Sasso Fratino, la foresta dei giganti

di STEFANO MARCHETTI -
30 dicembre 2021
dappled light under the forest; moss on the rocks

dappled light under the forest; moss on the rocks

Nella foresta di Sasso Fratino, all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi tra Santa Sofia e Bagno di Romagna (Forlì Cesena), svettano faggi di più di 500 anni d’età. Pensate: erano appena degli arbusti quando Leonardo ritraeva la sua enigmatica Monna Lisa o quando Michelangelo dava gli ultimi tocchi agli affreschi della Cappella Sistina, mentre oggi sono giganti possenti e maestosi, fra i più antichi d’Europa. Ecco perché nel 2017 l’Unesco ha accolto le faggete vetuste del Parco e la Riserva integrale di Sasso Fratino tra le meraviglie del Patrimonio dell’Umanità che già includeva le foreste dei Carpazi e di altri dieci Paesi europei. L’area designata comprende non soltanto la riserva (più di 750 ettari) ma anche un vasto territorio circostante, per una superficie totale di circa 7724 ettari. Già nel 1959 l’Azienda di Stato per le foreste demaniali istituì a Sasso Fratino la prima riserva naturale integrale d’Italia che oggi si estende fra i 650 e i 1520 metri di quota. Il ‘padre nobile’ dell’iniziativa di tutela fu Fabio Clauser, allora amministratore delle Foreste Casentinesi, che ‘disobbedì’ al piano di gestione forestale che avrebbe previsto l’abbattimento di quelle piante orgogliose e selvagge, anzi si impegnò perché l’ecosistema venisse stabilmente protetto dall’azione dell’uomo. Il Reparto Carabinieri Biodiversità di Pratovecchio, proseguendo la preziosa opera svolta dal Corpo Forestale dello Stato, custodisce la riserva con la cura che si deve a un bene di valore inestimabile: per questo l’accesso a Sasso Fratino è assolutamente precluso, mentre è possibile visitare l’ampia area circostante del parco nazionale, attraverso la rete di sentieri che si inoltra tra le foreste vetuste. Sopra i 1.300 metri, nella riserva, troviamo quasi esclusivamente faggi, con qualche acero di monte. Nel nucleo centrale, faggi e abeti bianchi sono i re dei boschi, insieme a qualche acero riccio, olmo montano e frassino maggiore. Sotto gli 800 metri si affacciano anche il cerro, il carpino nero e bianco, e gli arbusti di corniolo e sorbo. E spunta l’agrifoglio. In autunno, col cambio di stagione, tutti i meravigliosi alberi danno vita all’incantevole spettacolo del foliage. La storia di queste antiche foreste, e in particolare di quella di Sasso Fratino, è lunga e affascinante. Alla fine del ‘300 la Repubblica di Firenze acquisì le tenute forestali del Casentino che erano state di proprietà della famiglia dei Conti Guidi di Modigliana e di Battifolle, e le ‘consegnò’ alle cure dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Da allora i boschi di quest’area protetta hanno continuato a vivere pressoché inalterati, senza tagli. Nel 1838 le foreste passarono al Granduca Leopoldo II e lo Stato italiano le acquistò nel 1914. È un tesoro verde che ci porta davvero alle radici della nostra Storia.
L’APPENNINO

Montagne al confine geografico e climatico

Dal Passo della Cisa al Passo delle Forbici, ovvero nel territorio fra Reggio Emilia e Massa Carrara, si estende l’area dell’Appennino Tosco Emiliano che nel 2015 l’Unesco ha incluso nella rete delle Riserve ‘Uomo e biosfera’ Mab. Siamo proprio al confine geografico e climatico fra l’Europa continentale e l’Europa mediterranea, e nei secoli – spiegano gli esperti – qui si sono create le condizioni fisiche e ambientali per la nascita di alcuni dei prodotti agroalimentari più famosi, dal Parmigiano Reggiano al prosciutto di Parma. Nella riserva si trova oltre il 70% della biodiversità italiana, com oltre duemila specie, 122 delle quali (uccelli, anfibi, mammiferi, pesci) sono di speciale interesse e tutela. Fortezze, pievi, siti geologici raccontano il tempo in tutta la sua inesauribile ricchezza.
IL DELTA DEL PO

Dove il fiume diventa mare

È sempre un’emozione trovarsi dove il grande fiume diventa mare, magari proprio là, ai piedi del faro di Goro che sembra guardare uno spazio infinito. Il Delta del Po (l’unico delta esistente in Italia) è stato riconosciuto dall’Unesco come riserva di biosfera, un territorio di straordinaria importanza ambientale, fra Emilia Romagna e Veneto. Anno dopo anno, secolo dopo secolo, il fiume ha continuato a scorrere e a sedimentare i suoi depositi presso la foce, creando anche un lungo tratto di litorale sabbioso non antropizzato, dall’aspetto ancora rude e selvaggio. Le bonifiche dei terreni hanno comunque mantenuto le zone umide delle valli, dove fra i canneti si possono ammirare anche i fenicotteri, e tutta la rete di canali e paludi dove la pesca è ancora l’attività principale.