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Gorizia e Nova Gorica, l’abbraccio nella prima Capitale europea della cultura transfrontaliera

Un cartellone di eventi che fa delle differenze una ricchezza, fra vigneti, piatti succulenti, antichi palazzi e castelli e nuove cattedrali del divertimento

di MONICA GUZZI
14 aprile 2025
La piazza della Stazione Transalpina, simbolo della rinascita

La piazza della Stazione Transalpina, simbolo della rinascita

La piazza della stazione divisa a metà da un confine artificiale, tracciato a tavolino dopo la Seconda Guerra Mondiale, separando da un giorno all’altro famiglie, spaccando vigneti, stalle e persino cimiteri. Da un lato l’Italia, che aveva perso la guerra, dall’altro Jugoslavia, che aveva vinto, e dal ‘91 la Slovenia diventata indipendente. Le stesse cose improvvisamente si sono trovate a rivendicare nomi diversi: così i piatti della tradizione, i vini, i cognomi.

Il ponte Solkan
Il ponte Solkan

E in quel territorio, crocevia di culture slava, germanica e latina, dove diversi popoli hanno convissuto a lungo fino alla disgregazione dell’impero Austro-Ungarico, sono cresciute gomito a gomito due piccole capitali: in Italia l’antica Gorizia, già chiamata “la Nizza austriaca”, mentre in Jugoslavia nasceva una città moderna, Nuova Gorica, progettata come una città di fondazione monumentale per fornire servizi e risposte al territorio al di là del confine, rimasto orfano di un capoluogo.

Oggi la piazza della Stazione Transalpina è diventata un simbolo, quello di un confine che, dopo essere stato allentato negli anni, si è sciolto nell’Europa e oggi rappresenta un messaggio di pace e di ricchezza nelle differenze.

Il panorama dal castello di Gorizia
Il panorama dal castello di Gorizia

Un progetto tanto apprezzato da promuovere Nuova Gorica e Gorizia come la prima Capitale europea della cultura transfrontaliera. Lo slogan di questo 2025 magico che unisce le due città è emblematico: “Go! Borderless“, un messaggio che riparte dalla narrazione di un territorio senza più barriere.

Piazza Transalpina-Trg Evrope

Gorizia e Nova Gorica, l’abbraccio nella prima Capitale europea della cultura transfrontaliera

Il monumentale edificio della stazione ferroviaria inaugurata nel 1906 dall’arciduca Francesco Ferdinando oggi si trova a Nova Gorica. Era un tempo la stazione settentrionale di Gorizia ed è il punto di partenza per il percorso verso la Valle dell’Isonzo, la Valle del Vipacco e il Carso. La piazza ha due nomi, sloveno e italiano. Il mosaico al centro, nato proprio dove da un giorno all’altro è stato tracciato il confine, è un’opera realizzata da Franko Vecchiet, sloveno di Trieste, in occasione della caduta del confine e dell’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea nel 2004, seguita nel 2007 dall’entrata in Schengen. Qui si trova il Museo del confine che racconta le vicende successive alla separazione tracciata il 10 febbraio del ’47 con gli Accordi di Parigi.

Il Museo del Lasciapassare e il Museo del Contrabbando

Una ferita aperta per un ventennio, fino al Trattato di Udine del ’55, con la creazione del lasciapassare, per favorire i movimenti dei contadini che si sono visti dividere i campi e favorire il ricongiungimento delle famiglie separate da un confine tracciato con vernice e scopa. Il cimitero di Merna (Miren in sloveno) sarà diviso in due fino al ’75 con i Trattato di Osimo.

Il famoso lasciapassare
Il famoso lasciapassare

Oggi due installazioni multimediali all’ingresso del cimitero raccontano l’assurdità di quella scelta che ha separato tombe e spaccato famiglie in base al luogo della morte dei diversi componenti, con marito e moglie spesso separati da una linea. Con il cimitero, il Museo del Lasciapassare e il Museo del Contrabbando - favorito dalla presenza di due economie molto diverse (quella occidentale e quella del socialismo sovietico nei primi anni, da cui poi Tito si sarebbe staccato) - raccontano quei tempi difficili, dove passare il confine con carne, sigarette e giornali proibiti da portare ad amici e parenti dall’altra parte poteva diventare molto pericoloso.

Gorizia

Non fatevi ingannare dai numeri. Nonostante conti solo 30mila residenti, Gorizia è una piccola capitale, con grandi piazze, palazzi antichi e un castello in collina. Una strada ottocentesca collega la zona vecchia con la linea ferroviaria tracciata dagli Asburgo nell’Ottocento. Furono gli industriali tedeschi che si trasferirono qui a fare pressione per costruire una stazione vicino al centro. Tedeschi e austriaci venivano a svernare nella Nizza austriaca anche per la sua vicinanza agli stabilimenti di Grado.

Il castello di Gorizia
Il castello di Gorizia

A pochi passi si trovano il Teatro Verdi, già dedicato al musicista per eccellenza del Risorgimento in pieno periodo austriaco, poi il municipio, ospitato nel palazzo settecentesco della famiglia Attems Santa Croce, il Duomo e il Borgo Castello, dove si trovano il maniero medievale con la crudele Dama Bianca, l’avida contessa che ancora di notte secondo la leggenda si aggira tra le stanze a caccia del suo tesoro, e i musei provinciali con la ricostruzione della Grande Guerra e la sezione Moda, con i più spettacolari abiti dal ‘700 al ‘900. Il castello, eretto intorno al Mille, fu abitato dai conti di Gorizia fino al Cinquecento. Alla morte di Leonardo, l'ultimo conte, il feudo e il castello di Gorizia divennero proprietà dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo. Il conte Leonardo preferì lasciare tutto agli Asburgo piuttosto che a Venezia. La Serenissima riuscì a conquistare Gorizia per tredici mesi, ma fu poi ricacciata indietro e il territorio restò in mano agli imperatori.

La guerra di Giuseppe Ungaretti

Siamo nella terra del fronte della Prima Guerra Mondiale, come testimonia l’Ossario di Oslavia, eretto nel 1938 sulle colline a nord di Gorizia. Qui sono sepolti quasi 60mila soldati di quella guerra, 57.200 italiani e 539 austro-ungarici, morti su un fronte lungo 600 chilometri dal mare alla Svizzera. E su questo fronte nasce la raccolta “Il Porto Sepolto”, con le prime liriche del poeta-soldato sul Carso Giuseppe Ungaretti, pubblicata per la prima volta a Udine nel dicembre 1916 in sole 80 copie e già emblema dell’esponente dell’ermetismo. La mostra, che racconta l’orrore della guerra e la frammentazione dell’io e della stessa lirica, ideata e curata da Marco Goldin, è di carattere multidisciplinare e rappresenta uno dei progetti di “GO! 2025” Nova Gorica / Gorizia capitale europea della cultura.

Il municipio di Gorizia
Il municipio di Gorizia

L’esposizione, intitolata “Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia” si trova al Museo di Santa Chiara di Gorizia fino al 4 maggio. Uno straordinario viaggio tra letteratura, storia e pittura, che racconta le prime settimane in trincea del poeta, sotto il monte San Michele, dal dicembre 1915 alla metà di gennaio 1916.

Nova Gorica

La piazza prato di Nova Gorica
La piazza prato di Nova Gorica

Se Gorizia irradia il fascino di un passato millenario (è menzionata nelle prime fonti scritte fin dal 1001), Nova Gorica, la Città delle rose, ha il bagliore del modernismo. Nata per fornire un centro di riferimento culturale, amministrativo ed economico agli sloveni separati da Gorizia con lo strappo del nuovo confine, la città è stata costruita dell'architetto Edvard Ravnikar ed è segnata alla sua periferia dal fiume Isonzo con il famoso ponte di pietra di Solkan, il ponte con l'arco di pietra più lungo al mondo affacciato sulle acque verde smeraldo, il paradiso dei kayak.

Il fiume Isonzo
Il fiume Isonzo

Un capolavoro dell’ingegneria, costruito all’inizio del secolo scorso come parte della famosa linea ferroviaria Transalpina e ancora oggi utilizzato, che fa da sfondo ad altri due ponti più moderni, uno stradale dove d’estate è possibile provare il brivido del bungee jumping, e una moderna passerella per ciclisti e e pedoni che unisce le piste esistenti sui due lati del confine. La città e i suoi dintorni, con i palazzi modernisti affacciati sul grande prato che fa da piazza al municipio, offrono un patrimonio naturale e culturale vario e interessante, che spazia dai castelli di Kromberk e di Rihemberk, alla Basilica di Sveta Gora (Monte Santo), al Parco della Pace sul Sabotino, alla Foresta del Panovec e a molte altre bellezze naturali e culturali.

Tra le chicche, non passa inosservato il convento francescano di Kostanjevica, che sovrasta Nova Gorica e custodisce tesori culturali e storici unici, come la famosa Biblioteca di Stanislav Škrabec, con più di 16mila volumi, tra cui 32 preziosi incunaboli, raccolti dal più noto linguista slavista del XIX secolo. Ma il monastero è noto soprattutto per la cripta dei Borboni, dove sono custoditi in sarcofagi di pietra i resti degli ultimi discendenti della famiglia reale francese, tra cui l’ultimo re, Carlo X.

Il convento francescano di Kostanjevica
Il convento francescano di Kostanjevica

Un consiglio: visitatelo a maggio, quando il suo giardino è inondato dal profumo delle splendide rose Bourbon. Queste rose, piantate nel 2003 nel giardino del convento, che custodisce una vasta raccolta di esemplari antichi, prendono il nome dall’Ile de Bourbon (oggi Réunion), dove sono state ibridate per la prima volta. Ogni anno a Nova Gorica, tra la fine di aprile e maggio, si svolge il Festival delle Rose, seguendo un percorso tra i giardini più profumati, fino a raggiungere il monastero.

La tomba di re  Carlo X
La tomba di re Carlo X

La città del divertimento

Nova Gorica è spesso definita la "Las Vegas d'Europa". La sua storia è legata al Gruppo Hit, Universo del divertimento interamente statale, che qui, 40 anni fa, ha inaugurato il suo primo casinò, dando inizio a una storia di successo nel settore dell'intrattenimento e dell'ospitalità a livello europeo.

Nova Gorica, il Perla
Nova Gorica, il Perla

La ricetta finora vincente è stata quella di riunire sotto un unico tetto ospitalità, gioco, spettacoli, eventi e convegni, benessere e un'offerta culinaria di grande livello, sempre più ispirata alla formula Glocal Gourmet. A Nova Gorica, cuore pulsante delle attività del Gruppo Hit (che ha attività anche nel resto del Paese e in Bosnia Erzegovina), spiccano il Perla e il Park, i centri di gioco e intrattenimento con hotel 4 stelle, che offrono un mix esclusivo di relax e divertimento. Completano l'offerta gli alberghi 3 stelle Lipa e Sabotin e il Casinò Drive-in. Oggi, tra roulette e maratone di poker (solo al Perla, un milione di ingressi l’anno, sono 90 i tavoli verdi, con un numero record di 888 slot machine, delle quali 109 posizionate nell'area"Open Air, e una poker room di 700 metri quadrati) si fa sempre più strada strada anche un turismo dei sapori che ha fatto del Calypso del Perla uno dei ristoranti più raffinati e apprezzati della Slovenia, inserito nelle prestigiose guide Gault&Millau, Falstaff e Michelin, grazie allo staff di cucina guidato dall’Executive Chef del Perla Matjaž Šinigoj e dal Capocuoco del Calypso Dalibor Janačković.

Tavoli da gioco al Perla
Tavoli da gioco al Perla

Matjaž Šinigoj è il principale interprete di questo progetto “fusion” tra locale e globale, che si traduce nell’uso di ingredienti stagionali di produzione locale in una cucina sostenibile, dove le tecniche di cottura più moderne hanno trasformato i piatti con gli ingredienti tradizionali in piatti del futuro, come l’orzotto o la polenta con lingua e ortiche. Atmosfera diversa fra le suggestioni in stile liberty del ristorante Tiffany del Park, dove il menù, curato dallo Chef Adi Blaško, celebra l’incontro tra sapori locali e mediterranei, accompagnati da una selezione di vini d’eccellenza. Simon Sitar, F&B manager del Park, è stato proclamato dalla guida Gault&Millau il miglior cameriere della Slovenia.

Oggi il Park, all’interno del programma di Go! 2025, ha deciso di aprire al pubblico la sua straordinaria collezione di 118 opere grafiche degli artisti della regione Primorska e dell’area transfrontaliera dal 1951 al 1989.

L’Executive Chef del Perla Matjaž Šinigoj
L’Executive Chef del Perla Matjaž Šinigoj

Gli eventi

Dal Festival delle Rose tra aprile e maggio alla Marcia dell’Amicizia sempre a maggio, quando a Nova Gorica si svolgerà anche il Festival èStoria. A giugno inizieranno le Giornate dei Sassofonisti, sempre a Nova Gorica, mentre a settembre a Gorizia largo a Gusti di frontiera, fra le più grandi kermesse enogastronomiche d’Italia, luogo di incontro per chi ama sperimentare cucine diverse. In questi giorni e fino al 30 giugno l’avveniristico spazio espositivo Smart Space ospita la mostra Caravaggio - La Presa di Cristo della collezione Ruffo. In corso le mostre McCurry - Sguardi sul mondo e Andy Warhol. Beyond Borders. E poi festival d'arte contemporanea e rassegne cinematografiche, spettacoli di danza, concerti di musica elettronica e talk su tecnologia e innovazione. Il programma su www.go2025.eu/it/whats-up/calendario-eventi-gorizia-nova-gorica.

La cucina

Un piatto del Calypso
Un piatto del Calypso

C’è solo l’imbarazzo della scelta per una cucina improntata alla tradizione mitteleuropea. A Gorizia si possono gustare gli gnocchi di patate con le susine, conditi con burro fuso, cannella e un po’ di zucchero, le patate in tecia, la Rosa di Gorizia (una particolare varietà di radicchio rosso) e il Prosciutto di Cormons, o i ravioloni cjarsons, diffusissimi in tutto il Friuli Venezia Giulia, dove ogni famiglia ha la sua ricetta particolare e diversa da tutte le altre. Il piatto corrispondente in Slovenia è rappresentato dagli žlikrofi. Un dolce tipico è la gubana goriziana, con canditi, noci e cannella.

Celestina, Trattoria alla Luna
Celestina, Trattoria alla Luna

“Questa cucina è frutto della storia - racconta Celestina, 83 anni e ancora all’opera alla Trattoria alla Luna, nata nel 1876 come antica locanda con cambio cavalli - sloveni, austriaci, italiani e francesi, sono arrivati tutti, e ognuno ha lasciato qualcosa”. Celestina ha messo a tavola Carlo Rubbia e Bobby Solo, Massimo Ranieri e Marina Suma, Bobby Solo e tanti altri nomi noti, servendo gnocchi di susine, toc e palacinka con le verze.

La gubana goriziana
La gubana goriziana

Il vino

Dal castello di Gorizia lo sguardo si apre sulle dolci colline del Collio, terra di produzione di vini conosciuti in tutto il mondo.

Vigneti del Collio
Vigneti del Collio

Siamo nella terra dei vini Ribolla e Sauvignon, 3.500 ettari per due Doc. Sette diverse panchine nel verde contraddistinguono le sette cantine dell’associazione dei produttori del vino Ribolla Gialla, un percorso di vigneti di 10 chilometri. Qui si trova la cantina Fiegl, che produce ottimi vini macerati e merende all’aria aperta.

I vini Fiegl
I vini Fiegl

Se si guarda alla Slovenia, ci troviamo in mezzo a tre distretti vinicoli importanti - Brda (Rebula o Ribolla), Vipava (Pinela, Zelent), Kras (Teran) - per concludere con l’Istria Slovena e la sua Malvasia. Nomi diversi spesso per lo stesso terroir, sublimati nel SineFinis, un vino prodotto da due cantine con due campi diversi da un lato e dall’altro del confine, dove un anno si vinifica in Italia e un anno in Slovenia. Un vino col quale poter brindare al 2025 di questa doppia capitale.