Dalla scultura alla pittura. L’arte provocatoria di Baselitz a Sabbioneta

La mostra a Sabbioneta unisce la visione di Vespasiano Gonzaga nel XVI secolo con l'arte contemporanea di Georg Baselitz, esplorando temi provocatori e intimi attraverso sculture, pitture e incisioni. Baselitz, nato in una Germania devastata dalla guerra, ha rivoluzionato l'arte con la sua poetica artistica unica, ispirata anche dall'Italia rinascimentale. La mostra offre uno sguardo profondo sull'uomo e sull'artista, entrambi protagonisti della loro epoca.

di Redazione Itinerari
7 luglio 2024

Dalla scultura alla pittura. L’arte provocatoria di Baselitz a Sabbioneta

La ’città ideale’ voluta da Vespasiano Gonzaga nel XVI secolo sposa e si compenetra nell’arte contemporanea di un altro grande visionario, Georg Baselitz (sopra nella foto di Benjamin Katz). La mostra in corso a Sabbioneta (foto di Studio Digital Art) fino al 24 novembre nella Galleria degli Antichi di Palazzo Giardino ha un titolo che si ispira molto a una frase pronunciata da un altro grande del Novecento, Marcel Duchamp, del quale Baselitz fu ammiratore, ma anche fiero avversario sul concetto della ’pittura morta’: ’Belle Haleine’, il bel respiro, la descrive risorta.

L’esposizione – curata da Mario Codognato – va dalle sculture alle pitture e presenta per la prima volta in Italia il ciclo completo delle grandi incisioni su linoleum, dieci, a tema molto provocatorio: litografie erotiche che, basate sul rapporto intimo fra i due sessi, ispezionano le fragilità, le angosce e lo struggimento tipico di un uomo nato sotto la dittatura e che ha visto nella evoluzione del dopoguerra e nel suo attuale disagio l’orgoglio della speranza e di nuovo l’incubo della guerra.

Baselitz nasce nel 1938 a Kamenz, in Sassonia: la Germania è sotto Hitler, ma poi nell’adolescenza crescerà nella Germania Est asservita all’Urss. Il suo bisogno di combattere per la libertà è forte, come la sua ispirazione, che però non vuole costringere a una sola visione, soprattutto non può essere perbenista: "Sono nato in un ordine distrutto, in un paesaggio distrutto, fra persone distrutte, in una società distrutta. Non ho voluto ristabilire un ordine. Ho visto abbastanza del cosiddetto ordine. Sono stato forzato a mettere tutto in discussione, a essere ‘naive’, a ricominciare di nuovo".

E così l’artista tedesco, che ora vive con la moglie in Austria, ha messo in atto a partire dal 1963 la sua rivoluzione artistica, seguendo i grandi che lo avevano preceduto ma senza mai assoggettarsi alle loro mode, cercando ispirazione anche in Italia, con lunghi soggiorni a Firenze e in provincia di Arezzo dove è ven utoa contatto con la nostra cultura rinascimentale. Proprio dallo studio degli altri artisti, Baselitz ha creato una sua riconoscibile e intangibile poetica artistica: le ’fratture’ esposte propongono le sue figure dipinte al contrario, perché la concentrazione del visitatore non venga mai meno e perché ogni sguardo possa contemplare una diversa interpretazione.

Un altro passo della sua produzione è quello della scultura, solitamente di grande dimensione. La sua prima esposizione in questo genere è stata alla Biennale di Venezia nel 1980. Ma qui, grazie alla Fondazione Sabbioneta Heritage, sono da osservare i grossi scarponi militari che ci ricordano l‘assordante e deflagrante marcia della guerra.

"Potrebbe sembrare antitetico confrontare Vespasiano e Baselitz, il primo condottiero e duca il secondo figlio del popolo – spiega Ezio Zani, diretore di Sabbioneta Heritage –, ma in entrambi al centro del pensiero c’è l’uomo; il Gonzaga lo pone come fulcro della sua città ideale e ne coltiva il mito; quello dell’artista, eroe sconfitto ma non rassegnato, assiste alla caduta delle ideologie".