Vigne a picco sull'infinito. Cinque Terre da sogno

di RICCARDO JANNELLO
4 aprile 2022

Vernazza aerial view, Cinque Terre, Italy

Esiste una legislazione che definisce il vitigno ‘eroico’: l’altezza sul livello del mare, il dislivello, la capacità dell’uomo di andare contro le forze della natura. Ma al di là della burocrazia, quale regione italiana meglio della Liguria può vantare questo primato? Dove si può registrare un miracolo come quello che ogni giorno si avvera alle Cinque Terre? I terrazzamenti di questa parte occidentale della provincia di La Spezia sono quanto di più ardito si possa immaginare. E quanto di più spettacolare occhio umano possa intendere anche perché lì sotto c’è il mare, azzurro e docile, nel quale sembra che ci si possa buttare anche dal piccolo trattore che sale le vertiginose colline che sovrastano le gemme di questa zona d’Italia, amata e percorsa con occhi meravigliati dagli stranieri fin dai tempi antichi.  Un territorio che ha ispirato anche un nostro sommo letterato che ha unito bellezza e sapore del nettare degli dei: “Da qui vigneti illuminati dall’occhio benefico del sole e dilettissimi a Bacco si affacciano a Monterosso e sui gioghi di Corniglia, ovunque celebrati per il dolce vino” scriveva Francesco Petrarca. E ne aveva ben d’onde. Uno spettacolo doppio, sopra e sotto, il verde dei filari l’azzurro del mare, gli scogli e i sentieri tracciati sia per favorire il lavoro dell’uomo sia per disegnare percorsi nella natura che attirano un trekking quasi mistico. E insieme lo stesso stupore di chi per la prima volta dà un occhio a questi luoghi, che hanno meravigliato perfino un personaggio complesso e arcigno come lo scrittore e viaggiatore Ernest Hemingway, che così descriveva le zone collinari limitrofe di La Spezia: “Fuori dei villaggi c’erano vigneti. Il terreno era scuro e le viti scabre e fitte. Le case erano bianche e gli uomini, nei loro vestiti della domenica, giocavano a bocce in mezzo alla strada”. L’eroismo dei viticoltori delle Cinque Terre sta anche nella difesa del loro lavoro, nel renderlo competitivo sia qualitativamente sia economicamente. E così la cura dei bianchi Doc è un impegno che va coltivato sfruttando nel modo più giusto possibile i terrazzamenti. E inventandosi nuovi prodotti per rimarcare il primato delle Cinque Terre. Ad esempio, un ettaro di “fasce” sopra Riomaggiore sarà coltivato a vite per produrre lo Sciacchetrà del Migrante, punto di forza del progetto Integrazioni. L’intervento ha permesso di riportare alla luce vecchi filari di vigna abbandonati nella zona di Lavaccio, su terreni di proprietà della diocesi e di un’azienda agricola. Sono state piantate nuove ‘barbatelle’ e fra due anni ci sarà la prima vendemmia. E visto che uno dei segreti di queste coltivazioni sono i muretti a secco che delimitano i terrazzi e impediscono i danni delle frane, alcuni migranti sono stati formati per la loro manutenzione. In fondo un’eroica dimostrazione di attaccamento alla terra.  
PONENTE LIGURE

Dolceacqua e Pornassio: due gioielli

Ci sono due piccoli comuni del Ponente ligure che sono famosi non solo per la loro bellezza scolpita nella storia, ma perché sono accomunati dalla coltura della vite grazie alla quale producono ognuno due dei vini rossi più pregiati della regione. Siamo in provincia di Imperia.  Seppure distanti fra di loro poco più di una valle, si possono raggiungere con non meno di un’ora e mezzo di auto, quando va bene. Si tratta di Pornassio e Dolceacqua. Le caratteristiche che li dividono sono anche altimetriche: Pornassio coltiva eroicamente le sue viti oltre i 400 metri di altitudine lungo la valle Arroscia, ideale proseguimento di quella piemontese. Ecco perché il vino che si produce dall’uva ormeasca che qui si raccoglie è chiamato anche dolcetto ligure, viste le similitudini con il fratello di là dall’Appennino. Dolceacqua, uno dei borghi più belli d’Italia, è situato lungo la Val Nervia, più vicina alla Francia, e dominato dal Castello dei Doria. Anche qua l’economia si basa oltre che sul turismo sull’enologia: il Rossese di Dolceacqua è considerato un vero gioiello.  
IL PARCO

Colline e sentieri mozzafiato. Una meraviglia per ogni senso

Non c’è un Parco Nazionale più particolare di quello delle Cinque Terre, che da 33 anni gestisce il territorio di cinque comuni di La Spezia e la prospiciente Area marina protetta, istituita quella nel 1987. Cinque piccole comunità che vivono in una zona che li mette a diretto contatto con la natura più varia: alle spalle colline che nonostante la loro asprezza - pur se non arrivano a 300 metri - sono coltivate e concedono sentieri mozzafiato, di fronte il mare aperto che ha portato i liguri a essere navigatori fin dai primordi. Partendo dal capoluogo si incontrano verso ovest Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare dopo il quale doppiando Punta Mesco si entra nel territorio di Levanto. I paesi sono uniti fra di loro dal Sentiero Azzurro, chicca per camminatori esperti, curiosità per chi, a forza di tappe, vuole percorrere uno dei crinali sul mare più spettacolari del Paese.  
UN CONSIGLIO
Nei periodi di alta stagione questo spicchio d’Italia attira moltissimi turisti stranieri sedotti, e non abbandonati, da colline lavorate dall’uomo, da borghi di un pittoresco unico e da una cordialità degli abitanti che non ha rivali. Se potete, godetevi questi luoghi quando i flussi calano un po’.