Monteveglio: un concentrato di storia, fede e natura. Dove si mangia e si beve bene

Chiese, conventi e abbazie richiamano celebri episodi medievali. Ma il borgo della Valsamoggia, a metà strada fra Modena e Bologna, è anche uno scrigno di vini e sapori

di GLORIA CIABATTONI
23 gennaio 2024

Il borgo di Monteveglio

Correva l’anno 1092 e la contessa Matilde di Canossa poté tirare un respiro di sollievo: l’imperatore Enrico IV aveva tolto l’assedio al castello di Monteveglio, un suo feudo. Era stato un periodo durissimo per quel pugno di uomini asserragliati nella rocca, che resistettero per mesi, ma le loro sortite ebbero la meglio e nello scontro finale perfino il figlio dell’imperatore perse la vita. Così, con l’inverno alle porte, Enrico IV tolse – letteralmente- le tende e, per ringraziamento, la contessa fece erigere l’Abbazia di Santa Maria Assunta.

Chiese e conventi

Abbazia di Monteveglio

Che dopo tanti anni domina, ancora bellissima, la vallata del fiume Samoggia, sopra l’attuale paese di Monteveglio: un gioiello in stile romanico nel cuore del Parco Regionale Abbazia di Monteveglio, sulle colline fra Bologna e Modena. E’ all’interno di un piccolissimo borgo silente al quale si accede da una porta ad arco, del castello restano una parte di mura e una torre, vicina c’è l’antica Casa di San Benedetto, che fu sede dell’oratorio e della confraternita di Santa Maria delle Rondini. Ma il vero gioiello sono la Chiesa e l’Abbazia di Santa Maria Assunta, quella appunto voluta dalla Contessa Matilde, del 1092, romanica ma sorta su un edificio più antico, e con il campanile del XV secolo. Sulla facciata spicca una bifora del XIII secolo. Nel suggestivo interno, a tre navate, troviamo l’altare a cinque colonne scolpito con marmo rosso di Verona, il quattrocentesco crocefisso di legno, l’abside e la cripta a tre navate, del X secolo, una piccola meraviglia con colonnine dai capitelli diversi, e un’acquasantiera longobarda. Attiguo alla chiesa c’è il convento – dei frati Francescani-, con due bei chiostri, uno quattrocentesco e l’altro più antico, del quale rimangono un lato e dei capitelli del XII secolo. Per visite guidate della Chiesa e dell’Abbazia, contattare allo 051 6707931. la Comunità dei Fratelli di San Francesco.

Il miracolo della neve a maggio

Le vicende del microscopico borgo non si fermano a Matilde di Canossa: ancora oggi a giugno si festeggia 'Anno Domini 1363: La Riconquista di Monteveglio', ovvero la vittoria della fortezza di Monteveglio da parte dei Bolognesi, insieme alle truppe del Papa, contro quelle milanesi di Bernabò Visconti. Finita qui?  No. Questo borgo oggi minuscolo un tempo era importante, infatti nella primavera del 1527 subì l’attacco dei Lanzichenecchi al soldo di Carlo V, che furono sconfitti... dalla fede. Infatti gli abitanti nella rocca pregarono tanto che cadde una grande nevicata, insolita a maggio, ma così potente da far straripare il torrente Ghiaia, e spazzare via le tende dei Lanzichenecchi che lì erano accampati, e che se ne andarono in fretta. Storia? Leggenda? Chissà...

Il parco regionale

Ciclovia di Monteveglio

Monteveglio alta si trova nel cuore del Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio, area naturalistica di 1.100 ettari ideale per gite domenicali, con vigneti, colline e calanchi. E’ a 26 chilometri da Bologna (imboccando l’ Asse Attrezzato Sud-Ovest) e a 28 chilometri da Modena (percorrendo la via Vignolese), bisogna seguire le indicazioni per Valsamoggia e poi per Monteveglio. Se non si ama l’auto ma la bici c’è il treno Bologna-Vignola sul quale caricare la due ruote e scendere alla stazione di Crespellano o di Bazzano, e lungo la Ciclovia di Monteveglio, di 27 chilometri, si raggiungono i confini del parco, poi si arriva all’Abbazia e da qui si possono percorrere vari itinerari fra le colline, in un paesaggio estremamente vario, con in pianura i bei vigneti (siamo nella culla del Pignoletto, e nel cuore della Strada dei Vini e dei Sapori), poi ecco i boschi, le sorgenti, gli aspri calanchi, ma anche prati dove in primavera fioriscono le orchidee selvatiche. Gli itinerari per trekking sono segnalati e tabellati, si distinguono in Sentieri Natura e Itinerari. Si può lasciare l’auto nel parcheggio del Centro Visita San Teodoro (via Abbazia, 28, Monteveglio), e poi proseguire a piedi.

Bazzano

La vicina Bazzano (da Monteveglio dista meno di 5 chilometri e c’è anche una ciclabile), ci riporta a Matilde di Canossa, infatti qui sorge la famosa Rocca dei Bentivoglio che risale a prima dell’anno Mille, e fu luogo caro a Matilde di Canossa, la quale la ricevette in dono dal padre a soli nove anni. Poi nel 1490 Giovanni Bentivoglio trasformò la fortezza in dimora signorile, e oggi ospita il Museo Civico Archeologico. Da vedere la Chiesa di S. Stefano, la cui facciata in stile romanico è stata ristrutturata. Questi colli non sono solo ricchi di storia e rappresentano un polmone verde, ma saranno anche un’indimenticabile scoperta per chi vuole gustare, in questo territorio fra pianura e montagna, quel che è più tipico in fatto di cibi e di vini.

Il vino

Qui, nelle fasce collinari dei comuni di Valsamoggia (località Monteveglio, Bazzano, Castello di Serravalle, Savigno, Crespellano), Monte S. Pietro, Zola Predosa e zone limitrofe, è nato il vino Pignoletto, vino un tempo poco considerato ma che oggi può vantare il marchio Docg. Troviamo traccia di un vino chiamato Pinum Laetum (Pino Lieto) nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, (che lo definiva "non dolce abbastanza per essere buono" perché gli antichi romani amavano il vino molto dolce). C’è invece chi attribuisce il nome alla forma del grappolo, che ricorda una pigna. Il Pignoletto è considerato un vitigno autoctono, anche se recenti analisi del Dna hanno trovato caratteri genetici molto simili al Grechetto Gentile. Sui questi colli ci sono produttori, grandi e piccoli, di Pignoletto, che hanno portato questo vino a risultati eccelsi, ma troviamo anche, fra Monteveglio e la vicina Bazzano ( a meno di 5 km), in località Formica, un vino raro (è considerato un vitigno in via di estinzione, ce ne sono meno di 50 ettari in tutta Italia), l’Alionza, da già citato da Pier de Crescenzi nel 1300 e oggi recuperato da Giorgio Erioli. Parlare di vini significa anche parlare dei cibi per accompagnarli, e qui troviamo le eccellenze della collina e della pianura.

Cosa e dove degustare

Pane e tigelle

E’ la pianura coi ciliegi della vicina Vignola, ma anche delle mortadelle Alcisa e Felsineo prodotte nell’altrettanto vicina Zola Predosa, che si definisce 'capitale della mortadella' e alla quale dedica un festival a fine settembre. E’ la zona del Parmigiano Reggiano prodotto dal Caseificio Bazzanese a Bazzano, (da provare anche la ricotta), dalla Fattoria San Rocco a Monteveglio (che prepara anche ottimi yogurt e latte fresco), dal Caseificio Valsamoggia fra Bazzano e Monteveglio, un trionfo fra formaggi, salumi, pasta fresca, dolci, tutti prodotti locali e preparati in loco. A Monteveglio 'Le dolcezze di Monteveglio' è il laboratorio di pasticceria della famiglia Tedeschi per entrare in un locale di tentazioni dolcissime (anche per matrimoni, eventi, ecc). Per un pranzo o una cena troviamo trattorie e agriturismi dove gustare coi salumi il gnocco fritto, che qui è noto come crescentina fritta, per distinguerlo dalla crescentina modenese detta tigella, un dischetto di pasta tipico dell’appennino modenese, cotta in appositi stampi e servita, oltre che coi salumi, col pesto, un trito di lardo (ma anche pancetta), rosmarino, aglio e l’aggiunta finale di parmigiano grattugiato. Troviamo anche un’altra specialità dell’appennino modenese, i borlenghi, una sorta di crêpe molto sottile e croccante, che si serve caldissima, da sola o spennellata con il pesto delle tigelle e piegata in quattro. Di solito crescentine e tigelle sono un antipasto al quale seguono tagliatelle, tortellini, ravioli e tutte le specialità della zona.

Dove mangiare

Gnocco fritto

Pranzare o cenare in questo lembo di Valsamoggia non offre che l’imbarazzo della scelta. A due passi dall’Abbazia la Trattoria del Borgo (della stessa famiglia è anche la Trattoria dai Mugnai a Monteveglio, a fianco del Comune, anch’essa ottima) è un punto di riferimento per chi vuole gustare una cucina locale, e con qualche pregevole innovazione, di ottimo livello. Vicinissimo, a Castello di Serravalle, il ristorante dell’agriturismo Ca’ Bosco (c’è anche la possibilità di alloggiare) è imperdibile per chi ama la carne: qui Mirella e Ringo dal 2005 in una location suggestiva sia d’estate che d’inverno propongono – oltre al resto- propongo indimenticabili mix di carne come l’ American mix con bisonte. Sempre in zona, a Montebudello, l'agriturismo Il primo fiore è in una posizione panoramica invidiabile, offre un ottimo menù fisso con primi, crescentine e tanto altro, i vini sono prodotti dall’ agriturismo e si può anche pernottare. Se si scende a Crespellano un indirizzo ben noto è il ristorante pizzeria pasticceria Tedeschi dove si gustano non solo tortellini e tutte le specialità emiliane, ma si producono qui ma anche un’infinità di dolci casalinghi buonissimi, anche da asporto. Insomma, si parte andando sulle tracce di Matilde di Canossa e ci si ritrova a tavola!