Pollo romagnolo, dal rischio scomparsa alla rivoluzione nazional-gourmet
L’imprenditore visionario Manlio Maggioli ha aperto un allevamento alla Tenuta Saiano, dove gli esemplari finiscono direttamente nelle cucine dell’agriturismo
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Manlio Maggioli a La Sangiovesa. Nel riquadro, il pollo romagnolo
Un ristorante-museo, erede e custode dell’identità romagnola, che valorizza i prodotti di eccellenza del territorio direttamente forniti da una grande tenuta che li produce in regime biologico.
Come definire altrimenti il sistema La Sangiovesa-Tenuta Saiano, cultura contadina che diventa cibo raffinato ma popolare, eredità concreta di storia, tradizioni, saper fare, cultura, convivialità? Un imprenditore visionario, Manlio Maggioli, tra i numeri uno dell’economia romagnola, ha creato qualche decennio fa il ristorante-mito La Sangiovesa a Santarcangelo, forte delle suggestioni dell’amico Tonino Guerra, eclettico artista, sceneggiatore (di Fellini) e poeta dialettale. Al primo piano dello storico palazzo Nadiani ogni sala diventa un racconto, ogni angolo è un pezzo di storia , di arte, come la sala con i quadri di Guido Cagnacci , pittore seicentesco nato a Santarcangelo. Rara sintesi di cultura, arte e cibo popolare.
Poi dai primi anni Duemila è arrivata Tenuta Saiano, “cento ettari di aria pura” (come recita il cartello all’ingresso), a pochi chilometri da Santarcangelo, un balcone alto (400 mt) sulla Valmarecchia, al cospetto della rocca di San Leo, patrimonio di biodiversità, tra agricoltura, allevamento e bosco (e ospitalità). Vigneti, uliveti, pascoli, alveari, oche, anatre, maiali, pecore, capre, asini, conigli, piccioni…quindi miele, carni bianche, salumi, olio d’oliva, formaggi.
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Un’arca di Noè tutta al naturale costruita negli anni, adesso arricchita da un allevamento di vero Pollo romagnolo, recente Presidio Slow Food, le cui carni adesso vanno a dare sostanza al menù del ristorante, cucinato dalle sapienti mani dello chef Massimiliano Mussoni. Fegatini per i crostini, ragù di rigaglie per condire i garganelli, e per secondo cacciatora e pollo alla griglia accompagnato da olive spadellate e cardi. Il pollo romagnolo era il piatto della festa per le famiglie della zona fino al secondo Dopoguerra. Poi una lenta scomparsa per mancanza di allevamenti.
Adesso il rischio estinzione è scongiurato anche grazie all’iniziativa di Tenuta Saiano che con 6-700 capi può soddisfare però solo parzialmente le esigenze della cucina della Sangiovesa che viaggia sugli 80-100.00 coperti all’anno. Comunque è il solo ristorante ad averlo in carta in tutta la Romagna. Sì perché il pollo romagnolo, come racconta il giornalista eno-gastronomo Giorgio Melandri “dal punto di vista dell'allevamento è la quintessenza dell'inefficienza: non sta al chiuso, vola sugli alberi per difendersi da volpi e faine, mangia quel che vuole, impiega 6-7 mesi per ingrassare. E’ il contrario del pollo di batteria, in compenso è molto buono”.

Gli esemplari finiscono in padella dopo una vita a razzolare all’aperto quando hanno raggiunto un peso ottimale di 2,7 kg per il maschio e 2 kg per la femmina. Per cucinare le sue carni lo chef Massimiliano Mussoni ha studiato alcune ricette della tradizione che prevedono tempi e modi di cottura molto più lunghi, adeguati ad una carne più tenace del ‘solito’ pollo.
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Altro prodotto identitario del territorio presente nel menù di Mussoni è la Cipolla dell’acqua di Santarcangelo, altro Presidio Slow Food. Ma non basta, il sistema creato da Manlio Maggioli è una impresa, e come tale deve funzionare. Dopo l’agriturismo a Tenuta Saiano e Bucolica Wine Garden (giardino estivo dove cenare coi prodotti della tenuta) , accanto alla Sangiovesa sono nate altre iniziative , altre ‘botteghe’. Come Via Saffi 32, con il laboratorio di pasticceria e lievitati, e la Vermuteria con gli spirits prodotti nell’olfattorio della tenuta.