesa di San Martino Vescovo, realizzati da Vittore e Carlo Crivelli nel XV secolo. Nella mini-pinacoteca anche un polittico di Girolamo da Camerino (1473 circa). Dal punto di vista paesaggistico splendido il colle su cui si erge, aperto verso i Monti Sibillini.