Roma si reinventa puntando sulle ex industrie
C’è una città che le rovine imperiali e la storia millenaria di Roma tengono in ombra. Pochi infatti sanno che la capitale d’Italia non è sempre e solo stata il centro del governo statale e dei suoi uffici pubblici. Al di fuori delle rotte più battute esiste anche un suo cuore industriale che ha dato la stura a interventi di rigenerazione urbana che hanno fatto scuola. Tecnologia, cultura d’impresa e arte contemporanea si incrociano per valorizzare un patrimonio tutto da scoprire.
Il luogo simbolo dell’archeologia industriale è la Centrale Montemartini sulla via Ostiense. Nella sua monumentale sala macchine voluta ai primi del Novecento dal sindaco Ernesto Nathan e rimasta praticamente intatta è nascosta la prima fonte di energia elettrica che ha illuminato l’Urbe. Ma tra le caldaie a carbone, i motori diesel e gli alternatori c’è anche un pregevole mosaico romano, insieme a sculture e reperti antichi provenienti dai Musei Capitolini, spostati qui nel 1995 per un breve periodo ma poi mai più rimossi. Fa parte dello skyline di Roma anche il gazometro di via del Commercio che svetta ovunque, sia che si inquadri l’orizzonte dal Gianicolo o dal Pincio, sia che si vogliano cercare con l’obiettivo cupole, palazzi e resti romani di cui la città è ricchissima.
Lo scheletro metallico alto 89 metri in riva al Tevere è in disuso ormai da anni ma in estate fa da sfondo a un club all’aperto e spesso viene acceso con installazioni luminose. Il Testaccio è tra i più antichi quartieri operai di Roma. Già nell’antichità vi attraccavano le navi che portavano le merci al porto fluviale e le case erano abitate dai portuali. Nell’Ottocento però subentrarono le industrie, che tuttavia non snaturarono le sue caratteristiche.
Nel 1888 l’architetto Gioacchino Ersoch vi progettò il mattatoio pubblico, una città della carne con vie, piazze e un portale d’ingresso monumentale che nel 2010 è stato riconvertito in hub della conoscenza e dell’arte contemporanea. Da metà anni Settanta vi insiste anche la famosa Scuola Popolare di musica di Testaccio mentre la Pelanda mantiene le vasche e le attrezzature metalliche originali, solo che oggi esse accolgono mostre ed eventi.
Anche San Lorenzo è uno dei cuori storici della Roma operaia e anche qui a fine Ottocento si insediarono fabbriche, tra cui il Pastificio Cerere, fino al 1960 uno dei più importanti della capitale. E, dopo, uno dei più importanti esempi di rigenerazione culturale. Già nel 1973 le proprietarie accolsero i primi artisti e l’ex fabbrica da allora organizza regolarmente residenze e mostre.