Sondrio, nel regno del Nebbiolo cultura, gusto e panorami da mozzare il fiato
Una primadonna? Non propriamente. Del resto, ce ne sono già molte in Valtellina, mete vanitose dei turisti compulsivi che, in estate e ancora di più in inverno, transitano velocemente lungo la ‘tangenzialina’ per raggiungere le star dell’Alta Valle, Bormio, Santa Caterina Valfurva e Livigno. Peggio per loro. Abituati come sono ad esercitarsi nell’ovvio, certi vacanzieri avrebbero pure l’ardire di considerare Sondrio una città povera di appeal, senza averle nemmeno dedicato un po’ di attenzione. Poco male: succederà prima o poi che rimedino a tanta insipienza. E saranno i primi a scusarsi per la loro maldestra superficialità. Della serie: meglio tardi che mai. Perché il più piccolo capoluogo d’Italia non è certo il più anonimo. Ed è sorprendente quanto ci sia da fare e scoprire in una città schiva e discreta che arriva a malapena a 22mila abitanti, chiusa tra l’Adda e le vigne terrazzate che rivestono il versante Retico, e raccolta attorno all’elegante piazza Garibaldi dove sembrano confluire le strade ma anche gli umori di Sondrio. Tutto a portata di mano. Ed è il bello di questa metropoli lillipuziana delle Alpi lombarde che sfoggia il meglio di sé ai lati della ‘Via della Valle’, un tempo nota come ‘Via Valeriana’, incorniciata da case nobiliari con portali barocchi, balconcini in ferro battuto e androni voltati. Eleganti anche i palazzi che si affacciano su piazzetta Carbonari, via Romegialli e piazzetta dell’Angelo Custode. Ed è istintivo allungare il passo fino al vicino Palazzo Sassi de’ Lavezzari, location invidiabile di un Museo Valtellinese di Storia ed Arte che divulga informazioni locali più colte più di quanto sappiano fare libri ed enciclopedie. La sorpresa? È ad un amen ed è l’antico quartiere Scarpatetti, groviglio di case rurali con ballatoi in legno, scantinati in pietra, sostegni dei lumi a petrolio e passaggio obbligato per salire al Castello Masegra sfiorando un’antica statua lignea della Madonna col bambino che, tra le dita, trattiene un grappolo d’uva. Allegorico. E allusivo. Questo è il regno indiscusso del Nebbiolo, come si potrebbe facilmente intuire degustando un buon Grumello e un impagabile Valtellina Superiore nella cantina di Alberto Marsetti; o andando a curiosare in un’azienda come l’ArPePe dei fratelli Pelizzati Perego, eccellenza assoluta della viticoltura eroica sondriese. A Triangia, frazione lungo la Via dei Terrazzamenti, il finale emozionale lo regala una colorata ‘Big Bench’, panchina gigante con affaccio panoramico sulla città, sulla Media Valtellina e sul lontano gruppo dell’Adamello. Nella sottostante piana dell’Adda, i vacanzieri frettolosi arroventano la Statale 38 dirigendosi verso le più rinomate località turistiche. Vista da qui, da Sondrio, fretta sciocca. E colpevole. Info su www.visitasondrio.it