Villa Arconati, la piccola Versailles a due passi da Milano

Villa_Arconati_ovest
La piccola Versailles italiana, tre parole che sono già sufficienti per far capire la bellezza di Villa Arconati. Nata come residenza di campagna di Galeazzo Arconati, nobile e mercante vissuto a cavallo tra i secoli XVI e XVII, è situata a Bollate. La villa è una delle principali attrazioni turistiche della provincia settentrionale di Milano, grazie al suo fascino architettonico e paesaggistico ma non solo. Villa Arconati infatti, è spesso sede di mostre e concerti durante tutto l'anno, rendendola viva ancora oggi, a differenza di molti siti storici dedicati esclusivamente alla visita didattica. Ad esempio, per il mese di luglio è in programma il trentacinquesimo Festival di Villa Arconati, dove saranno presenti artisti come Natalie Imbruglia (5 luglio) e Elio (10 luglio). Il suo soprannome, la piccola Versailles italiana, è nato già nel 1700 ed più che giustificato: come la Reggia di Versailles, Villa Arconati vanta un giardino alla francese, lo stile barocco e una preziosissima collezione di opere d'arte. Conosciuta anche come Palazzo Arconati, l'edificio viene definito volgarmente Castellazzo; da qui prende il nome la frazione di Bollate che la ospita, detta appunto Castellazzo di Bollate.
Come abbiamo detto precedentemente, la Villa è nata anche con lo scopo di raccogliere tutto il patrimonio artistico di Galeazzo Arconati. Per le sale del Castellazzo sono passati tantissimi oggetti unici, come il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, successivamente donato dallo stesso Galeazzo Arconati alla Biblioteca Ambrosiana. Dei pezzi rimasti, il fiore all'occhiello è senza dubbio la statua marmorea del "Pompeo Arconati". Alta poco meno di tre metri, l'opera raffigura l'imperatore Tiberio, predecessore e zio di colui che sembrerebbe averne commissionato la realizzazione, ovvero Caligola. Queste ipotesi, le più valide, sono di recente pensiero: quando Galeazzo l'acquistò dai frati carmelitani nel 1618, era per tutti la statua del Pompeo Magno. L'opera ci mise dieci anni per arrivare a Bollate, sia per i mezzi dell'epoca che per il continuo passaggio delle truppe da Milano e dintorni impegnate nella Guerra dei Trent'anni. L'ottimo stato di conservazione del Pompeo Arconati è dovuto all'intuizione del pronipote di Galeazzo, Giuseppe Antonio, visto poche righe più su come ideatore del giardino. Giuseppe Antonio ritenne più sicuro spostare l'enorme statua all'interno della Villa e non all'esterno come in origine.
Il giardino di Villa Arconati si estente per oltre 1000 ettari, 12 dei quali occupati da prati, aiuole e percorsi labirintici. La struttura rigorosamente simmetrica ricorda quella dei giardini della Reggia di Versailles. Numerosi i giochi d'acqua presenti che si intervallano tra gli alberi da frutto (peri e limoni) e non (faggi e castagni). Fra le fontane presenti, due sono particolarmente degne di nota. La prima è quella di Andromeda, che grazie al restauro del 2019, è tornata a funzionare perfettamente. La fontana di Diana invece, è la più grande, poichè dedicata alla dea della caccia, passatempo preferito dai nobili.
La storia
La base dell'edificio è senza dubbio risalente al Medioevo. Già intorno al 1300 si parlava di una cascina fortificata situata nella zona dove oggi sorge Villa Arconati. L'input per l'evoluzione della struttura lo diede San Carlo Borromeo, giunto in visita alla chiesa di San Gugliemo presente all'interno della cascina: il futuro santo però, rimproverò duramente i marchesi locali per il pessimo stato nella quale versava. Guido Cusani allora, fra i signori più ricchi della zona, diede mandato al famoso archietto Martino Bassi di progettare un importante restauro della cascina e della chiesa. A prova di ciò, è ancora visibile oggi una lapide di "fine lavori" datata 1588. Quarant'anni più tardi, nel 1610, il cugino dell'arcivescono Federico Borromeo, Galeazzo Arconati acquistò l'intera proprietà progettandone lui stesso il rifacimento. Lo scopo principale era quello di avere una residenza in campagna che avesse anche la funzione di luogo di raccolta delle numerose opere d'arte che collezionava, delle quali parleremo più avanti. L'ispirazione francese, e quindi l'aspetto attuale della villa, arrivò solamente nel 1742 con il pronipote di Galeazzo, Giuseppe Antonio, che arricchì le facciate con elementi barocchi e ridisegnò il giardino su modello di quello di Versailles.Il Pompeo Arconati

Il Giardino
