Innamorati a Milano, magari in via Gluck

Milano simbolo dello smog ma anche dell'amore

di LAURA DE BENEDETTI
12 febbraio 2025

Duomo di Milano (Ansa)

 Il ragazzo della via Gluck, Milano – Celentano

In questo caso non solo c’è il nome della città ma anche l’indirizzo: via Gluck. Questo pezzo evergreen, anche se in via Gluck appunto di verde non è rimasto nulla, portato al successo da Celentano nel 1966, parla con una forte nota nostalgica dell’espansione urbanistica della metropoli che in pochi decenni ha inglobato anche le strade più periferiche, prima circondate da campi dove i bambini giocavano. “Là dove c'era l'erba ora c'è una città / E quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà / Non so, perché continuano a costruire, le case / E non lasciano l'erba, Non lasciano l'erba / Eh no Se andiamo avanti così, chissà come si farà”. Un tema, quello ecologico, ripreso da Celentano nel 1972 con “Un albero di 30 piani”: “Belli come noi, Ben pochi sai Ce n'erano / E dicevano Quelli vengono dalla campagna /Ma ridevano Si spanciavano, Già sapevano / Che saremmo ben presto anche noi diventati Come loro / Tutti grigi Come grattacieli con la faccia di cera”.

 Innamorati a Milano di Memo Remigi

 Tra i classici melodici c’è “Innamorati a Milano” di Memo Remigi, cantante, compositore, conduttore radiofonico e televisivo. Non è proprio un inno alla città: in sostanza il brano afferma che è possibile innamorarsi anche a Milano, anche se si tratta di un luogo dove non c’è niente, solo tanta gente. Quando uscì nel 1974 divenne comunque presto un classico. E probabilmente la casa è dov'è il cuore: va bene anche Milano. “Sapessi com'è strano Sentirsi innamorati A Milano / Senza fiori, senza verde, Senza cielo, senza niente / Fra la gente, tanta gente / Sapessi com'è strano /Darsi appuntamenti A Milano /In un grande magazzino / In piazza o in galleria / Che pazzia”

Oh mia bella Maddonina, Milano - Giovanni D'Anzi

Il vero inno del capoluogo lombardo, proprio in dialetto milanese, è il brano “O mia bela Madunina” (O mia bella Madonnina) canzone non priva di ironia composta nel 1934 da Giovanni D’Anzi e dedicata alla statua d’oro dedicata alla Madonna che trionfa sul Duomo di Milano. Lo scopo è proprio quello di creare una canzone dedicata a Milano a dispetto di quelle già celebri di altri luoghi e mentre la migrazione dal sud al nord è entrata nel vivo: “O mia bela Madunina che te brilet de luntan /tüta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan / sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man. Canten tüt ‟lontan de Napule se moeur” /ma po’ i vegnen chì a Milan”.

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