Volterra, il Palio del Cero accende la sfida tra contrade: aria di Rinascimento nel borgo etrusco

Il 2 giugno va in scena una delle manifestazioni più affascinanti e antiche della Toscana tra sbandieratori, corteo rinascimentale e prova di forza. Ma nell’antica Velàthri, “città di vento e di macigno”, sono tante le attrattive al di là della giornata di festa

di LAURA DE BENEDETTI
28 maggio 2024
Il 'tiro alla fune' tra le contrade, con in mezzo un pesante torrione, del Palio del Cero (Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)

Il 'tiro alla fune' tra le contrade, con in mezzo un pesante torrione, del Palio del Cero (Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)

Il poeta Gabriele D’Annunzio, nel soggiornavi, la definì “Città di vento e di macigno”, com’è inciso oggi su una pietra, all’ingresso di Volterra. Ma camminando per le strade del borgo toscano, arroccato su un’altura a 500 metri slm, godendo di una splendida visuale che consente di spaziare dai colli pisani fino al mar Tirreno, riuscendo talvolta a vedere le fumarole della ‘valle del Diavolo’ o gli impianti delle saline, la sensazione è di udire l’eco di una storia antica che tuttavia si sta ancora dipanando e ci affianca nel percorso. 

L'iscrizione che ricorda l'omaggio di D'Annunzio a Volterra
L'iscrizione che ricorda l'omaggio di D'Annunzio a Volterra

Nel selciato appaiono antichi fossili marini. Le tracce della grande città etrusca, l’antica Velàthri, sono ovunque. Così come i resti archeologici romani. Ma anche i tempi delle Signorie hanno lasciato il segno. Ed è proprio il rullo dei tamburi e il volteggiare acrobatico degli antichi stendardi ad opera degli sbandieratori, a richiamare in questi giorni l’attenzione dei turisti. In Piazza dei Priori, dove svetta l’omonimo palazzo dell’antica signoria, e oggi ha sede il Municipio, ospita, il 2 giugno di ogni anno, uno degli eventi più attesi e caratteristici del borgo, il Palio del cero, che anticipa di 3 giorni la festa patronale dedicata a San Giusto.

2 giugno il Palio del cero

Il Palio del Cero di Volterra, in programma il 2 giugno 2024 dalle ore 16 alle 19, è una delle manifestazioni più affascinanti e antiche della Toscana e, oltre a vedere i residenti impegnati in una disfida tra rioni, richiama sempre anche numerosi turisti. Il Palio del Cero ha radici che affondano nel Medioevo, quando le contrade di Volterra, come simbolo di devozione verso i Santi, donavano la cera alle chiese in occasione delle festività religiose. Nel Cinquecento la celebrazione si trasformò in una competizione con la Corsa dei Ceri, attraverso le vie del centro storico.

La gara e le Contrade

Il cero viene posto sul Torrione nel Palio che si celebra il 2 giugno (credits Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)
Il cero viene posto sul Torrione nel Palio che si celebra il 2 giugno (credits Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)

Oggi, il Palio del Cero si è evoluto in una gara tra i rioni (Contrada San Giusto, Contrada Sant'Agnolo, Contrada Sant'Alessandro – Porta all'Arco, Contrada Porta a Selci, Contrada Santo Stefano, Contrada Saline Moje Regis, Contrada Villamagna), senza più corse di esseri umani (come in passato) o di cavalli (come a Siena) ma la competizione è comunque serrata. Ciascuna contrada è rappresentata da otto ‘tiratori’ (sei uomini e due donne) impegnati in alcuni gironi ad eliminazione diretta di un ‘tiro alla fune’ dove le squadre contrapposte non sono devono vincere la forza degli avversari ma anche trascinare verso di loro una pesante torre su cui troneggia, appunto, un cero. Ogni anno, un artista volterrano dipinge il cero, che viene assegnato alla contrada vincitrice insieme allo stendardo bianco e rosso del Comune di Volterra.

Il Corteo Storico

Sfilata delle contrade e degli sbandieratori per il Palio del cero (credits Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)
Sfilata delle contrade e degli sbandieratori per il Palio del cero (credits Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)

Uno degli aspetti più suggestivi del Palio del Cero è l'apparato scenico. Prima dell'inizio della gara, le contrade sfilano in un corteo storico che riporta alla mente i fasti del passato. Dame in abiti rinascimentali, musici e i celebri sbandieratori volterrani animano le vie del centro storico.  Le contrade lavorano per mesi alla preparazione dell'evento, coinvolgendo l'intera comunità in un progetto che rafforza il senso di appartenenza e identità.

La festa del patrono di Volterra, San Giusto, si celebra il 5 giugno, proprio pochi giorno dopo il Palio del Cero, in cui le contrade si sfidano appunto per avere il Cero più grande da donare. Uffici e scuole chiusi, dunque, mentre i cittadini si recano nella chiesa di San Giusto ad omaggiare il Santo a cui sono devoti, con la processione delle ore 17.

Correva l’anno 1398

Volterra, A.D. 1398, due domeniche di agosto si torna al Medioevo
Volterra, A.D. 1398, due domeniche di agosto si torna al Medioevo

L’altro evento di grande richiamo turistico dopo il Palio del Cero, è, la seconda e la terza domenica di agosto (quest’anno l’11 e il 18 del mese), nel centro storico e nel Parco di Castello, la manifestazione “Correva l’anno 1398”, in cui Volterra fa di nuovo un tuffo nel Medioevo. Mercati, musica e balli, falconeria, sbandieratori e lanciatori di frecce, giocolieri e tagliatori di teste, dame e cavalieri, ma anche cibo e momenti ricreativi per tutti, grandi e piccoli.  Nei due giorni circola in città il ‘Grosso’,  moneta della Volterra medioevale che contrastava il Fiorino di Firenze. 

Alabastraio, mestiere da 3mila anni

La lavorazione dell'alabastro (Credits Consorzio Turistico Volterra)
La lavorazione dell'alabastro (Credits Consorzio Turistico Volterra)

A collegare i volterrani di ieri e di oggi, etruschi e toscani, è l’alabastro, detta pietra di luce perché ha la capacità di lasciar filtrare tanto i raggi del sole quanto l’energia elettrica. Motivo per il quale viene spesso utilizzato come elemento di arredo per realizzare originali lampade. Nell’antichità il termine indicava un piccolo vaso contenente unguenti e profumi. Quello dell’alabastraio si potrebbe definire uno dei mestieri più antichi del mondo dato che viene praticato da circa 3000 anni. A differenza di quanto si crede comunemente, però, l’alabastro, non è una pietra ma un minerale e dunque si lavora molto più facilmente, ad esempio, del marmo. Ciò ne rende facile la modellazione per opere di gioielleria, di arredo e di tipo scultoreo, sia di grande che di piccolo formato. Questo gesso di origine sedimentaria è per lo più bianco (scaglione) con differenti gradi di trasparenza, ma ha anche altre colorazioni: l’agata, il più pregiato, di colore giallo, il cinerino, quello di pietra a marmo (ossia color avorio con venature) e il bardiglio (varie sfumature di base e molte più venature effetto marmorizzato), la pietra gialla. Nei negozi di Volterra risplende in tutte le sue forme e colori ed è difficile tornare a casa senza un ‘pezzo’ di artigianato di alabastro di Volterra, considerato uno dei più pregiati al mondo.

La ‘Pesa del Sale’ di Volterra

Oltre che per l’alabastro, la città lega passato e presente ed è nota anche per il Sale di salgemma di Volterra.  A differenza delle saline, ad esempio, della Puglia, dove l’acqua del mare si deposita in bacini dove poi per evaporazione resta a terra l’oro bianco, elemento prezioso per secoli per la conservazione dei cibi, nelle terre di Pisa i giacimenti si sono formati nei millenni, quando l’acqua del mare si è ritirata: uno strato di argilla impermeabile li ha conservati e mantenuti ad uno stato di assoluta purezza. Lo stesso strato di argilla non ha consentito la diffusione dei vigneti che invece caratterizzano molte altre zone della Toscana; si produce solo un po’ di Sangiovese e si coltiva il grano.

Tra le tradizioni locali tramandate nel tempo c’è la Pesa del sale, che si tiene presso l'ex salina di Stato a Saline di Volterra. Questo rito, carico di simbolismo, sottolinea l’importanza che ha il sale per Volterra, già dal tempo degli Etruschi. 

La Valle del Diavolo e la via delle Streghe

Le fumarole di Sasso Pisano, in Val Cecina. Alcune sono visibili dal Volterra, che domina la valle
Le fumarole di Sasso Pisano, in Val Cecina. Alcune sono visibili dal Volterra, che domina la valle

La Val di Cecina, di cui Volterra è fulcro, si caratterizza anche per un altro fenomeno particolare. Si tratta infatti di una zona geotermica con fumaiole di vapore e soffioni boraciferi. I più noti e visibili sono quelli di Larderello e di Sasso Pisano. Per la presenza di questi geyser che sgorgano dal terreno, in passato la zona veniva chiamata Valle del diavolo. Oggi invece si sfrutta l’energia geotermica e i residenti ne traggono beneficio non dovendo sostenere i costi per riscaldare le abitazioni. Oltre alle colonne di vapore, queste crepe nel terreno lasciano passare anche il boro, un minerale prezioso per il nostro organismo. Da tempo, nella zona di Volterra, è estratto ed usato per la preparazione di prodotti farmaceutici. è bene sapere che nel borgo di Volterra esiste anche la Via delle Streghe, che si riunivano alla fonte di Mandringa, dove di giorno si recavano le lavandaie coi panni. Esiste ancora ma si trova sotto la sede stradale della via Pisana. 

Volterra cosa vedere

Una veduta aerea di Volterra (credits Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)
Una veduta aerea di Volterra (credits Consorzio Turistico Volterra Valdicecina)

Chi è appassionato di saghe cinematografiche e serie tv può recarsi a Volterra per ritrovare luoghi ed atmosfere di New Moon, secondo libro sui vampiri scritto da Stephenie Meyer che ha proprio immaginato una città sotterranea sotto il borgo come residenza dei Vulturi, anche se le riprese sono poi state girate a Montepulciano. Scorci di Volterra, invece, emergono dalla serie tv della Rai I Medici perché le riprese, per gli amanti del turismo cinefilo, sono state fatte nel borgo. Ma le cose da vedere nella città, oltre agli scorci panoramici, sono così tante che si consiglia l’acquisto della Volterra card

Velàthri e la Porta dell’Arco

Porta dell'Arco, costruita dagli Etruschi, faceva parte della cinta muraria di 7 chilometri del IV secolo a.C.
Porta dell'Arco, costruita dagli Etruschi, faceva parte della cinta muraria di 7 chilometri del IV secolo a.C.

L’antica Velàthri, fu una delle città più importanti fondate dagli Etruschi già nel VII secolo a.C., ricca per l’alabastro, le saline, ferro, rame e argento estratto dalle colline metallifere, protetta dalle ‘balze’ del terreno e dal IV secolo, da una cinta muraria di 7 chilometri. Basti pensare che oggi a Volterra vivono 10mila abitanti, di cui 6mila dentro le mura, mentre nel IV secolo a.C., la città raggiunse i 20.000-25.000 abitanti. La possente Porta dell’Arco (ma ci sono anche i resti della porta Diana), con la sua struttura a volta, dimostra un’abilità tecnica costruttiva precedente agli antichi romani. Una vicenda storica della Porta dell’Arco lega gli Etruschi alla Seconda guerra mondiale: i tedeschi in fuga l'avevano minata per farla saltare. I volterrani, soprattutto donne, anziani e bambini, per evitarlo, hanno ottenuto di ‘chiuderla’ in un giorno, tra il 30 giugno e l’1 luglio, riempiendola di pietre, come ricordano un bassorilievo e una targa. 

Fossili marini nella pietra 

A Volterra conchiglia fossile nel pavimento lastricato in pietra della pittoresca via Porta dell'Arco
A Volterra conchiglia fossile nel pavimento lastricato in pietra della pittoresca via Porta dell'Arco

Conchiglie e altri fossili sedimentati nelle pietre che lastricano le strade del centro storico della rupe, utilizzata come una cava per costruire la città stessa, evocano ere geologiche in cui il mare non distava 40 chilometri. Non resta che camminare a testa in giù, guardando bene dove si mettono i piedi. La conchiglia si trova proprio in via Porta dell’Arco, risalendo dalle mura verso il cuore di Volterra, per ritrovandosi nell’atmosfera di una tipica Signoria medioevale, davanti al palazzo dei Priori (inizio del 1200). 

Duomo e Battistero

L'iscrizione sul soffitto del Duomo: per la libertà di religione degli abitanti di Volterra, 1580
L'iscrizione sul soffitto del Duomo: per la libertà di religione degli abitanti di Volterra, 1580

Subito dietro il salotto buono della città si trova il centro religioso di Volterra. Oggi in piazza San Giovanni ci sono il Battistero, già documentato nel 1161 ed ancora utilizzato oggi. All’epoca aveva due ingressi, uno per i puri e uno per gli impuri (poi chiuso, oggi la nicchia custodisce l’altare). L’acquasantiera è stata ricavata da un cippo funerario etrusco capovolto. Di fronte si trova la Cattedrale, consacrata nel 1120 da Papa Callisto II, mentre sui due lati, a testimoniare un intero ciclo di vita, c’erano un ospedale (oggi infopoint e centro espositivo) e un cimitero. Nel Duomo, oltre allo splendido soffitto, una deposizione lignea del 1228 ancora ben conservata coi vividi colori originari. Da notare le finestre con le vetrate in alabastro.  

Il Battistero, di fronte al Duomo, usato ancora oggi, aveva due ingressi: uno per i puri e uno per gli impuri
Il Battistero, di fronte al Duomo, usato ancora oggi, aveva due ingressi: uno per i puri e uno per gli impuri

Il teatro romano e le terme

Ai piedi di Volterra, i resti del teatro e delle terme romane
Ai piedi di Volterra, i resti del teatro e delle terme romane

I romani nel I secolo a.C. costruirono un ampio teatro con le terme e il foro (il marmo che lo rivestiva venne portato via nel Medioevo) ai piedi della città, i cui resti, dopo la veduta dall’alto, sono visitabili e ospitano un festival estivo. In cima al borgo, invece, i resti dell’Acropoli con le fondamenta dei templi e una cisterna romana accessibile ai turisti. Tra un paio d’anni sarà fruibile anche l’anfiteatro, scoperta più recente.

L’Ombra della sera a Volterra

Anche i reperti etruschi tornano a nuova vita. Da non perdere, ovviamente, il Museo etrusco che custodisce le iconiche statuette ‘Ombra della sera’, facente parte di una serie di sculture votive chiamate così per la forma umana allungata, e ‘Urna degli sposi’, riproposte in varia oggettistica come gadget nei negozi della città. Ma non mancano gli orafi che rielaborano, in oro e argento, gioielli dalle forme molto antiche e così incredibilmente moderne creati per le etrusche.

Volterra, cosa gustare

Una veduta delle colline Pisane da Volterra verso la 'valle del Diavolo' con le sue fumarole
Una veduta delle colline Pisane da Volterra verso la 'valle del Diavolo' con le sue fumarole

Le tante tipicità gastronomiche della Toscana sono anche delle Terre di Pisa. Da non perdere comunque, oltre al sale così puro, il Pecorino, il Tartufo, il Salame e il Cinghiale, tutti propri di Volterra. In via Gramsci, la gelateria L'isola del gusto è stata pluripremiata a livello nazionale due volte: nel 2017 col gusto menta selvatica e nel 2018 con la ‘crema di Ersilia’. Tra i locali storici e caratteristici ci sono il Velatri caffè e il ristorante Le cantine di palazzo Viti che evoca il 'macigno’ su cui erge Volterra e, persino, con la sua profonda cisterna di raccolta dell’acqua poi divenuta Cripta del vampiro, anche i Volturi e la saga di Twilight. Il locale, con un passato da discoteca, ha sede nel cinquecentesco Palazzo acquistato in centro storico da Giuseppe Viti, che fece fortuna vendendo l’alabastro di Volterra in India: buona parte della ristorazione avviene sotto la sede stradale ma nei mesi estivi c’è l’opportunità di aperitivi nella terrazza affacciata sul Teatro romano. Nei piatti, invece, cinghiale in salmì, trippa alla Volterrana, pappardelle di lepre, tagliate di manzo, ovviamente alla fiorentina.

Volterra, i dintorni

I giganti di Peccioli (credits Belvedere spa)
I giganti di Peccioli (credits Belvedere spa)

Volterra si trova in Toscana a meno di una trentina di chilometri da Peccioli, incoronato Borgo dei borghi 2024 dal programma Rai dove da vedere ci sono l’imponenza dei Colossi che sbucano dal terreno, il fascino del Palazzo senza tempo sospeso tra le colline e la rocca longobarda.

Credits: guida turistica Claudia Meucci, Consorzio Turistico Volterra Valdicecina Valdera, gruppo Human Company – Hu Montescudaio village