In Verticale al monte Carpegna, la salita cara a Marco Pantani
Pedalando sulle orme del Pirata passando dalla graziosa San Leo, storica capitale del Montefeltro, prima di affrontare l’ascesa che, terminato il bosco, regala un panorama a perdita d’occhio
Da queste parti, Marco Pantani non è mai morto. Vive ogni giorno, nelle pedalate e nella fatica di chi "sale su al Carpegna", come diceva lui. "A me basta". Per preparare le sue imprese sulle cime leggendarie dell'Alpe d'Huez o dello Stelvio, lui veniva qui. Sul suo Carpegna.
La salita e il Pirata
Più che volare, pedalata dopo pedalata si arriva ai piedi del Carpegna. Respiro dopo respiro. Sei chilometri, 627 metri di dislivello, pendenza media del 10 per cento. E a ogni curva, a ogni spiraglio di mare, su ogni muro in pietra, lui, Marco Pantani. "Questo è il cielo del Pirata", "Si sente solo il tuo respiro", scritto a gessetto. Sull'asfalto, ripetuta centinaia di volte, la mitica frase del Pirata: "Il Carpegna mi basta". Frase diventata iconica dopo la vittoria che lo catapultò a una fama internazionale non voluta. Quel magico pomeriggio del 12 luglio del 1995. I suoi non furono scatti, ma coltellate inflitte ai rivali. Il mondò vide in quel ragazzo già con i capelli radi l'arte rara che è il pedalare in salita, potere esclusivo dei grimpeur, di quei "camosci in bicicletta che trascendono la fatica" dalle parole del poeta Antoine Blondin. Quel pomeriggio, il Marco non ancora Pirata divorò la montagna come un mitologico mostro sputato dalla terra romagnola, in sella a una Wilier.
La bicicletta-omaggio
Segno nel segno, visto che Wilier - fondata nel 1906 - è acronimo di W l'Italia LIbera E Redenta. Una bici, dunque, che ancor oggi più italiana non si può. E che in onore di quel pomeriggio ha lanciato il nuovo modello ispirato a quella leggenda, Verticale, messa in mano ai ciclisti di due team Pro, Astana e Groupama-FDJ, nel Tour de France che tributerà nel nome di Marco - e accanto a lui, unici capaci di non soffrire il paragone, Bartali e Coppi - per la prima volta nella sua storia una partenza dall'Italia. Ora la Wilier ha lanciato una bici ispirata a quella magnifica impresa del Pirata, la Verticale SLR che ha migliorato di quasi il 10% il peso di Wilier 0 SLR.
San Leo
Prima ancora del Carpegna, la salita in sella alla Verticale verso San Leo, storica capitale del Montefeltro, cartolina che non sbiadisce neppure al sole dell'estate. Le esplosioni effimere dei papaveri a bordo strada, le poesie disegnate dalle verdi colline e lo sguardo all'insù, verso le prospettive ancora sostenibili di una salita pedalabile. Fino alla fortezza e alla piazza Dante di San Leo, tra i borghi più belli d'Italia. Uno dei più amati da un intellettuale che di meraviglia se ne intendeva, Umberto Eco. E secoli addietro, il ‘padre’ della piazza, Dante Alighieri, la cantò così nel Purgatorio: "Vassi in San Leo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova e ‘n Cacume, con esso i pié; ma qui convien ch’om voli" [Canto IV, 25-27].
Carpegna
Poi, il miraggio del Carpegna diventa sogno a occhi aperti. Da accarezzare con gli occhi bagnati dal sudore della fatica da fare per salire quassù. Fatica ripagata, goccia dopo goccia. Alzando lo sguardo, le copertine dei giornali che hanno celebrato le sue magnifiche imprese in questo troppo spesso infangato sport. Chiedimi chi era Pantani...la risposta è qui, in queste curve che si arrampicano sull'impossibile, in questa salita da credenti uniti nella fede disperata del ciclismo. Usciti dal fitto del bosco, ecco un panorama mozzafiato, si possono riconoscere la Repubblica di San Marino, il Monte Fumaiolo e il Monte Aquilone, la vallata del Marecchia e - nelle giornate più limpide - i profili della costa adriatica.
Wilier Verticale SLR
Carbonio d'eccellenza
Quando parliamo di un telaio da salita, il primo aspetto che dobbiamo tenere in considerazione è la materia prima usata. L’uso di materiali compositi di altissima qualità è la base di partenza per portare alla luce un progetto votato completamente alla performance di altissimo livello. Per la Verticale SLR sono state impiegate 3 tipologie di fibre prodotte dalla Toray, in particolare T800, T1100 e M46JB. Le prime due caratterizzate dall'elevatissima resistenza a rottura, mentre l'ultima ad alto modulo, per il conferimento al telaio di una elevata rigidezza torsionale.
Il telaio, cuore del progetto
A guidare la progettazione è stata la ricerca della riduzione massima di peso in ottica performance. Nuovo sistema di fissaggio del reggisella con il dispositivo di chiusura che non chiude più dall’alto ma diagonalmente, sistema che ha permesso un alleggerimento di peso in quel punto del telaio. Altra grande introduzione fondamentale è l’attacco del deragliatore anteriore, che per Verticale SLR non è più rivettato al telaio e diventa riposizionabile, così da alleggerire il peso dell'attacco. Un nuovo forcellino posteriore, con una speciale forma sagomata che ne impedisce la rotazione, garantendo così una maggiore affidabilità. La piega manubrio è in carbonio monoscocca e ha un design completamente nuovo, con un peso di circa 310 grammi. Ridisegnato il reggisella con due possibili arretramenti: 0° e -15°, entrambi muniti di due speciali fori per l’installazione di una luce posteriore o per montare i numeri gara. La forma spezzata del profilo posteriore conferisce, in definitiva, una migliore rigidezza alla forcella e migliora il feeling complessivo durante la fase di frenata. E la ricerca della riduzione di peso complessiva del manubrio ha spinto Wilier a sviluppare un supporto (stick) ad-hoc per il ciclocomputer, in alluminio.
Le parole dei professionisti
Tutto il processo di sviluppo e ricerca è stato fatto a braccetto con l’Équipe Cycliste Groupama-FDJ. "Questo ci permette di avere un prodotto adatto (in termini di fitting) a ogni tipo di esigenza e ad ogni tipo di corridore - fa sapere Wilier -. Salire veloci e scendere in pieno controllo. La qualità di guida alle alte velocità in discesa di Verticale SLR è indiscutibile, e i corridori professionisti garantiscono per noi". David Gaudu, atleta Pro della squadra Groupama FDJ: “Si sente che Verticale è stata progettata per rispondere in modo specifico quando le pendenze sono impegnative e quando si danza sui pedali. Restituisce a pieno ciò che le si dà, ti senti in pieno controllo nelle discese molto tecniche e alle alte velocità: questo è molto importante perché un ciclista professionista deve fidarsi in pieno della sua bicicletta. Mi accompagnerà per tutto il Tour de France e non vedo l’ora di metterla alla prova nelle tappe di montagna".
E Harold Tejada, Astana Qazaqstan Team: “Wilier ha creato una bici davvero leggera e veloce. Ideale per le tappe di alta montagna, con tanto dislivello, che si addicono di più alle mie caratteristiche di scalatore. Bello il nuovo manubrio che ti permette di controllare meglio la bici in discesa, mantenendo grande stabilità, grip, facendoti rimanere in una posizione aero. Le qualità di rigidità e leggerezza le percepisci maggiormente nelle curve strette e nei rilanci. La percezione di controllo della bici è totale”.