Toscani, ottant’anni da situazionista: Bologna rende omaggio al maestro

di LORELLA BOLELLI
6 maggio 2022
Oliviero Toscani accanto a uno dei suoi scatti più celebri realizzati per la Benetton e destinati a far parlare di sé per il contenuto ’trasgressivo’

Oliviero Toscani accanto a uno dei suoi scatti più celebri realizzati per la Benetton e destinati a far parlare di sé per il contenuto ’trasgressivo’

Bologna - La sua foto al fondoschiena dell’allora compagna, la modella Donna Jordan, inguainata in un paio di short in jeans Jesus su cui campeggiava la scritta ‘Chi mi ama mi segua’ fece gridare allo scandalo benpensanti e non e introdusse nella pubblicità un vento rivoluzionario da cui non si tornò più indietro. Era il 1973 e l’autore di quello scatto la cui fama è diventata perpetua, pur perdendo del tutto, nell’immaginario collettivo, il senso di provocazione che ne aveva accompagnato l’apparizione sui muri, era un trentenne di nome Oliviero Toscani che da quel momento divenne il più ricercato dal mondo del fashion (pur non trascurando anche in quel contesto di lustrini i messaggi di denuncia come la denuncia della piaga dell’anoressia durante la settimana della moda milanese del 2007). Quasi cinquant’anni dopo lo spirito irriverente non l’ha perso ed è riuscito a instillarlo anche nel suo grido contro la guerra che ha sintetizzato nell’immagine di un bambino con una bandiera dell’Ucraina in mano colto mentre fa una linguaccia. Alle sue campagne coloratissime e memorabili per marchi come Benetton e Fiorucci è dedicata anche la mostra che fino al 4 settembre si può ammirare a Palazzo Albergati di Bologna dov’è allestita (visite ogni giorno dalle 10 alle 20) ‘Oliviero Toscani. 80 anni da situazionista’ per celebrare il genetliaco e la carriera di un artista che, come nessun altro, ha saputo cogliere nel suo obiettivo una società fatta di luci e ombre, di situazioni felici e criticità (tra i maglioni Benetton si nascondevano, ma nemmeno troppo, richiami al razzismo, all’aids, alla guerra, alla violenza, al sesso, alle ingiustizie) e di una raccolta inestimabile di volti famosi (Mick Jagger, David Bowie, Lou Reed) ma anche di espressioni indimenticabili di donne, uomini e bambini catalogati nel grande progetto ‘Razza umana’. In contemporanea, nella stessa location e fino alla stessa data di chiusura, il percorso di ‘Photos!’, che si apre con lo scatto del 1902 di Alfred Stieglitz ‘The hand of man’. Il treno con lo sbuffo del vapore fa da immagine simbolo di un viaggio storico intrapreso grazie alla collezione di Juàn Castilla, l’imprenditore spagnolo che fin da piccolo si è appassionato a questa forma d’arte e da trent’anni frequenta fiere, aste e mercati per dare risalto a un linguaggio che da cenerentola è diventato testimonianza preziosa e insostituibile della creatività contemporanea. Una settantina di esemplari approdano per la prima volta in Italia presentando autori mitici come Man Ray (si può vedere ‘Le violon d’Ingres’), Henri Cartier-Bresson, Robert Capa (che ha immortalato ‘La morte del miliziano lealista’ ma anche Pablo Picasso con la compagna Francoise Gilot sulla Costa Azzurra), Albert Korda col suo ritratto di Che Guevara, Robert Doisneau e il famoso ‘Bacio’.