La ‘rivoluzione gentile’ dei Preraffaelliti nell’Inghilterra vittoriana

La loro fu una rivoluzione gentile: la rivoluzione della sensualità, dell’eleganza, del colore. Della bellezza. Nell’Inghilterra di metà Ottocento, dominata...

di Redazione Itinerari
7 aprile 2024

La loro fu una rivoluzione gentile: la rivoluzione della sensualità, dell’eleganza, del colore. Della bellezza. Nell’Inghilterra di metà Ottocento, dominata dalla rigida morale vittoriana, dal grigiore dei nuovi conglomerati industriali e dalle regole ferree e severe imposte dalla Royal Academy, un gruppo di giovani artisti decise che era giunta l’ora di cambiare, di ripartire, di rinascere.

Nel 1848 Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt e altri amici e compagni si riunirono in una ‘confraternita’ artistica, desiderosa di ispirarsi "ai tratti ingenui di espressione sincera e spontanea grazia" che avevano reso l’arte italiana "così essenzialmente vigorosa e progressista": l’arte dell’Italia del ‘200, del ‘300 e del ‘400, di Giotto e Cimabue, di Filippo Lippi e del Beato Angelico, insomma tutta l’arte precedente al Raffaello e al Michelangelo venerati nelle accademie. Quei giovani artisti inglesi – da Rossetti a Edward Burne-Jones o William Morris e Frederich Leighton (nella foto sopra, ’Greek girls picking up pebbles by the sea’) – cercavano una nuova purezza, libera da schemi troppo stretti.

Decisero di chiamarsi ’Preraffaelliti’, appunto, e il loro fu davvero un ’Rinascimento moderno’, come ci ricorda la grande mostra che fino al 30 giugno, al Museo Civico San Domenico di Forlì, riunisce più di trecento opere, dai dipinti alle sculture, dai mobili alle ceramiche, con prestiti da collezioni di tutto il mondo, e soprattutto affianca le opere dei Preraffaelliti inglesi con quelle dei loro eccelsi modelli italiani del passato, Botticelli, Verrocchio, Mantegna e altri maestri.

Diretta da Gianfranco Brunelli e curata da un pool di massimi esperti come Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi, la mostra eccelle fra gli eventi espositivi della primavera italiana: sono già più di 35mila i visitatori che l’hanno apprezzata, e almeno 40mila le nuove prenotazioni. Raccontare i Preraffaelliti – sottolinea la professoressa Prettejohn – significa "parlare soltanto di una storia d’amore", l’amore per quell’arte italiana in cui si vedeva una rinascita dello spirito dell’uomo.

Quella dei Preraffaelliti fu anche una grande storia al femminile: non solo perché molti dipinti raffigurano figure femminili dalla sensualità enigmatica e dalla bellezza sfuggente, ma soprattutto perché donne come Elizabeth Siddal, Evelyn De Morgan o Marianne Stokes non furono semplicemente ‘muse’ degli artisti, ma contribuirono attivamente a plasmare l’estetica dei loro sodali.

Anche se la confraternita durò solo pochi anni, lo stile e il pensiero dei Preraffaelliti ha continuato a diffondersi non solo in Inghilterra, si è esteso anche alla stessa Italia, con le tendenze neorinascimentali della seconda metà dell’Ottocento, e continua ancora a ‘vivere’ nella moda, nella pubblicità, nel cinema e nell’illustrazione. Un fascino eterno. Ogni altra informazione sulla mostra, sugli orari e sugli ingressi sul sito www.mostremuseisandomenico.it