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Ga.Beer, il birrificio più alto d’Europa nasce a 2.050 metri sulle Dolomiti. E il gusto ci guadagna

Malto e luppolo arrivano in elicottero o motoslitta nella cantina del rifugio Lavarella, dove un mastro birraio si mette al lavoro con l’acqua che sgorga pura nel Parco Naturale Fanes per finire direttamente alla spillatura

di LAURA DE BENEDETTI
12 aprile 2025
Ga.Beer prodotte a 2.050 metri d'altitudine con l'acqua pura che sgorga dalle Dolomiti

Ga.Beer prodotte a 2.050 metri d'altitudine con l'acqua pura che sgorga dalle Dolomiti

A 2050 metri di altitudine, tra le vette del Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies, sgorga un’acqua limpida e leggera, filtrata per secoli dalla roccia dolomitica. Da quella stessa sorgente prende vita una birra prodotta in condizioni straordinarie, a due passi dal cielo, nel seminterrato di un rifugio alpino raggiungibile solo a piedi, con gli sci o in motoslitta.

Qui, al Rifugio Lavarella, si trova Ga.Beer, il birrificio artigianale più alto d’Europa. Un progetto nato nel 2019 da una visione familiare, che ha unito conoscenze tecniche, passione per la birra e rispetto per il territorio, trasformando un’idea in un caso unico nel panorama brassicolo europeo.

Un rifugio che ospita un birrificio

Il rifugio Lavarella sulle Dolomiti nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies, in Alto Adige: i rifornimenti arrivano in elicottero ma la birra viene prodotta sul posto, a 2050 metri, con l'acqua pura di montagna
Il rifugio Lavarella sulle Dolomiti nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies, in Alto Adige: i rifornimenti arrivano in elicottero ma la birra viene prodotta sul posto, a 2050 metri, con l'acqua pura di montagna

Il Rifugio Lavarella, costruito oltre un secolo fa e da allora gestito dalla famiglia Frenner, dal 2019, oltre al paesaggio, all’ospitalità e ai piatti della gastronomia ladina (preparati da Michaela Frenner), offre un’esperienza gustativa inaspettata: una birra prodotta in loco, in piccole quantità e con tecniche artigianali. L’idea è di Gábor Sogorka, genero della famiglia e birraio formato, che ha realizzato un microbirrificio nel seminterrato del rifugio con l’aiuto del suocero Hanspeter. Dopo anni di formazione tra corsi da mastro birraio e sommelier, Gábor ha trasformato la propria passione in un’attività concreta, installando il primo impianto nel 2018 e servendo le prime birre a gennaio dell’anno successivo.

Sapore di birra d’alta quota

La cantina del rifugio Lavarella dove si produce la birra più alta d'Europa, a 2050 metri
La cantina del rifugio Lavarella dove si produce la birra più alta d'Europa, a 2050 metri

Produrre birra a 2050 metri significa confrontarsi con una logistica complessa e con variabili tecniche particolari. L’ebollizione del mosto avviene a temperatura inferiore rispetto a quella in pianura, e anche la fermentazione è influenzata dalla bassa pressione atmosferica. L’impianto, trasportato interamente in quota con l’elicottero, occupa poco più di 25 metri quadrati nella cantina, dove è stato montato pezzo dopo pezzo. La prima versione consentiva cotte (la fase di produzione del mosto di birra) da circa 200 litri. Nel 2022 l’impianto è stato potenziato con un sistema automatizzato da 500 litri, su misura per gli spazi ridotti della cantina del rifugio. L’acqua dolomitica, leggera e povera di minerali, è considerata ideale per produrre birre leggere e beverine. Questo elemento territoriale contribuisce a dare alla Ga.Beer un carattere unico, un vero terroir della birra di montagna. La produzione è strettamente legata ai periodi di apertura del rifugio: da fine giugno a metà ottobre e da fine dicembre ad aprile. Durante questi mesi, Gábor organizza le cotte in modo da avere sempre birra fresca disponibile alla spina. La birra non viene imbottigliata né distribuita: ogni litro è pensato per essere consumato sul posto, nel salone del rifugio, alla fine di una giornata di cammino o di sci o, meglio ancora, dopo aver trascorso un po’ di tempo nella sauna, rigorosamente a forma di botte. La posizione del microbirrificio richiede sempre sforzi logistici: il rifornimento di materiali pesanti come malto e gas avviene in elicottero; d’inverno si usano motoslitte o gatti delle nevi.

Le birre top al rifugio Lavarella

Tre qualità di Ga.Beer prodotte al rifugio alpino Lavarella, nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braie, sopra San Vigilio
Tre qualità di GàBeer prodotte al rifugio alpino Lavarella, nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braie, sopra San Vigilio

Nel corso degli anni Ga.Beer ha sviluppato un ventaglio di cinque-sei birre prodotte a rotazione, ispirate a stili classici internazionali ma sempre interpretate in chiave personale. Tra queste vi sono una Helles chiara non filtrata, una Dunkel ambrata, una Weizen di frumento, una Pale Ale agrumata e una IPA dal carattere deciso. Alcune varianti stagionali si aggiungono in base all’estro del birraio, come una Weizenbock più strutturata o una Altbier in stile Düsseldorf. La purezza dell’acqua, ingrediente locale per eccellenza, incide fortemente sul profilo organolettico delle birre, rendendole particolarmente leggere e adatte a dissetare dopo l’attività fisica in quota.

Tutte le ricette rispettano il Reinheitsgebot, l’antica legge tedesca di qualità che richiede l’impiego di solo malto, luppolo, acqua e lievito, senza additivi. Il malto e il luppolo arrivano da fornitori selezionati, ma l’acqua è esclusivamente quella delle sorgenti dolomitiche adiacenti al rifugio. Proprio la scelta di mantenere un ciclo produttivo corto, senza stoccaggi o distribuzioni esterne, garantisce la massima freschezza: i fusti vengono collegati direttamente alla spillatrice del bancone e serviti ai tavoli.

Una realtà a conduzione familiare

Gábor Sogorka è il principale responsabile della produzione, affiancato occasionalmente dalla moglie Anna Frenner, sommelier del vino, e dal suocero Hanspeter. Il progetto si è sviluppato in modo autonomo, senza finanziamenti esterni né staff allargato: ogni fase – dalla cotta alla spillatura – è gestita internamente. Anche l’identità visiva è nata in famiglia: il nome Ga.Beer unisce il soprannome del birraio alla parola inglese per birra, e il logo è stato disegnato appositamente per il rifugio. In occasione del decennale del riconoscimento Unesco delle Dolomiti è stata prodotta una birra commemorativa, la Dolomiti Unesco Ale la cui grafica richiamava i profili delle montagne Patrimonio dell’Umanità. I riscontri positivi degli ospiti ha incoraggiato Gábor a continuare a innovare e migliorare, con l’aspirazione magari un giorno di presentare le proprie creazioni anche a festival birrari o concorsi nazionali. Ma oggi la soddisfazione più grande resta vedere gli ospiti alzare i boccali a 2000 metri al grido di “Prost”, il “Salute” tedesco.

Come arrivare al Rifugio Lavarella

Il rifugio Lavarella, a San Vigilio di Marebbe, si raggiunge lungo la vecchia strada militare che collega il rifugio Pederü a Cortina d'Ampezzo. Il rifugio si trova nel territorio comunale di Marebbe, tramite una camminata di circa due ore attraverso il sentiero che conduce alla Capanna Alpina e quindi alla Valle di Fanes. In inverno l’accesso è possibile con sci da alpinismo o ciaspole, compatibilmente con le condizioni della neve. Nei pressi del rifugio si trova la Picia Capela, piccola capella. Attualmente è aperto per la stagione invernale, fino al 22 aprile 2025. Quindi una pausa fino all’apertura estiva, dal 7 giugno al 12 ottobre 2025. Nel tempo la birra Ga.Beer è diventata un punto di riferimento per gli escursionisti. I visitatori amano brindare con un mezzo litro di Ga.Beer guardando il tramonto sulle Dolomiti. E per chi chiede dove acquistarla, la risposta è sempre la stessa: bisogna salire fin qui.

Cosa gustare nei dintorni a San Vigilio

Anche se a San Vigilio non ci sono campi d’orzo o vigneti, oltre alla birra al Lavarello, c’è la cantina Elfenberg che affina il vino a 1.200 metri di altitudine ad alta quota, con basse temperature invernali e fresche giornate primaverili, in grado di esaltare la purezza e l'eleganza dei vini a produzione limitata.  I ristoranti storici e caratteristici del paese sono Gran Ciasa e Fana Ladina, che offrono ambienti accoglienti, dove il calore del legno è il protagonista insieme alla tipica stufa di maiolica.

La Gran Ciasa a San Vigilio, in Trentino Alto Adige
La Gran Ciasa a San Vigilio, in Trentino Alto Adige

Al Gran Ciasa, una splendida struttura di 400 anni situata in una piccola frazione di San Vigilio, si deve prenotare con largo anticipo in quanto la spesa viene fatta in base al numero delle persone: in questo modo, oltre a garantire prodotti freschi, non ci sono sprechi. Spesso succede che già al telefono ci si metta d’accordo su cosa mangiare: la zuppa d'orzo, l'insalata di patate dell'orto, i cancì di patate, il carrè di maiale con le coste. 

Il ristorante Fana ladina a San Vigilio
Il ristorante Fana ladina a San Vigilio

Il ristorante Fana Ladina si trova in paese, con vista sulla chiesa parrocchiale di San Vigilio, immerso nei pascoli. Ricavato da un antico maso del 1700, il ristorante è stato inaugurato il 1° gennaio 1977: all’epoca il menu esclusivamente di piatti ladini era considerato un’idea innovativa e anche rischiosa. La moda degli anni ’70 prevedeva un’offerta varia di cucina “moderna” italiana: Fana Ladina precorse i tempi dimostrando che la cucina ladina, fatta di ingredienti frugali e semplici, poteva avere successo, come è stato per 48 anni. Da non perdere a San Vigilio è il mercatino sul Maso “AgriColArt”, nato dalla cooperazione degli agricoltori, allevatori e artigiani creativi, che hanno deciso di organizzare insieme un mercatino contadino che settimanalmente diventa un punto d’incontro per tutti gli amanti della natura e dei prodotti naturali. 

Cosa vedere a San Vigilio

Il Lago Artemoia, in uno scenario spettacolare sulle Dolomiti
Il Lago Artemoia, in uno scenario spettacolare sulle Dolomiti

San Vigilio è adagiato sul versante più soleggiato del Plan de Corones, tra i più rinomati comprensori sciistici dell’Alto Adige, circondato dal Parco naturale di Fanes-Senes-Braies. Il paese di San Martino in Badia, nel Parco del Puez-Odleè celebre per il suo castello “Ciastel Tor” e la sede dell’Istituto culturale ladino “Mircurà de Rü”. Le sue frazioni sono Piccolino, con le sue residenze signorili d’epoca, Longiarü, recentemente nominato “villaggio degli alpinisti” e Antermoia, posti in posizione idilliaca verso il passo delle Erbe. La zona privilegiata, immerso in due parchi naturali, l’attenzione per l’ambiente, il rispetto per la natura e la gestione in chiave ecologica hanno permesso a “San Vigilio – Dolomites” di conseguire, per primo in Alto Adige, la certificazione internazionale per il turismo sostenibile GSTC (terza in Italia). San Vigilio e San Martino sono tra le zone più incontaminate delle Dolomiti, Patrimonio mondiale naturale dell’Umanità Unesco, offrono panorami straordinari e costituiscono la porta d’ingresso per due dei sette Parchi naturali altoatesini. I comuni di Marebbe, e quindi San Vigilio, sono in gran parte inclusi nel Parco naturale di Fanes - Senes – Braies, che si distende per 25.453 ettari ed è, per superficie, il secondo dei parchi naturali altoatesini. Gran parte del territorio di San Martino in Badia è ospitato dal Parco naturale Puez-Odle, che è definito un libro di storia della Terra. All’interno dei suoi 9.400 ettari circa di estensione, ad una quota media di poco inferiore ai 2.500 metri, questo ambiente presenta anfiteatri naturali, austere caverne, pinnacoli di roccia e bizzarre forme di erosione: luoghi come il “Col dala Soné” sull’Altipiano della Gardenaccia o sul “Col de Puez” custodiscono gli unici resti di depositi risalenti al Giurassico e al Cretacico di tutte le Dolomiti.