I Viaggi di Franz Kafka, l’omaggio italiano al grande scrittore nel centenario della morte
Da Milano a Venezia, dal lago di Como a Riva del Garda: una mostra ripercorre i luoghi raccontati dal romanziere boemo nei suoi 4 viaggi nel nostro Paese
In occasione del centenario della scomparsa del grande scrittore Franz Kafka, l'Istituto Italiano di Cultura di Praga ha aperto una mostra che offre uno sguardo inedito sulla vita del celebre scrittore ceco, esplorando i luoghi dove si era recato in vacanza o per lavoro e che lo hanno ispirato. L’esposizione resterà aperta fino al 21 maggio 2024.
Ne ‘I Viaggi di Franz Kafka’, vengono presentate una serie di immagini catturate dal fotografo Jan Jindra nei luoghi visitati da Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924) e svelate le note segrete che il romanziere ha preso nei suoi diari di viaggio. La mostra approfondisce anche il legame speciale tra Kafka e il suo amico più stretto, Max Brod, che hanno esplorato insieme alcune nazioni europee, tra cui, in particolare, l'Italia. Tra il 1909 e il 1920, il celebre scrittore praghese compì ben quattro viaggi nella penisola italiana e visitò una decina di città tra cui, in particolare, luoghi come Venezia, Merano, Brescia e il Lago di Garda. Kafka e Brod “erano interessati ai monumenti, alla natura, ma nei diari (di Kafka, ndr) troviamo anche menzioni delle visite in case di tolleranza, sia a Milano che a Parigi, ma in maniera molto composta”, racconta la giornalista Judita Matyasova, autrice del progetto, i cui testi accompagnano le fotografie.
Il reportage da Brescia per il Bohemia
Jindra e Matyasova, che in nove anni hanno raggiunto
70 luoghi visitati da Kafka, ribaltano l'immagine dello scrittore, quella di un uomo assorbito della propria ro utine di impiegato e che ha trascorso la vita solo a Praga: “Affascinato da moderne tecnologie, nel 1909 era a Brescia per ammirare gli aeroplani e ne aveva ricavato il suo unico reportage, pubblicato nel quotidiano Bohemia a Praga”, ha aggiunto la giornalista. In tutti questi luoghi, comunque, lo scrittore, raccolse impressioni e osservazioni che poi riversò nei suoi diari di viaggio, offrendo uno sguardo intimo sulle sue esperienze e riflessioni durante il tour europeo del 1911.I viaggi di Kafka in Italia: 1909 Riva del Garda e Brescia
Nel 1909, Franz Kafka, 26enne logorato dal lavoro d'ufficio senza pause, con un certificato medico ottenne un permesso speciale di 8 giorni. Il 4 settembre, Kafka e i fratelli Max e Otto Brod arrivarono a Riva del Garda, già luogo amato dagli abitanti dell'impero austro-ungarico, per un periodo di relax. Alloggiarono al Sanatorium del Dr. Von Hartungen trascorrendo le giornate tra escursioni, bagni e letture. A Riva del Garda, Kafka è ancora ricordato: una delle vie porta il suo nome. Il 9 settembre 1909 nella vicina Montichiari – Brescia ebbe luogo il primo circuito aereo internazionale, che vide la partecipazione di 14 piloti provenienti da Italia, Francia e Stati Uniti, con la presenza del Re. Tra gli spettatori illustri c'era Gabriele D'Annunzio, che volò sull'aereo del pioniere americano Glenn Curtiss, e anche il musicista Giacomo Puccini. Franz Kafka e Otto Brod, presenti come ospiti, scrissero entrambi dei reportage sull'evento: quello di Kafka era intitolato "Aeroplani a Brescia".
I viaggi di Kafka in Italia: sul lago di Como
Il 26 agosto 1911, Franz Kafka partì per un viaggio di diciotto giorni attraverso diverse nazioni europee, tra cui Svizzera, Italia e Francia, in compagnia di Max Brod. Durante questa avventura, entrambi tennero dei diari di viaggio, successivamente pubblicati (Franz Kafka, Diari di viaggio 1909 – 1912, Torino, Robin Edizioni, 2022).
La prima tappa fu Osteno, sulle rive del Lago di Lugano (ma sul versante italiano), raggiunta in piroscafo dalla Svizzera. Dopo una breve visita al paese, Kafka annotò nel suo diario: "Osteno. Il prete chierico in compagnia di donne".
Successivamente, Kafka e Brod si diressero verso il lago di Como, a Cadenabbia. Durante una passeggiata lungo le rive del lago, visitarono Villa Carlotta e il relativo giardino botanico. Kafka rimase colpito dalla scultura di Amore e Psiche e prese appunti dettagliati sulle varie specie di piante presenti nel giardino, dalle magnolie ai glicini.
Da Cadenabbia, i due amici si spostarono a Menaggio (Como), dove Kafka scrisse delle difficoltà linguistiche che incontrava durante il viaggio: lui parlava un “italiano incerto” e dunque l’interazione era difficoltosa.
Infine, Kafka e Brod presero il treno per Porlezza (Como), dove trascorsero il tempo principalmente nuotando e passeggiando per la città. Kafka notò scene particolari come il tedesco dal dente d'oro che si lamentava per l'orario di chiusura dello stabilimento balneare: gli avevano venduto il biglietto di ingresso alle 11.45 ma appena era entrato il bagnino gli aveva detto che si chiudeva alle 12 e che aveva dunque pochi minuti: “(...) gli rimane ancora quasi un quarto d’ora per fare il bagno e vestirsi. Da piangere” annota Kafka.
I viaggi di Kafka in Italia: a Milano
Durante il loro viaggio europeo nel 1911, Franz Kafka e Max Brod intendevano visitare l'esposizione internazionale di Torino come ultima tappa italiana. Tuttavia, all'ultimo momento, cambiarono i loro piani e optarono per una visita a Milano, approfittando di biglietti scontati. La sera stessa della loro arrivo, assistettero a una commedia al Teatro Fossati. Come ogni turista che si rispetti la loro prima tappa fu il Duomo di Milano. Kafka rimase inizialmente scettico: “Il Duomo dà fastidio con tutte le sue guglie" scirsse, ma una volta all'interno rimase affascinato dalla vastità degli spazi. Salirono anche sulle terrazze della cattedrale per godersi il panorama sulla città. Successivamente, esplorarono la Galleria Vittorio Emanuele II, rimanendo impressionati dalla sua grandiosità: "Così piccoli come in Galleria non ho ancora visto gli uomini” scrisse, tra le altre cose, Kafka.
Il vero Eden?
Infine, durante il loro breve soggiorno fecero una visita al bordello Al vero Eden. Tuttavia, le loro esperienze non furono positive, trovando l'ambiente poco accogliente e le ragazze lavoratrici francesi poco affabili. Kafka annotò queste impressioni nei suoi diari, sottolineando l'atmosfera poco paradisiaca del locale, a dispetto del suo nome e della sua popolarità, anche se questi passaggi sono rimasti a lungo inediti per la censura operata da Max Brod. Invece di far ritorno direttamente a Parigi i due ‘turisti’ si recarono a Stresa, sul Lago Maggiore dove trascorsero due giorni tranquilli, nuotando e passeggiando lungo le rive del lago. Prima di partire da Milano descrissero la stazione ferroviaria in miniatura vista in un negozio di giocattoli, “con binari che si chiudevano in un cerchio senza condurre da nessuna parte”.
I viaggi di Kafka in Italia: Trieste e Venezia
Nel settembre del 1913, Franz Kafka intraprese un altro viaggio in Italia, visitando città come Trieste, Venezia, Verona, Desenzano e Riva del Garda. Durante questo periodo, scrisse dettagliatamente dei suoi viaggi alla sua fidanzata, Felice Bauer, e molte delle sue lettere e cartoline furono in seguito pubblicate nel libro "Lettere a Felice". A differenza dei suoi precedenti viaggi in Italia con l'amico Max Brod, durante i quali si soffermava sulla descrizione dei luoghi, dei fatti, delle persone, anche perché lo ‘strumento’ era un diario di viaggio, questa volta lo scrittore di Praga, scrive alla sua amante e dunque le sue parole sono più concentrate sul suo stato interiore e sulla crisi personale e relazionale. In partenza da Vienna il 13 settembre scrisse: “Ora vado da solo, e vedrò se la mia avversione a viaggiare con un compagno era maggiore della mia incapacità di agire in modo indipendente, di lingue straniere, di incidenti fortunati(...)." (Franz Kafka, Dopisy Felici, Praha Nakladatelství Franze Kafky, 1999). La prima tappa del suo viaggio, ma solo di passaggio, lo condusse a Trieste, dove giunse la sera del 14 settembre 1913. Il giorno successivo prese una nave per Venezia e raccontò in una cartolina di aver avuto la nausea, nonostante il viaggio breve “ma con una burrasca di vento”. Si sistemò all'Hotel Gabrielli Sandwirth: sulla sua facciata c'è ancora oggi una targa che ricorda il soggiorno di Kafka a Venezia. Il suo umore era cupo: “sono triste fino alle lacrime”, scrisse, pur trovandosi sotto il “luminoso cielo veneziano”: “Ma cosa posso fare, Felice? Dobbiamo lasciarci”.
I viaggi di Kafka in Italia: Verona e Desenzano
Il suo malessere non migliora nella tappa a Verona, dove lo scrittore visitò la chiesa di Santa Anastasia e partecipò a una festa popolare. Lo scrittore scrisse ancora a Felice: “(...) Non tengo affatto un diario, non so perché dovrei, non incontro nulla che mi commuova interiormente. Questo vale anche quando piango, come ho fatto ieri in un cinema di Verona”. Dopo Verona, Kafka si fermò a Desenzano del Garda, dove trascorse momenti di riflessione e solitudine, come descrisse in una lettera inviata a Felice il 21 settembre 1913.
Il Sanatorio a Riva del Garda
Infine, questo terzo viaggio in Italia si concluse a Riva del Garda: Kafka, che soffriva di tisi, ritornò nel Sanatorio del Dr. von Hartungen. Scrisse a Felice: “Sono vuoto in ogni angolo del mio essere e privo di significato anche nel mio senso di infelicità. Vorrei che, invece di andare nel sanatorio, potessi andare su un'isola dove non c'è nessuno...". In realtà proprio qui lo scrittore si innamorò di G.W. una ragazza svizzera 18enne, residente in Italia, anch’essa ricoverata. Il loro idillio durò una decina di giorni, fino a quando lui ripartì: "(...) La dolcezza della tristezza e dell'amore. Come mi ha sorriso nella barca. Questa è stata la cosa più bella di tutte”.
I viaggi di Kafka in Italia: le Terme di Merano
Nel 1920, Kafka fece il suo ultimo viaggio in Italia, soggiornando nella città termale di Merano, in Alto Adige, da aprile a giugno. Qui, in Italia, prese vita la sua relazione amorosa con Milena Jesenská, che gli aveva scritto per chiedergli il permesso di tradurre in ceco i suoi racconti: ne nacque una passione che li legò per due anni, fatta di brevi incontri e tante lettere (sono rimaste quelle di lui). Nel ‘24 Kafka morì in un sanatorio, lei invece, partigiana, fu catturata e morì nel campo di concentramento di Ravensbruck. Del loro amore segreto scrisse poi, come promesso, Margarete Buber-Neumann, ne “Milena, l’amica di Kafka”.
Tra le fonti principali: Centro Ceco di Roma