Siamo nella settimana più importante per
Roma, quella della sua fondazione, datata simbolicamente il
21 aprile del 753 a.C.. La leggenda di
Romolo e Remo affascina ancora oggi moltissimi studiosi e appassionati di storia, ma non solo. In ogni mito e in ogni leggenda, c'è sempre
un fondo di verità; motivo in più per ripercorrere le tappe della fondazione attraverso alcuni luoghi simbolo,
strettamente legati al Palatino, il colle dove Romolo si posizionò aspettando gli avvoltoi, uccelli dell'auspicio. Facciamo un salto indietro nel tempo di quasi 3000 anni attraverso tre costruzioni dell'epoca arrivate fino ai giorni nostri.
Mura sul Palatino
Lungo
la via Sacra, nell'area archeologica del Foro Romano, è possibile vedere i resti di un muro costruito con pietre e massi di tufo rosso, alto poco più di un metro.
Questo è il muro di Romolo. Il nome infatti, viene attribuito al leggendario fondatore per via della datazione circa la costruzione,
stimata tra il 750 e il 700 a.C.. Si presume che questo sia una parte della primissima cinta muraria di Roma, quella che delimitava il
pomerio. Gli storici sono praticamente certi di questo fatto, considerando come il
tracciato corrisponda a quello descritto nelle scritture da Tacito e Ovidio, mentre le dimensioni suggeriscono come
non si trattasse di mura difensive, che altrimenti sarebbero state più alte. La funzione era quindi di
delimitare un determinato spazio, come appunto poteva essere il primo nucleo di Roma. All'interno del perimetro infatti, sono stati ritrovati diverse
sepolture umane, segni inequivocabili di un insediamento.
Capanne del Palatino
Le
Capanne del Palatino sono state rinvenute negli anni 50 e rappresentano il miglior reperto archeologico circa gli insediamenti dell'VIII secolo a.C..
Le capanne si trovano a lato del Tempio della Magna Mater, sul Palatino, e sono completamente visitabili. Delle abitazioni è rimasto il fondo, intagliato e levigato nel tufo, largo 5 metri x 3,5. Si possono vedere ancora oggi
i fori realizzati per sostenere i pali di legno necessari per reggere la copertura. È presente anche un piccolo canale per far defluire esternamente l'acqua piovana. Il tetto e le pareti erano composte probabilmente da un
mix di paglia e canne, tenute insieme dal fango. Per questo motivo, le capanne erano spesso
soggette ad incendi. Il solo Cassio Dione ne cita due. Il primo risalente al 38 a.C., quando un falò in onore di Romolo sfuggì al controllo dei sacerdoti, mentre il secondo fu causato da alcuni corvi che fecero cadere dei pezzi di carne ancora bruciate sulla copertura. Vista la posizione delle Capanne del Palatino e l'età della costruzione, gli storici presumono che
una di queste potesse essere la Casa Romuli, la casa di Romolo.
La tomba di Romolo
Abbiamo visto i resti del luogo dove Romolo diede vita alla storia millenaria di Roma, e quello dove si ipotizza abbia vissuto. Chiudiamo quindi il cerchio con quella che è stata descritta come
la possibile tomba. Circa tre anni fa, gli archeologi del Parco archeologico del Colosseo, scoprirono dopo oltre un anno di lavoro, un
vano ipogeo consentente un sarcofago lungo poco meno di un metro e mezzo e alto ottanta centimetri, esattamente
a fianco al Comizio della Curia, il luogo simbolo della vita politica romana preimperiale. Inizialmente si ipotizzò fosse la tomba di Romolo, vista la vicinanza con la
Lapis Niger, la pietra comunemente associata alla morte di Romolo per via di alcuni scritti di Varrone, Sesto Pompeo Festo e Verrio Flacco, i quali narrarono che
sotto di essa vi fosse sepolto il primo Re. In realtà sul
decesso di Romolo ci sono due versioni non combacianti: in una sarebbe stato assassinato dai senatori e fatto a pezzi, mentre nell'altra sarebbe salito in cielo. Appare quindi poco probabile che sia stato sepolto. Ecco che il sarcofago potrebbe essere, più probabilmente, un
monumento funerario a lui dedicato. L'intero complesso della Curia è visitabile, così come la Lapis Niger, mentre l'ipogeo recentemente scoperto è ancora chiuso al pubblico.