Tantissimi gli itinerari enogastronomici che conducono i visitatori alla scoperta di cantine e aziende agricole. Un patrimonio di sapori, storia, cultura e tradizioni

Gli etruschi, i greci verso il mare e poi i romani avevano visto giusto. Nelle loro anfore non mancava mai...

7 aprile 2024

Gli etruschi, i greci verso il mare e poi i romani avevano visto giusto. Nelle loro anfore non mancava mai il vino dell’Emilia Romagna, considerato un nettare prezioso. La viticoltura qui ha origini antiche, anche se le prime notizie certificate risalgono al 1700 a.C. E furono appunto etruschi e greci a sviluppare le coltivazioni con scelta di qualità. Pillole di storia enologica che spiegano la vocazione di questa terra che parte dai colli piacentini, scende verso la pianura di Modena e Reggio Emilia, passa per Bologna fino ad adagiarsi alla Romagna. Luoghi sui quali vivono e alimentano la promozione di un territorio unico le ’Strade Strade dei Vini e dei Sapori’: tredici percorsi tematici che, sviluppati su oltre 2000 chilometri, che collegano non solo realtà produttive differenti e favoriscono un turismo attento alle tradizioni, alla storia e al passato.

Itinerari fatti di rossi e bianchi contemplati a macchia di leopardo fra grandi colossi cooperativi e piccoli e medi produttori privati. Oggi l’Emilia Romagna siede al tavolo delle regioni eccellenti con pieno diritto di cittadinanza, pur con la concorrenza di due vicini di casa come la Toscana dei rossi nobili e il Veneto del prosecco che invade il mondo con le sue bollicine. In Emilia Romagna esistono 6 diverse zone di produzione vinicola che portano sulle tavole molti vini Dop di alta qualità grazie a un tessuto viticolo di quasi 60mila ettari. Una ragnatela di piante che crescono al sole delle colline dell’entroterra o nelle fertili pianure non distanti dal mare. Il palmares regionale vanta 2 Denominazioni di origine controllata e garantita (Docg) , 19 Denominazioni di origine controllata (Doc) e 9 Indicazione geografica tipica (Igt).

Il 71% dei vitigni si trova in pianura, il 24% sulle colline e il 5% nelle aree montuose. Nella parte nord dell’Emilia, la provincia di Piacenza è nota per il brand del Gutturnio Doc, una nicchia di quest’ultimo angolo che guarda la Lombardia, poi scendendo verso la provincia di Parma comincia l’area del Lambrusco Salamino Doc, dal colore scuro intenso che piace molto agli italiani del nord e agli stranieri. Il Lambrusco scurissimo, declinato anche in versione più amabile, abbraccia pure la vicina provincia di Reggio Emilia e una fascia collinare a sud di Modena tipica del Grasparossa. La provincia di Modena, appunto, si caratterizza ancora per il Lambrusco ma con prevalenza della Doc di Sorbara più chiaro, beverino, oggi di gran moda anche per gli aperitivi e, come detto, anche per il Lambrusco Grasparossa con l’aggiunta del Salamino di Santa croce.

In provincia di Bologna sono di casa le Doc Reno Montuni e Colli Bolognesi e la Docg Colli Bolognesi Classico Pignoletto, il vero brand della città delle Due torri. E qui si inserisce il grande interrogativo che vede l’una contro l’altra le due città: qual è il vino che sposa perfettamente i tortellini, piatto conosciuto nel mondo come la Ferrari? Due risposte, due filosofie: a Bologna rispondono Pignoletto, a Modena rispondono Lambrusco. E su questo punto non c’è dialogo. Nella provincia di Ferrara, terra di immensi frutteti, troviamo la Doc Bosco Eliceo, prodotto di nicchia ma valido. Giù in Romagna si apre il grande scenario del Sangiovese Doc, un marchio di fabbrica che lega Faenza, Forlì, Rimini e Cesena ma che presenta caratteri, sapori e profumi diversi a seconda delle zone.

Dal rosso al bianco. Altro vino che più rappresenta la Romagna, ampiamente servito fresco nelle notti del mare, è l’Albana, prodotto dall’omonimo vitigno, anche questo coltivato nelle colline delle province di Forlì-Cesena, Ravenna con l’aggiunta di qualche area di Bologna. Dell’Albana i romagnoli dicono che sa essere dolce quando vuole, ma anche intensa, generosa ed avvolgente quando è necessario.