Favignana e la dinastia dei Florio, i ‘Leoni di Sicilia’ che ‘inventarono’ il tonno sott’olio

Svilupparono sull’isola uno stabilimento che, all’epoca, contendeva il primato di grande industria alla Fiat di Torino. Oggi muovono ancora l’economia dell’isola grazie al grande museo ricavato nell’ex fabbrica, a palazzo Florio e agli itinerari dedicati

di LAURA DE BENEDETTI
10 luglio 2024

Al pari della Fiat, è stata una delle industrie più grandi del Paese di inizio Novecento. Invece che a Torino, però, lo stabilimento Florio, aveva sede nell’Isola di Favignana, nell’arcipelago delle Egadi, in Sicilia, che i Borboni avevano usato come galera. E non produceva macchine, ma tonno: dalla pesca all’inscatolamento, alla distribuzione, ovunque.  La presenza di imprenditori capaci e visionari e di una fabbrica così grande è stata, come sempre accade in questi casi, di grande impulso economico, sociale e ‘tecnologico’.  Furono i Florio, infatti, ad ‘inventare’ il tonno sott’olio al posto di quello sotto sale, e le ‘chiavette’ per aprire le lattine e gustarsi il pesce (tonno ma anche sardine, ecc.). Ad avviare una nursery affinché le donne dell’isola potessero lavorare nello stabilimento, allattando al bisogno.  Una vera rivoluzione (come racconta nel video l’archeologo Alessandro Agate, dell’Area marina protetta delle isole Egadi), durata all’incirca un secolo fino al declino economico della famiglia, che ha portato tanta bellezza, a partire da palazzo Forio affacciato sul piccolo golfo dove si trovano l’ex tonnara, oggi frequentatissimo museo pluridisciplinare, il porto, le prime case del borgo.

Palazzo Florio a Favignana
Palazzo Florio a Favignana

Favignana e la ‘dinastia’ Florio

Lo stabilimento Florio a Favignano (ph. RioMare)
Lo stabilimento Florio a Favignano (ph. RioMare)

La pesca del tonno nell'arcipelago delle isole Egadi era già fiorente dal Medioevo. È qui infatti che la famiglia di imprenditori Florio prende in affitto nel 1841 (la Fiat nasce nel 1899), per 18 anni, la Tonnara di Favignana. Una targa affissa nello stabilimento, in gran parte ristrutturato e che oggi ospita il centro tartarughe dell'area marina protetta, il museo Florio, quello archeologico e quello relativo alla battaglia delle Egadi, recita: "Al 1859, anno ultimo della Gabella Florio, la tonnara Favignana pescò 10.159 tonni". Un vero record per l'epoca, anche perché ciascuno di questi pesci pesava tra i 200 e i 600 kg (il più grosso ricordano gli annali fu di 658 kg) e non si buttava via niente: non solo veniva mangiata la carne ma ogni parte dell'animale veniva utilizzata per qualche funzione, fino addirittura a ricavarne un olio da usare come isolante per le pareti, altrimenti danneggiate dalla salsedine, mentre gli ultimi scarti venivano frantumati nel mulino e dati come cibo agli animali del’isola. Per capire appieno questa abbondanza basti pensare che nel 2007, quando si pose fine alla 'mattanza' dei tonni, alle Egadi ne furono pescati un centinaio del peso di una cinquantina di chili: ma all’epoca lo stabilimento era già stato chiuso. 

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L’ex stabilimento Florio

I grandi magazzini dove le barche per la pesca del tonno venivano riparate
I grandi magazzini dove le barche per la pesca del tonno venivano riparate

Oggi 24.000 dei 36.000 metri quadrati totale dell'ex stabilimento Florio sono stati recuperati ed aperti alla fruizione pubblica: un recente stanziamento di 5 milioni di euro dovrebbe consentire la ristrutturazione completa. Ed i turisti che sbarcano quotidianamente coi traghetti, così come gruppi organizzati e, nel periodo opportuno, anche le scolaresche, non perdono l'occasione per una visita di un luogo così particolare, ricco di fascino e di storia. Una parte del percorso riguarda proprio la pesca e la produzione, a livello industriale ma anche a chilometro zero, diremmo oggi, del tonno. Il primo nucleo dello stabilimento venne creato dal genovese Giulio Drago che nel 1859 subentrò per 18 anni ai Florio nell'affitto della tonnara. Ma fu poi Ignazio Florio già nel 1878, quando la famiglia tornò e acquistò tutte le isole dell'arcipelago (a 2 milioni e 875 mila lire dell’epoca), a creare progressivamente la grande fabbrica che si può ancora oggi vedere, realizzata col tufo che caratterizzata l'isola, con uffici, magazzini, officine, spogliatoi per uomini e donne, malfaraggio (luogo dove venivano ricoverate le grandi barche), forni e ciminiere. Vi lavorarono a pieno regime fino a 800 persone.

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Una campanella, si allatta

Favignana, davanti al Municipio la statua di Ignazio Florio
Favignana, davanti al Municipio la statua di Ignazio Florio

Tra queste molte donne: venne aperto un asilo, dove lavoravano delle bambinaie: al suono di una campanella le mamme venivano chiamate ad allattare. Una scelta di portata sociale enorme se si pensa che ancora oggi, a distanza di un secolo, si parla di costruire più asili nido, oltre alle scuole materne, per consentire alle donne di lavorare. Ai Florio, il cui ‘impero’, diffuso anche in altri settori, progressivamente declinò, subentrarono nel 1937 i Parodi di Genova, ma negli anni ‘70 il mercato cambiò drasticamente. La fabbrica venne tenuta aperta da delle cooperative fino alla chiusura definitiva fino al 2007. Il tonno a marchio Florio era uscito sul mercato fino al 1982. L’edificio venne acquisito dalla Regione Sicilia negli anni ’90 e poi riqualificato a sede museale. Oggi ospita la ‘storia’ della tonnara e dei Florio, il museo archeologico e della ‘battaglia delle Egadi’, il Centro di recupero delle tartarughe dell’Area marina protetta delle Isole Egadi.

‘I leoni di Sicilia’

I Florio continuano a portare ancor oggi ‘lavoro’ nel borgo, anche se nella formula più tipica di quest’epoca: la destinazione culturale e turistica. Chi sbarca sull’isola visita lo stabilimento, il palazzo e segue le indicazioni per un itinerario cittadino sulle orme dei Florio, che comprende la piazza del Municipio con la statua dedicata a Ignazio Florio. A Favignana inoltre sono state girate scene della saga tv dedicata alla famiglia di imprenditori, con la regia di Paolo Genovese, con protagonisti Miriam Leone e Michele Riondino, tratta dal successo letterario “I leoni di Sicilia”, scritto da Stefania Auci.

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Le ‘mattanze’ del tonno

Il complesso sistema di reti che consentiva di selezionare i tonni, fino alla mattanza finale
Il complesso sistema di reti che consentiva di selezionare i tonni, fino alla mattanza finale

La pesca avveniva con un complesso sistema di reti che venivano calate in acqua nei 'canali' di transito di questi grandi pesci nell’arcipelago (tra le isole di Favignana e Levanzo), nel loro percorso attraverso il Mediterraneo. Questa particolare struttura, affinata dagli arabi nel Medioevo, consentiva di selezionare i tonni, lasciando liberi gli esemplari ì più giovani e piccoli e facendo invece passare gli altri, tramite delle paratie mobili, in varie gabbie sempre più piccole (ma che potevano contenere anche 100-150 tonni di grandi dimensioni) e ‘superficiali’ (dove stazionavano da 1 giorno fino anche ad una settimana), fino a quella, che aveva una rete anche sul fondo, dove avveniva la mattanza finale, quando il ‘rais’ dava l’ordine: i tonni, racchiusi tra le reti e circondati da grosse barche, venivano arpionati dai pescatori, quando non finivano per ferirsi l’un l’altro (sono capaci di saltare le reti ma a differenza dei delfini non hanno l’intelligenza per farlo), risentendo anche della mancanza di ossigeno. Questa pratica di pesca oggi è vietata. Gli animali venivano quindi issati a bordo e, attraverso una cala, scaricati nell’aia della tonnara. Quindi venivano appesi a testa in giù nel ‘Bosco dei tonni’, per dissanguare.

La tonnara dell'ex stabilimento Florio dove i pesci venivano sbarcati e appesi
La tonnara dell'ex stabilimento Florio dove i pesci venivano sbarcati e appesi

Tonno a chilometro zero

Il tonno veniva dunque suddiviso a tranci e cotto lì a poche decine di metri, in grossi calderoni, sotto alle ciminiere. Si procedva poi con l’inscatolamento e l’aggiunta dell’olio.  La prima mattanza avveniva tra fine aprile e fine luglio, durante il primo passaggio dei tonni: la pesca era più prolifica. A settembre invece si attendeva il ritorno del banco di pesci, nel viaggio inverso attraverso il mare, assicurandosi così una nuova ‘pesca’ fruttuosa, anche se i tonni erano in genere più piccoli e meno numerosi.

I grandi calderoni dove veniva cotto il tonno
I grandi calderoni dove veniva cotto il tonno

Florio, ‘inventa’ il tonno sott'olio

Le scatolette di tonno, di varie dimensioni, prodotte nei decenni nello stabilimento Florio
Le scatolette di tonno, di varie dimensioni, prodotte nei decenni nello stabilimento Florio

La conservazione del tonno sott'olio è relativamente recente e si deve all'attività industriale avviata dalla famiglia Florio nell'isola di Favignana. Per secoli il cibo, pesce compreso, veniva conservato solo sotto sale. Ma emerse che era proprio il grande quantitativo di sale che finiva nell’organismo umano a procurare diffusi problemi di salute. E i Florio dunque decisero per la conservazione sott'olio, che importavano dalla Grecia: brevettarono il sistema, ancora oggi in uso.

Florio e la chiavetta apriscatole

Florio scatoletta di tonno con apertura a chiavetta
Florio scatoletta di tonno con apertura a chiavetta

L'altra grande innovazione di cui fu protagonista la famiglia Florio in Italia è l'uso della chiavetta che serviva per aprire le scatolette di latta, senza avere un 'apriscatole'. Il lembo della chiavetta, presente in ogni scatola, serviva per arrotolare il coperchio senza troppa fatica. Un sistema (scoperto negli Usa nel 1866) che è durato a lungo fino a quando non è arrivata la levetta, sul modello delle lattine contenenti bibite, e, ancora più di recente, la linguetta di un coperchio di alluminio sempre più sottile.

Il museo archeologico

Il Museo archeologico di Favignana
Il Museo archeologico di Favignana

Nell'ex stabilimento Florio di Favignana trovano sede numerose esposizioni, oltre a quella dedicata alla produzione del tonno, con anche le video interviste ad ex lavoratori e i canti tipici dei tonnaroti. Tra le più interessanti c'è il museo archeologico con le anfore, le monete e i numerosi reperti trovati sui fondali nell'arcipelago delle Egadi. Tra questi anche la ‘Fiasca del Pellegrino’, che da circa 6 secoli contiene ancora del vino, e dei rostri montati sulla prua delle barche di epoca romana che servivano a speronare ed affondare le imbarcazioni nemiche. 

La battaglia delle Egadi

Uno dei rostri di epoca romana ritrovati nell'arcipelago delle Egadi
Uno dei rostri di epoca romana ritrovati nell'arcipelago delle Egadi

Le isole Egadi furono teatro di una importante battaglia che mise fine nel 241 avanti Cristo alla prima guerra punica. Dopo circa 25 anni di guerra sia cartaginesi che romani erano sfiniti dagli attacchi per mare, dagli assedi delle città. I romani tentarono il tutto per tutto riuscendo a mettere insieme un'ultima flotta che costrinse i cartaginesi, fino a quel momento dominatori nel Mediterraneo, alla resa: si ritirarono dalle coste della Sicilia.  

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Stabilimento Florio: orario, biglietti

L'ingresso dell'ex stabilimento Florio oggi sede museale
L'ingresso dell'ex stabilimento Florio oggi sede museale

Gli orari estivi 2024 per visitare l'ex Stabilimento Florio sono dalle 10:00 alle 14:00 e dalle 16:00 alle 20:00. Le visite guidate, della durata di un'ora, si svolgono alle 10:30, 11:30, 12:00, 16:30, 17:30 e 18:00.

È necessario prenotare solo per gruppi numerosi. I cani possono accedere solo nelle aree aperte e devono essere muniti di museruola e guinzaglio. I biglietti costano € 10 per gli adulti (18+), sono gratuiti per i bambini fino a 12 anni, e € 5 per i ragazzi dai 12 ai 18 anni. Il biglietto combinato per Museo e Palazzo Florio costa € 12 (si accettano POS o carta di credito). Per informazioni, Ufficio Turistico del Comune di Favignana al +39 0923.925443 o il +39 3385365899.

Fonti: Area Marina Protetta Isola Egadi, Bolton – Rio Mare