Il sito di Rossini, galleria d’arte a cielo aperto

di MARCO GALVANI
7 marzo 2022

Pintus Briosco Rossini Art Site per Diego Casali

Il tetto giardino è conquistato dalla vegetazione autoctona, i materiali del padiglione di ingresso progettato dall’architetto newyorkese James Wines sono tutti del posto e le vetrate sul parco diventano un cannocchiale sulle colline della Brianza e sulle Alpi. Un luogo che dialoga direttamente col territorio e ne è parte integrante. Perché in fondo, parafrasando il filosofo Ralph Emerson, la natura è la più grande galleria d’arte ed è proprio attorno a noi. Ed è lì, nel verde di Briosco, che inizia un viaggio nella storia della scultura italiana dal secondo Dopoguerra ad oggi. E’ lì che nel 2007 è nato il Rossini Art Site (www.rossiniartsite.com; [email protected]), un parco-museo che l’imprenditore mecenate Alberto Rossini volle realizzare vicino a casa per la sua collezione d’arte. Una passione genuina in uno spirito di grande industriale che con la sua Ranger è diventato leader nel campo degli stampi e partner tecnologico di famosi gruppi automobilistici come Ferrari, Aston Martin e Maserati e di molte ditte di arredamento, come Molteni e B&b. Amico, tra gli altri, di Pietro Consagra, Bruno Munari, Giò Pomodoro, Fausto Melotti, Andrea Cascella e Grazia Varisco, Rossini decise di circondarsi di arte. Amava le salite e le discese del terreno, le colline circostanti e l’atmosfera di questo parco, tanto che negli anni lo plasmò, posizionando le sue opere e commissionandone altre. “Ma questo spazio così intimamente vicino alla sua abitazione non era qualcosa di esclusivo” racconta il figlio Marco che insieme al fratello Matteo guida l’azienda di famiglia. Da lui hanno ereditato anche l’amore per l’arte e ora gestiscono il parco-museo e la Fondazione Pietro e Alberto Rossini, istituzione no profit impegnata nella valorizzazione dell’arte contemporanea. Un mese prima di andarsene, nel 2015, realizzò il sogno di aprire al pubblico il suo museo a cielo aperto, “per lui era motivo di orgoglio e di piacere”. Nei 10 ettari dentro al Parco della Valle del Lambro, in via Col del Frejus a mezzora d’auto da Milano e lungo sentieri e percorsi ciclabili, si scopre l’età dell’oro della scultura italiana con le opere di Pomodoro, Cascella e Mario Negri, si incontrano i maestri dell’Astrattismo concreto come Turcato, Consagra, Leoncillo, Munari, Melotti. E poi la produzione del Nouveau Réalisme di quel Pierre Restany, critico d’arte degli anni Sessanta e grande amico di Rossini. Ma da uomo di impresa, per Alberto Rossini l’investimento in arte non era solo puro sostegno economico alla realizzazione di importanti opere, ma anche vera e propria realtà produttiva: molti gli artisti invitati a realizzare le proprie opere con la strumentazione e le competenze dell’azienda meccanica di famiglia, a cominciare dall’architetto Massimiliano Fuksas, affiancato nella realizzazione della maquette della Casa della Pace, esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 2000 per rappresentare in scala ridotta la Peres Peace House poi realizzata a Giaffa, in Israele. Grandi maestri, ma spazio anche ad autori più giovani e meno acclamati. Nel parco-museo c’è l’essenza di chi lo ha sognato. Per questo “oltre a seguire una mappa, attraversate le sculture, giocate con i vostri figli, sdraiatevi nel prato a leggere un libro o semplicemente ad ammirare un tramonto. Insomma, in questo luogo provate a regalarvi anche il tempo”.
BRIANZA

Campo dei Fiori Sapori Doc

La natura e l’arte. Anche dei sapori. Quelli del sottobosco e della tradizione contadina. E’ così che camminando lungo i sentieri del Parco Campo dei Fiori, incontaminato banchetto per le api, ci si immerge in boschi di castagni. Protetti dal Consorzio Castanicoltori che oltre a gestire un vivaio didattico si occupa della promozione dei prodotti tipici della filiera del castagno con le varietà Russirö, la più utilizzata per l’essiccazione, la Venegòn, più apprezzata per il consumo fresco, la Piliscé, la Paié e la Verdésa, ideali per la conservazione in ricciaia. E ingredienti con cui le aziende agricole del Consorzio producono birra, biscotti, confetture, farina e miele. Dal massiccio del Campo dei Fiori alle colline della Brianza, il menù del viaggiatore ritrova il piatto re della Brianza, la cassoeula - a base di costine e altre parti di scarto del maiale, come piedini, musini e cotiche – che nella sua versione ‘ricca’ ha anche i salamini, i cosiddetti verzitt. Tutto cucinato a fuoco lento con le verze raccolte dopo le prime gelate e servito con la polenta. E ancora la trippa, o per dirla alla brianzola, la buseca (le buseche sono le interiora del maiale), e il panmoijaa, la zuppa con la pestada de lard e il pane giallo.
VARESE

Incisioni d’autore

“Non puoi vivere una favola se ti manca il coraggio di entrare nel bosco”. L’incisione sulla pergamena di legno accoglie all’inizio del ‘Sentiero delle sculture’, museo a cielo aperto a Cerro di Caldana, in provincia di Varese, nel cuore del Parco regionale Campo dei Fiori. Un luogo magico. Incantato. Dove l’artista Sergio Terni ha scolpito una seconda vita su tronchi di castagno morti. E così favole e filastrocche della tradizione prendono vita lungo il sentiero 17 dove appaiono il Guardiano del bosco, la Dea Berta di un’antica leggenda celtica, il Gufo, lo Scoiattolo, la Strega del Cerro, il Ragno, la piccola Colomba, la viperetta, un piccolo Gnomo, l’Elfo con il fungo. E la Maschera fantasma che si narra sia il volto di un cacciatore morto dopo essere inciampato nel suo fucile. La Dea Berta gli concesse l’onore di osservare tutti i visitatori del bosco e lui, in segno di riconoscenza, da allora controlla che lì non entrino più cacciatori.