Simona Galimberti, la food blogger antisocial: "Le mie torte speciali dal web alla tv"

di LORELLA BOLELLI -
2 gennaio 2024
Simona Galimberti

Simona Galimberti

Simona Galimberti si dichiara antisocial anche adesso che è seguita da 159mila follower sull’account Instagram 'Le torte di Simona’. In realtà, oltre che una passione atavica per la cucina, ha alle spalle anche lunghi anni in un vero e proprio laboratorio di pasticceria che ha retto insieme alla sorella, responsabile a sua volta del suo sbarco sul web. "Lei è una grafica - sintetizza l’intreccio di casualità che l’ha portata alla notorietà in Rete - e per il mio trentesimo compleanno mi ha regalato il sito e registrato il dominio, ma mai avremmo entrambe immaginato che quell’hobby sarebbe diventato un lavoro". Il destino, ancora una volta, e stavolta perfidamente, le ha dato la spinta al cambiamento. "Il Covid e la perdita improvvisa di mia mamma mi hanno fatto cercare una condivisione del dolore proprio sul blog e sono stata sommersa di calore e affetto, il che mi ha convinto a prendere definitivamente quella strada". Ma ora il cammino si è arricchito di una tappa nuova, lo sbarco sulla carta con il libro Baldini+Castoldi 'Ricette a modo mio - Un anno di golosità dolce e salate’. Perché la decisione di lasciare una traccia scritta delle proprie specialità? "Il ragionamento di partenza è stato: 'Che cosa vorrei salvare se all’improvviso perdessi la memoria?' Così ho voluto raggruppare per stagioni tutto ciò di cui non potrei fare a meno, considerando che per me solo ingredienti e svolgimento impressi su un foglio rappresentano il vero manuale, la bibbia a cui attenersi". Dovendo scegliere una ricetta per queste feste di fine anno su che cosa punterebbe? "La crema al mascarpone, magari, da buona milanese, con una fetta di panettone al fianco. Poi dico una cosa salata, ovvero il patè di fegatini che preparava sempre la mia mamma e io ho iniziato a fare quando non c’è più stata". Del cammino percorso che cosa la inorgoglisce di più? "Forse l’aver coinvolto nelle preparazioni culinarie una fascia dai 18 ai 65 anni che probabilmente non sarebbe mai entrata in cucina". Come ha fatto a riuscire nell’impresa? "Credo di semplificare molto sia come numero di ingredienti che anche come costi e durata dell’impegno, poi il fattore in più è il sorriso che non mi abbandona mai e l’atteggiamento rilassato che semplifica molto l’approccio. Snellire i procedimenti significa per esempio non usare la planetaria ma il frullino elettrico. Mi adeguo alla realtà di chi cucina in casa". Resta qualche sogno da realizzare? "Non ho mai fatto una trasmissione tv e mi piacerebbe farne una che mantenesse l’allure scanzonata dei miei canali social ma su un media fruibile davvero da tutti. E a breve mi butterò su panificazione e lievitati cominciando da una focaccia che richiede solo un’ora di lievitazione". Il web produce anche tranelli, lei cosa teme? "Da tempo mi sono chiamata fuori dal gioco dei like perché non è il social che ti dà valore. La community che ti segue affettuosamente non può diventare schiava di un algoritmo. Per esempio io ho passato novembre a rispondere ai desideri delle mie seguaci: la chiave umana deve valere più degli algoritmi. Poi rifuggo dalla tentazione di diventare una tuttologa. Sono credibile quando faccia la ciambella e non mi inoltro in altri ambiti".