Cento anni di Pasolini: le sue passioni, la sua arte

di Redazione Itinerari
4 aprile 2022
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Per il centesimo anniversario della nascita, il 5 marzo scorso, Casarsa della Delizia (Pordenone) ha inaugurato (con un’esposizione di disegni inediti, manoscritti e foto della sua passione per lo sport, il calcio in particolare, con il tifo rossoblù stampato sulle pareti della camera dipinta con i colori del cuore) il centro studi Pier Paolo Pasolini, Nella casa costruita dal nonno Domenico Colussi in cui il poeta crebbe e che lo vide anche esordire nel 1942 con ‘Poesie a Casarsa’, quattordici componimenti in friulano e testo a fronte in italiano, stampati a proprie spese a Bologna, alla libreria antiquaria Mario Landi di Piazza San Domenico 5. Nel paese natale della madre dove visse nel 1928 e poi a lungo tra guerra e dopoguerra, PPP non vide infatti la luce. Il padre Carlo Alberto, ufficiale di fanteria, nel 1922 era di stanza a Bologna ed è quiche Pier Paolo si forma e arricchisce il suo bagaglio culturale. Il liceo classico è il Galvani, al cui interno il famoso allievo è ricordato con una targa, l’università è l’Alma Mater dove si laurea nel 1945 in Lettere con una tesi su Giovanni Pascoli. In ‘Lettere luterane’ la descrive come “città migliore d’Italia, seconda solo a Venezia per quanto riguarda la bellezza”, ma l’affetto non pare ricambiato come denuncia l’amica di sempre, Laura Betti, nel presentare lo spettacolo di testi pasoliniani ‘Una disperata vitalità’. La stessa Betti ha voluto donare alla Cineteca di Bologna l’Archivio Pasolini, il cui nome campeggia sulla targa dell’omonima piazzetta che il sabato mattina ospita il Mercato Ritrovato con i prodotti freschi di Campagna Amica. Pasolini usa la città anche come set. In piazza Maggiore, davanti a San Petronio, Ninetto Davoli ride, corre e fa volare i colombi nell’Edipo Re del 1967, l’autobiografia mitizzata del regista. E sotto il Portico dei Servi in Strada Maggiore gira la penultima sequenza con Franco Citti e lo stesso Davoli ripresi sotto le volte a crociera che dal28 luglio 2021 sono anche Patrimonio Unesco. E lì vicino sorge la casa natale (ma lìrimase poco più di un anno prima di girovagare per tutto il Nord Italia al seguito del padre militare e infine traslocare nuovamente a Bologna in via Nosadella 37), al civico 4 di via Borgonuovo dove una targa ricorda l’evento. E sempre al numero 4 ma di via De’ Poeti era aperta la leggendaria libreria Palmaverde di Roberto Roversi dove nel 1955 venne fondata la rivista di poesia ‘Officina’ dallo stesso Pasolini con Francesco Leonetti. Un’altra libreria storica entra prepotentemente nella sua biografia, anch’essa sotto un portico, quello della Morte. È Nanni, al numero 8 di via de’ Musei: “Mi ricorda l’Idiota di Dostoievskij, il Macbeth di Shakespeare, mi ricorda tutti i miei primi libri”, scrive. È lì e alla Cappelli di Piazza Galvani, infatti che, quindicenne comincia ad acquistare volumi su volumi. Una curiosità che non l’ha mai abbandonato e che ricevette una vera e propria folgorazione all’università dove incontrò sulla cattedra di Storia dell’arte Roberto Longhi e i suoi corsi sui trecenteschi Masolino e Masaccio e il debito nei suoi confronti emerge tutto nella pellicola ‘Mamma Roma’ del 1962. E non a caso ‘Folgorazioni figurative’ s’intitola anche la mostra che fino al 16 ottobre è allestita nel Sottopasso di Piazza Re Enzo accostando i fotogrammi dei film di Pasolini ai capolavori d’arte che lo hanno ispirato