Liguria, i muretti a secco caratterizzano la regione in lungo e largo

di RICCARDO JANNELLO
30 dicembre 2021
Overview of terraced vineyards in Cinque Terre

Overview of terraced vineyards in Cinque Terre

L’orgoglio ligure afferma che se si mettessero in fila tutti i muretti a secco costruiti per creare i terrazzamenti fra Luni e Ventimiglia si raggiungerebbe la lunghezza della Grande Muraglia Cinese, ottomila chilometri o giù di lì. Nessuno in realtà ha mai contato quanti ne siano stati eretti dall’età del ferro, ma certo se le coltivazioni sulle colline da Levante a Ponente possono essere sfruttate pienamente lo si deve soprattutto a chi l’arte dei muretti a secco la conosce e la mette in pratica con risultati sorprendenti. I ‘maixei’ aiutano gli agricoltori e gli allevatori liguri a rendere le lussuriose e impervie colline che dall’Appennino scendono al mare coltivabili non solo per la vite e l’ulivo – principali risorse della terra –, ma anche per frumento, ortaggi, alberi da frutto e come pascolo per gli animali. Così si preserva la natura, i pendii sono meno pericolosi e il lavoro può andare avanti da secoli. Dal 2018 l’Unesco ha deciso di premiare questa artigianalità e manualità inserendo l’arte dei muretti a secco nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. La costruzione dei muretti a secco coinvolge soprattutto la popolazione rurale. Sono opere “fatte in casa”, le pietre raccolte negli stessi terreni e modellate anche rozzamente sono fissate una sopra l’altra con particolari tecniche che ne sfruttano l’equilibrio e la forma; se proprio c’è bisogno di un impasto, basta la terra asciutta, ma l’arte sta tutta nel consentire che questi parapetti per il terrazzamento e il contenimento dei terreni risultino non solo una gioia per la vista, ma soprattutto una comodità e una sicurezza per i pendii. Il segreto dei muretti a secco è che la pioggia drena e che l’acqua che scende non crea torrenti disastrosi, ma defluisce sfruttando proprio gli spazi fra le pietre. Sul retro devono essere posizionate quelle più piccole proprio per non costituire una barriera contro la quale l’acqua che scende le colline diventi troppo poderosa e abbatta la difesa. Sono opere che reggono secoli e che fanno il popolo ligure capace di superare tutti i disagi di un’orografia non certo comoda.  

Top 5 della LIGURIA

 
1. IL PARCO DEL BEIGUA VISTA MARE
A piedi, in mountain bike o a cavallo, lungo sentieri che sanno di scoperta. Fra il mare di Arenzano e le valli verso Sassello fino alle pendici del Beigua (1.287 metri), in un territorio che include le province di Genova e Savona, la ricchezza naturalistica del luogo invoglia viaggiatori e studiosi.  
2. A GENOVA IL SECOLO D’ORO
ll Sistema dei Palazzi dei Rolli è uno dei più affascinanti esempi al mondo di urbanizzazione fra Cinque e Seicento. La sua ricca nobiltà ha costruito magioni di lusso affidate agli architetti di grido e affrescate da fior di pittori, Rubens in testa. I Palazzi beni dell’Unesco sono 42, visitabili.  
3. PORTOVENERE E LA CHIESA ARROCCATA
“Là fuoriesce il tritone / dai flutti che lambiscono / le soglie d’un cristiano / tempio,...”. La chiesa è San Pietro che domina le Bocche di Portovenere e domina le Cinqueterre, Palmaria, Tino e Tinetto. La loro bellezza, come quella del borgo di pescatori amato dai turisti, ha fatto diventare questo territorio della provincia di La Spezia Patrimonio dell’Umanità nel 1997.  
4. LA PERLA DI PONENTE
Dolceacqua è un borgo medievale della val Nervia (Imperia) lungo il torrente omonimo. La parte più antica del borgo è dominata dal castello dei Doria e viene chiamata dagli abitanti Terra (Téra in dialetto). Quella più moderna, chiamata il Borgo, si allunga sulla riva opposta. Un piccolo paesino ove risiedono 2.000 abitanti, ma ricco di storia, leggende, tradizioni, arte e cultura.  
5. ALLA SCOPERTA DEI DELFINI
Il Santuario dei Cetacei è uno dei gioielli naturalistici della Regione: a largo di Genova e al largo di Varazze, si incontra una zona dove incontrare mammiferi marini, pesci, tartarughe e uccelli marini. Grazie a ‘Liguria via mare’ ci sono escursioni guidate interessanti. Le biologhe Gabriella Motta e Alessandra Somà, hanno pubblicato una simpatica ‘Guida pratica al whale watching’