Magica Tivoli, fascino antico da Grand Tour
“In questi giorni fui a Tivoli, dove ammirai una delle somme visioni offerte dalla natura. Quelle cascate, unitamente alle rovine e a tutto il complesso del paesaggio, sono tra le cose la cui conoscenza ci fa interiormente, profondamente più ricchi... La cascata che precipita nelle vicinanze, seguendo un intricato percorso, produce gli effetti più mirabili...”. Uno dei protagonisti più influenti del Grand Tour – quando ogni intellettuale europeo che si rispettasse doveva per forza visitare l’Italia e imbattersi nelle sue bellezze – fu sicuramente Johann Wolfgang von Goethe, il poeta, e non solo, romantico tedesco che nel suo ‘Viaggio in Italia’ (1816-1817) descrisse così il suo impatto con Villa Adriana, uno dei siti archeologici e storici più noti al mondo e che l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità già nel 1999. Il molteplice edificio voluto dall’imperatore Adriano dopo il 117 dopo Cristo si trova alle porte di Tivoli, uno dei centri più sviluppati della romanità, dove molti patrizi e ricchi dell’Urbe amavano costruire le loro ville per le vacanze. Addirittura Tivoli è un centro più antico della Città Eterna e per molti anni ha avuto più abitanti, e più fama, della stessa nascente Roma. La collocazione di Tivoli è generosa: estesa fra le pendici dei monti Tiburtina e la campagna, a circa 17 miglia dalla città, è ricca di acque i cui giochi hanno ammaliato non solo i visitatori moderni, ma gli stessi romani. Distesa su circa 120 ettari, Villa Adriana propone una serie di meraviglie, dal Teatro Marittimo alle Terme, dal Pecile all’Accademia e ad altri siti anche sotterranei per un percorso tutto da scoprire. La motivazione dell’Unesco fa capire il valore del luogo: “Villa Adriana è un capolavoro che riunisce in maniera unica le forme più alte di espressione delle culture materiali dell’antico mondo mediterraneo. Lo studio dei monumenti che la compongono ha svolto un ruolo decisivo nella scoperta degli elementi dell’architettura classica da parte degli architetti del Rinascimento e del Barocco. Essa ha, inoltre, profondamente influenzato un gran numero di architetti e disegnatori del XIX e del XX secolo”. La tradizione di erigere ville a Tivoli non fu solo romana, ma percorse i secoli con grandi capolavori, primo fra tutti Villa d’Este, edificata per volere del cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia, in pieno Rinascimento. I sontuosi interni affrescati rappresentano un unicum nell’arte italiana del XVI secolo. E attorno la magia delle fontane aveva colpito anche Gabriele d’Annunzio, che scrisse sul complesso un famoso penegirico: “Parlan, fra le non tocche verzure, le cento fontane, Parlan soavi e piane, come femminee bocche, mentre sui lor fastigi, che il sol di porpora veste, splendon, oh gloria d’Este, l’aquile e i fiordiligi”. E per uno che di bellezza si intendeva...