Quando le rocce diventano tavolozze della preistoria

di DIEGO CASALI
30 dicembre 2021
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Una serie di scrigni magici del tempo che appaiono, uno dopo l’altro, tra il fitto di una vegetazione di incredibile bellezza. Passo dopo passo, calpestio dopo calpestio, l’emozione è contagiosa, soprattutto se si viaggia con bimbi al seguito. è l’emozione della scoperta. Perché le incisioni rupestri della Valle Camonica - primo parco italiano inserito nel Patrimonio Unesco nel 1979 - rappresentano un po’ un’ecologica caccia al tesoro nella storia. Un ambiente dal fascino unico all’interno del quale uomo e natura hanno vissuto in simbiosi fin dalla preistoria: siamo nella ‘Valle dei Segni’ ed è qui che si trovano le più importanti tracce dei nostri antenati su tutto il territorio nazionale. Tracce che sono state scoperte nel 1909 dal geografo bresciano Walther Laeng, il quale fece sapere al mondo del ritrovamento di queste bellissime incisioni su due massi vicino al paese di Cemmo. Sono otto complessivamente i parchi interessati, quello del Lago Moro, Luine e Monticolo (Darfo Boario Terme), il parco archeologico di Asinino-Anvòia (Ossimo), la riserva naturale di Ceto, i tre parchi di Capo di Ponte, quello di Sellero e infine il percorso pluritematico del ‘Coren delle Fate’ a Sonico. In totale parliamo di oltre 180 località distribuite in 24 Comuni. Capitolo disegni, ovvero incisioni. La roccia è come una tavolozza: sopra, vi sono rappresentati cacciatori, guerrieri, contadini, carri e aratri, cavalli, figure maschili e femminili (con le biologiche evidenti differenze!). Le pietre parlano, raccontano una vita che è a metà tra la quotidianità e il rito religioso. Insomma è come vedere materialmente in un sol colpo pagine e pagine di sussidiario studiate di malavoglia alle elementari. Questo libro aperto sulla storia (esiste un biglietto unico per visitare tutti i parchi e costa 11 euro, info su www.vallecamonicaunesco.it) non annoia di certo nemmeno i più piccoli, divertiti ad arrampicarsi tra i sentieri alla ricerca del disegno più curioso. Un’esperienza unica, da vivere da soli o, appunto, con la famiglia. Per un viaggio indietro milioni di anni.  
FERROVIA RETICA

In treno sul Bernina tra Lombardia e Svizzera

A cavallo fra Lombardia e Svizzera la Ferrovia Retica è riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dal 2008. La linea del Bernina collega Tirano in Valtellina a Saint Moritz in Engadina, superando - senza l’ausilio della cremagliera e utilizzando invece l’aderenza naturale del materiale ferroviario - le impegnative salite del passo del Bernina a 2.256 metri di quota. Il percorso, la cui attrattiva turistica si coniuga all’importante ruolo funzionale per il trasporto merci, si snoda in un itinerario attraverso un lungo labirinto di vallate e passi di montagna. Un viaggio di incredibile fascino.  
Crespi d’Adda

Un esempio di archeologia industriale

Tra Otto e Novecento la famiglia Crespi fondò a Crespi d’Adda il villaggio operaio accanto al proprio opificio tessile. Così come Sabbioneta era la città ideale del signore rinascimentale, qui venne realizzata ‘la città ideale del lavoro’ per alloggiare i dipendenti e le loro famiglie. L’insediamento era progettato, infatti, per divenire un centro residenziale strutturato sul modello delle città-giardino ottocentesche e dotato di servizi estremamente innovativi tra cui spiccavano l’illuminazione elettrica e la rete idrica. Portato a termine alla fine degli anni Venti, si è mantenuto praticamente inalterato nel corso del tempo, ed è l’esempio più integro e meglio conservato di villaggio operaio in Europa. Proprio per questo motivo è considerato un gioiello dell’archeologia industriale e dal 1995, l’Unesco ha deciso di inserirlo nella World Heritage List in quanto “Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa”.