Henri Cartier-Bresson: la sua Italia in 200 scatti d’amore

Viaggio sentimentale da Nord a Sud tra gli anni ’30 e ‘70. L’esposizione dedicata al celebre fotografo francese fino al 26 gennaio 2025 a Palazzo Roverella a Rovigo

di STEFANO MARCHETTI
6 ottobre 2024
La mostra 'Henri Cartier-Bresson e l’Italia' rivela per la prima volta i viaggi del celebre fotografo francese nel nostro Paese

La mostra 'Henri Cartier-Bresson e l’Italia' rivela per la prima volta i viaggi del celebre fotografo francese nel nostro Paese

"Insieme agli Stati Uniti, all’India e al Messico, l’Italia è uno dei Paesi che Henri Cartier-Bresson ha fotografato di più. Tuttavia, curiosamente, nulla era stato mai pubblicato finora sui suoi viaggi in Italia".

Così Clément Chéroux, direttore della fondazione dedicata al celebre fotografo francese, "l’occhio del secolo", come è stato definito. È dunque una mostra eccezionale quella che Palazzo Roverella di Rovigo propone fino al 26 gennaio 2025 (a cura di Chéroux e di Walter Guadagnini, direttore della Fondazione Camera di Torino): il rapporto fra ‘Henri Cartier-Bresson e l’Italia’ viene esplorato attraverso duecento scatti e numerosi documenti, per ripercorrere una storia che dal 1932 si è dipanata fino al 1973, quando il Maestro ha abbandonato la fotografia ed è tornato all’antico amore per il disegno.

Cartier-Bresson ha raccontato le trasformazioni della nostra nazione, e in particolare del Sud, documentando con acume gli anni in cui l’Italia usciva dalla guerra per avviarsi un boom economico fatto anche di contrasti e contraddizioni. Il fotografo non amava mostrare il suo volto, gli piaceva lavorare cogliendo il ‘momento decisivo’ e la realtà nel suo divenire" "Non costruiva l’immagine ma aspettava il momento cercando di non farsi vedere", spiega Guadagnini.

Aveva 24 anni quando compì il suo primo viaggio in Italia con l’amico André Pieyre de Mandiargues e la fidanzata Leonor Fini, toccando Trieste, Firenze, Livorno, Siena, Napoli e Salerno. Ci tornò poi nel 1951, quando era già famoso, aveva esposto al MoMa di New York e aveva fondato l’agenzia Magnum insieme a Capa, Seymour, Rodger e Vandivert: viaggiò fra Roma, l’Abruzzo e la Lucania realizzando anche reportage per le grandi riviste come Life o Harper’s Bazaar. Tenendo come riferimento lo scrittore Carlo Levi (autore di ’Cristo si è fermato a Eboli’), realizzò alcune delle sue foto più intense a Matera e a Scanno, presso L’Aquila.

A Roma si recò più volte e nel 1958 vi documentò l’elezione di Papa Giovanni XXIII: seppe cogliere così i cambiamenti della capitale che andava aprendosi alla modernità, con tutti i problemi connessi, le periferie, il traffico... A Napoli come a Venezia, a Ischia o in Sardegna sempre rivolse il suo sguardo agli usi e costume del Paese e dei suoi abitanti. E ancora a Matera furono dedicate le sue ultime foto italiane dei primi anni ‘70, in quella Basilicata, sospesa fra le identità locali e l’avanzare della modernità, con cui ebbe sempre un rapporto speciale.

Info: www.palazzoroverella.com