Genova (per noi) è un'idea
La canzone simbolo è di Conte ma anche De André ha scritto della città a partire da Sant'Ilario in Bocca di Rosa
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Genova, veduta aerea del porto vecchio
Genova per noi – Paolo Conte
Paolo Conte, 87 anni, celebre cantautore e pianista jazz, difficile da racchiude in una definizione (è autore di numerosi inni da Azzurro, successo di Celentano, a Via con me), originario di Asti, negli anni ’70 approda nel capoluogo ligure. E scrive “Ma quella faccia un po’ così, Quell’espressione un po’ così, Che abbiamo noi, Mentre guardiamo Genova”: cantata dal genovese Bruno Lauzi diventa subito il brano che identifica la città e meglio descrive il carattere “di quella gente che c’è lì, Che come noi è forse un po’ selvatica; ma la paura che ci fa quel mare scuro, E che si muove anche di notte, Non sta fermo mai”. Anche se poi, scrive Conte in questo splendido brano, “Genova, dicevo, e un’idea come un’altra”.
Bocca di Rosa (Sant’Ilario, Genova), Fabrizio De Andrè
Restando in Liguria e con un cantautore altrettanto celebre che ne è stato il simbolo, una canzone da menzionare, è Bocca di Rosa, ambientata nel “paesino di Sant’Ilario” che in realtà è una frazione a sé stante del capoluogo. Scritta e interpretata da Fabrizio De André (1940-1999), la canzone è stata pubblicata per la prima volta nell'album del 1968 intitolato "Volume 3" e racconta della storia di una donna, soprannominata ‘Bocca di Rosa’ che, arrivata nel paesino, pratica l’amore libero, provocando “L'ira funesta delle cagnette / A cui aveva sottratto l'osso”. Il testo, in realtà un po’ misogino (“le comari d'un paesino / Non brillano certo in iniziativa”, “una vecchia mai stata moglie / Senza mai figli, senza più voglie / Si prese la briga e di certo il gusto / Di dare a tutte il consiglio giusto”), senz’altro arguto e ironico, scritto da un menestrello dissacrante, si conclude con Bocca di Rosa costretta a lasciare il paesello (un cartello dice "addio Bocca di rosa / Con te se ne parte la primavera") ma già attesa alla stazione (ligure) successiva, dove il parroco la porta in processione accanto alla Madonna, mescolando “amor sacro e amor profano”.