Morto Carlo Gaggioli, il re del Pignoletto decano dei vignaioli bolognesi

di BEPPE BONI -
4 dicembre 2023
Carlo Gaggioli

Carlo Gaggioli

Il tempo ha portato via all'improvviso Carlo Gaggioli, 93 anni, decano dei vignaioli bolognesi e paladino dei vino che ha prodotto con passione per decenni, il Pignoletto, che lui considerava una bandiera di queste terre come le Torri Garisenda e Asinelli, Piazza Maggiore, lo stadio Dall'Ara, il Paladozza. Non c'è Bologna senza Pignoletto, il vino giusto per l'abbinamento con i tortellini, ripeteva in ogni occasione. Mi aveva inviato un messaggio su Whatsapp pochi giorni giorni fa, indispettito perché alla disfida dei tortellini fra Modena e Bologna avevano messo in tavola l'Albana romagnola. Del resto sfidava continuamente i cugini di casa modenesi che non vogliono sentire ragioni, per loro con i tortellini si beve Lambrusco. Carlo viveva la professione di produttore di vino come un pioniere instancabile, un cercatore d'oro sempre pronto a scoprire nuovi giacimenti di qualità. Seguiva la produzione passo per passo, dalla vendemmia, alla potatura, guidava la filiera fin quando non vedeva brillare il vino dentro le bottiglie della cantina che sorge accanto all' agriturismo della figlia Maria Letizia. Al Gambero Rosso che  lo ha premiato con i Tre bicchieri aveva esposto la sua filosofia. "L’azienda è nata parecchi anni fa quando ancora facevo il veterinario. Vedevo tra i filari delle vigne un’uva bellissima, ma il vino che si beveva non era molto buono. Ho sempre pensato che il terreno argilloso-calcareo di questo territorio fosse adatto per far nascere dell’ottima uva da trasformare in prodotti di qualità. All’inizio la produzione del vigneto veniva venduta, poi siamo passati alla produzione e alla vendita di vino in damigiane e negli anni ’90 ho iniziato a imbottigliare quando la Colli Bolognesi era ancora una Doc prossima a diventare una Docg". L'azienda ha sempre seguito il percorso del rispetto della tradizione e della salvaguardia dell'ambiente che Carlo Gaggioli conosce bene per aver girato in lungo e in largo le colline bolognesi da veterinario. Osservava la campagna e metteva da parte nella memoria le idee che avrebbe poi sviluppato da vignaiolo. Negli anni Sessanta la passione diventò realtà quando decise di  fondare, sulla collina che guarda Zola Predosa, la cantina Bagazzana, che si è segnalata in breve  come una delle più importanti realtà vitivinicole del Consorzio dei Vini Colli Bolognesi, organismo di tutela e promozione che ha visto Carlo Gaggioli ricoprire per più mandati il ruolo di consigliere e vice presidente. Uno si chiede: dove trovava ancora l'energia a 93 anni? Di sicuro l'energia ce l'aveva nel Dna, guidava ancora il trattore (nella foto) e spesso col suo fuoristrada passava in rassegna come un generale i suoi filari di vigna che ondeggiano sulle colline di Zola Predosa, pettinati e mantenuti come se dovessero partecipare ad un gala. Poi aveva la passione per il suo mestiere. Senza passione non si fa il vino, ripeteva. Ci eravamo dati appuntamento nel suo agriturismo e nella sua cantina per gli auguri di Natale. "La bottiglia è già in fresco", mi aveva detto. Alzerò il calice da solo ma sapendo che Carlo Gaggioli, lassù farà la stessa cosa. E forse tra le nuvole riuscirà a convincere il Titolare del cielo a piantare un po' di vigna. Per produrre Pignoletto. E forse anche un po' di quel rosso bolognese che lui aveva battezzato Benessum.