L’isola dei tesori. Nel bicchiere la Sicilia è eleganza
Sicilia. Un brand, più che una denominazione. Perché di Sicilie ce ne sono tante, anche nel mondo del vino, che...
Sicilia. Un brand, più che una denominazione. Perché di Sicilie ce ne sono tante, anche nel mondo del vino, che d’altra parte è specchio del territorio. O dei territori, appunto. "La Sicilia è un’isola nel Mediterraneo e rappresenta un crocevia tra Europa, Africa e Medio Oriente – spiegano infatti dal Consorzio di tutela vini Sicilia Doc – ogni bottiglia offre un’esperienza veramente globale, a differenza di qualsiasi altra parte del mondo. Dalle terre calde e torride dell’interno al clima mite e ventoso delle coste, fino al freddo dei rilievi, la Sicilia è un vero e proprio mix di terreni e caratteristiche ambientali diversificate, che inevitabilmente trovano espressione anche nella ricchissima produzione enologica dell’isola".
Sono otto, alcune delle quali ben distanti e distinte, le Doc e Docg che possono fregiarsi della menzione ‘Sicilia’, per infondere ancora maggior forza evocativa e commerciale alle proprie bottiglie. Un brand, appunto. Ci sono il Vittoria Doc e il ‘gemelllo’ Cerasuolo di Vittoria, unica Docg siciliana, la perla enologica di questo territorio del Ragusano frutto di due uve autoctone quali Nero d’Avola e Frappato. C’è la Contea di Scalfani Doc, dal nome dell’antico feudo nella parte nord-occidentale dell’isola, a cavallo tra le odierne province di Palermo, Agrigento e Caltanisetta. C’è il Contessa Entellina Doc, dall’omonima località in provincia di Palermo, territorio prediletto di un big della produzione vinicola siciliana quale Donnafugata.
Spostandosi un po’ più sud, incrociamo la Menfi Doc, nell’entroterra di Sciacca, dove Grecanico e Inzolia la fanno da padrone fra i bianchi affiancati dall’onnipresente Chardonnay, mentre tra i rossi è l’immancabile Nero d’Avola a reggere la bandiera della territorialità. Nero d’Avola che è piantato in quasi tutta la Sicilia, di cui è senza dubbio il vitigno a bacca rossa più conosciuto, ma che deve il suo nome alla città di Avola, nella Val di Noto. E’ qui, dunque, che si trova l’espressione originale di quest’uva, nella Noto Doc e in un’altra piccola denominazione lungo la costa, l’Eloro Doc. Infine, risalendo l’isola, l’ultima denominazione a potersi fregiare della menzione Sicilia è l’Etna Doc, la zona che ha riscosso le maggiori fortune commerciali e di critica negli ultimi anni.
La combinazione tra vino d’altura, molto di moda in tempo di surriscaldamenti globale, e suolo vulcanico ha portato a un boom della denominazione, portando anche diversi investitori da altre parti d’Italia e dall’estero a mettere gli occhi – e le mani – su questi terreni eccezionali. Qui il Nero d’Avola lascia spazio al Nerello, Mascalese e in misura minore Cappuccio, che si esprime in vini rossi dall’inconfondibile imprinting ma anche in spumanti metodo classico di grande eleganza. Per quanto riguarda i bianchi, invece, sono Carricante e Catarratto i principi della denominazione.