Meraviglia infinita nel Golfo dei poeti
La visione dei borghi del Golfo dei poeti dal mare è incantevole, soprattutto all’ora del tramonto quando il cielo e l’arcipelago di Portovenere si vestono di rosso. Vista da vicino poi, la costa è una vera meraviglia. Con un valore aggiunto: è godibile, nella rada interna, nel canale di Portovenere e nell’insenatura delle Grazie, anche quando gli umori del tempo tendono al nero e ‘fuori’ il mare è impraticabile. Quando poi il meteo è favorevole, il richiamo della linea blu dell’orizzonte diventa irresistibile. Con la mano sulla cloche del motore o stretta sulle scotte, la rotta ‘logica’ in uscita dal Golfo dei Poeti volge a ponente. Questione di paesaggi mozzafiato. E di tempo a disposizione. Anche un’uscita-lampo può riempire gli occhi e scaldare il cuore, qualunque sia il passaggio scelto per guadagnare il largo: a levante dell’isolotto del Tinetto, attraverso il canale fra le isole Tino e Palmaria o transitando all’ombra della millenaria chiesetta di San Pietro che si staglia sull’omonimo promontorio di Porto Venere. Lasciata alle spalle la punta dedicata al discepolo-pescatore, l’altro promontorio che si impone, a 10 miglia di distanza, è quello del Mesco. La rotta di avvicinamento, dopo aver doppiato lo scoglio del Ferale con la sua croce di marmo bianco posta sulla sommità a ricordo di un naufragio, inanella cinque gemme incastonate nella roccia, le Cinque Terre: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso. Lo sguardo ammirato si perde a seguire le linee dei muretti a secco che si avvitano sulla collina incorniciando le vigne le baciate del sole, dando loro protezione dal libeccio: solo dal mare si ha la possibilità di ‘abbracciare’ l’intera visione del territorio che è Parco nazionale e quindi il privilegio di cogliere tutta l’imponenza dell’opera dell’uomo che, con fatica ma anche estrema grazia, ha modellato nei secoli un paesaggio unico al mondo. La riduzione della velocità diventa un obbligo, non solo in ossequio all’area marina protetta, ma per gustare lo spettacolo della simbiosi fra natura e comunità, con i paesi costituiti da piccole case variopinte abbarbicate agli speroni di roccia. Qua e là i campanili dei santuari mariani svettano verso il cielo, costituendo ottimi punti cospicui per la navigazione. Nessuna paura se, nel bel mezzo dell’alta pressione, si avverte un rumoreggiare simile a un tuono: sono i treni che sbucano dalle gallerie che traforano la costa a picco sul mare. Di ridossi non c’è traccia; il minuscolo porticciolo di Vernazza è riservato ai residenti (solo un posto in transito per barche dotate di motore elettrico). Per le soste si può contare sui campi boe del Parco; ma l’attracco deve essere autorizzato. Quindi, occhio alle norme (desumibili dal sito del’ente). Ma, soprattutto, occhio al meteo. Perché per raggiungere un porto degno di questo nome occorre, da punta Mesco, navigare verso Ponente per 15 miglia, e raggiungere Sestri Levante. O ripercorrere a ritroso 10 miglia, in caso si preferisca tornare nel Golfo dei Poeti e sfruttare il primo ridosso, quello offerto da Porto Venere. Le isole del Tino e del Tinetto, la Palmaria e tutta la meravigliosa costa della provincia spezzina. Luoghi ideali da osservare in barca cullati dalle onde del mare. Nella foto, una spettacolare veduta di Portovenere