Siti preistorici, castelli, affreschi: l’altra faccia della Valle d’Aosta

Sei millenni di storia ai piedi delle Alpi, testimonianze incastonate nelle pietre e nelle architetture che raccontano la valle oltre le vette imbiancate

di MONICA GUERCI
19 marzo 2024

Il Teatro Romano di Aosta (foto Enrico Romanzi)

Primavera in Valle d’Aosta, nella regione più piccola d’Italia, è proprio questa la stagione ideale per scoprire una volta di più le meraviglie dell’arte, dell’archeologia e dell’architettura che questa terra ha da offrire. Il contrasto dei colori della natura. All’ombra delle Alpi che, in Valle d’Aosta, si spingono in alto come in nessun altro luogo d’Italia e d’Europa, è un susseguirsi di borghi, villaggi, castelli, meleti, prati verdi, testimonianze storiche. Ogni città parla di sé e della sua storia. Una storia che si legge nella cucina, nelle tradizioni, nel sapiente artigianato che riempie le vetrine di negozi e botteghe, negli occhi e nelle parole di chi da queste parti è di casa. Dai siti preistorici di Aosta e del Piccolo San Bernardo alla romanità che trasuda da ogni parte nel capoluogo, fino ai castelli di medioevo e rinascimento, affreschi di civiltà che tornano in vita e si raccontano ogni volta che si attraversano gli ambienti che ci hanno lasciato. Un mondo fatto di pietra e mattoni, di arte e potere, di visioni del mondo espresse e raccontate attraverso l’architettura.

Il Cromlech del Piccolo San Bernardo

Cromlech Piccolo San Bernardo; Valle d'Aosta (foto Enrico Romanzi)
Cromlech Piccolo San Bernardo; Valle d'Aosta (foto Enrico Romanzi)

La storia della Valle d’Aosta si perde in un’epoca tanto lontana quanto affascinante: i primi insediamenti umani di cui si abbiano tracce, infatti, risalgono addirittura al mesolitico, ai piedi del Mont Fallère e il misterioso Cromlech  (dal gallese “cerchio di pietra”) al passo del Piccolo San Bernardo, la regione è stata testimone di una presenza umana millenaria, venerata da Celti, Romani e Cristiani. Ipotesi intriganti suggeriscono il Cromlech potesse essere un osservatorio astronomico, con la sua posizione privilegiata a oltre 2000 metri d'altitudine (a 2188 m di quota per l’esattezza e da qui il cielo stellato appare incantevole) che vorrebbe la pietra più grande dell’intero complesso posta nel punto esatto in cui il sole si trova a mezzogiorno nel giorno del solstizio d’estate. Insomma, per il prossimo 21 giugno, sapete quale escursione programmare.

L’Area megalitica di Aosta 

Area megalitica Aosta (foto Enrico Romanzi)
Area megalitica Aosta (foto Enrico Romanzi)

Ma la storia della Valle d'Aosta non si limita al Cromlech. Il sito preistorico valdostano più importante è l’Area megalitica di Aosta. Scoperta nel 1969, l’Area può essere vista come un percorso a ritroso prima nei secoli, poi nei millenni, che attraversa epoche e significati di un luogo che, già 6000 anni fa, era sacro alle popolazioni preceltiche della Valle. Dalla vicina chiesetta romanica di San Martino, si giunge fino alle testimonianze preistoriche di vita agricola con la straordinaria aratura propiziatoria datata alla fine del V millennio a.C., per arrivare alle stele antropomorfe dell’Età del Rame, e continuare con i dolmen funerari dell’Età del Bronzo per approdare, quindi, al grande tumulo funerario dell’Età del Ferro (I millennio a.C.) con il suo piano di calpestio originale. La successiva epoca romana è illustrata da oltre 700 reperti che raccontano di un vivace suburbio di campagna con una fattoria, la strada e, ai suoi lati, un’estesa necropoli da cui provengono corredi ricchi e significativi come, ad esempio, quello della cosiddetta Tomba dello Scriba.

Aosta, una piccola Roma tra le Alpi

Valle d'Aosta, Teatro Romano Aosta (foto Enrico Romanzi)
Valle d'Aosta, Teatro Romano Aosta (foto Enrico Romanzi)

Ad Aosta tutto parla di Roma, a cominciare dal nome stesso della città, quella Augusta Prætoria fondata da Ottaviano Augusto nel 25 a.C. lungo la via delle Gallie. In cinque secoli di romanità, proprio in virtù della sua posizione di crocevia delle Alpi, Aosta fu tra i centri più vivaci e ricchi dell’Impero in Occidente: escludendo la Capitale, non esiste città nello Stivale che, in uno spazio così ristretto, possa vantare altrettanti resti di epoca romana.

Arrivando da est, danno il benvenuto prima l’antico Ponte di Pietra sul torrente Buthier e poi l’Arco di Augusto, eretto per celebrare la vittoria dell’Imperatore sulla popolazione locale dei Salassi. Imponente la cinta muraria che culmina nella Porta Prætoria, principale accesso alla città poco lontano dal Teatro romano, che poteva contenere fino a 4000 spettatori (il teatro non sarà visitabile fino a maggio 2025, ma la sua imponente struttura è apprezzabile anche dall’esterno).

Criptoportico Aosta (foto Enrico Romanzi)
Criptoportico Aosta (foto Enrico Romanzi)

Il cuore di Aosta romana è, senz’altro, il foro, situato proprio accanto alla Cattedrale e contraddistinto da un affascinante criptoportico, articolato in tre bracci disposti a ferro di cavallo e internamente diviso in due navate voltate a botte. In epoca romana questo edificio seminterrato serviva a sostenere la terrazza sopraelevata su cui sorgevano i due templi gemelli dedicati a Roma e ad Augusto divinizzato. Nel medioevo, invece, queste gallerie furono utilizzate come cantine, in quello che venne poi chiamato “Marché des Romains”.

Sulle orme degli Challant

Castello di Fénis, Valle d'Aosta (foto Enrico Romanzi)
Castello di Fénis, Valle d'Aosta (foto Enrico Romanzi)

Tra basso Medioevo e Rinascimento, la famiglia più potente di tutto il territorio erano gli Challant. Per conto dei Savoia, poterono amministrare per secoli la Valle d’Aosta in grande autonomia, lasciando tracce che ci raccontano di loro ancora oggi, a cominciare dalla bandiera della regione, che richiama con il rosso e il nero i colori araldici del casato. Ma il vero lascito è nelle arti. Gli Challant furono infatti i committenti di alcune delle più ambiziose imprese artistiche e architettoniche che impreziosiscono il fondovalle valdostano. Tra queste, non si può che partire da Fénis: il castello più famoso della Valle d’Aosta, un gioiello che combina la funzione difensiva della fortificazione medievale alle connotazioni di una dimora signorile. L’aspetto attuale del castello, frutto di stratificazioni secolari, è da attribuire in gran parte ad Aimone di Challant, capostipite del ramo familiare che da Fénis prende il nome, e a suo figlio Bonifacio I, che tra XIV e XV secolo conferirono al maniero il suo riconoscibile profilo pentagonale. Gli affreschi del cortile centrale, tra i quali il meraviglioso San Giorgio della scuola di Giacomo Jaquerio, sono una prova tangibile del potere della famiglia, che si racconta ancora lungo la balconata del primo piano, attraverso massime morali e proverbi scritti in francese antico su pergamene tra le mani di saggi.

Anche ad Aosta stessa, nei pressi della chiesa dei Santi Pietro e Orso, proprio accanto al chiostro del XII secolo di cui vanno ammirate le decorazioni scolpite dei capitelli, a fine Quattrocento un importante esponente di casa Challant, il priore Giorgio, fece erigere una elegante residenza che rappresentasse il potere della famiglia anche in città. In una intrigante commistione di tardo-gotico e rinascimento, Giorgio di Challant fece realizzare una raffinata residenza ricca di richiami stilistici di area piemontese. Il committente appare, inginocchiato in preghiera, negli affreschi della cappella di San Giorgio, tra la scena eroica del Santo che uccide il drago e salva la principessa, e quella dell’Annunciazione.

Castello d’Issogne

Castello Issogne affreschi, Valle d'Aosta (foto Enrico Romanzi)
Castello Issogne affreschi, Valle d'Aosta (foto Enrico Romanzi)

A Giorgio di Challant è anche dovuta la costruzione del Castello d’Issogne, dimora rinascimentale della famiglia contraddistinta da una forma a ferro di cavallo, con al centro del cortile la suggestiva fontana del Melograno. Tra le arcate del loggiato, non smettono di meravigliare le scene di genere, fotografie preziose della vita quotidiana delle persone comuni in Valle d’Aosta tra XV e XVI secolo. Mercati, giochi da tavolo, botteghe e mestieri congelati nel tempo e giunti fino a noi grazie a questo luogo magico che incanta da secoli i visitatori, come si può leggere nei graffiti lasciati. Gli appartamenti del castello sono invece un tripudio di sfarzo e magnificenza che celebrano la gloria della famiglia, e ritroviamo ancora Giorgio, in preghiera ai piedi della Croce, negli affreschi del suo oratorio privato.

Dove dormire

Per alloggiare in Valle d’Aosta, uno strumento utile per prenotare dei soggiorni è il portale Booking Valle d’Aosta, gestito direttamente dall’Ufficio regionale del Turismo offre l'elenco delle strutture ricettive della Valle d'Aosta (alberghi, RTA, B&B, agriturismi e appartamenti), consente di fare prenotazioni online senza intermediari senza costi aggiuntivi.

Info: www.lovevda.it