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Itinerari

LAURA OLGA MARIA DE BENEDETTI

Consigli di Viaggio

Canzoni e città, viaggio musicale tra i brani celebri che raccontano l'Italia. E Sanremo

Non sono solo canzonette: molte melodie (e testi) fanno parte del patrimonio musicale della canzone italiana, che siano passate o no dal palco del Festival. Com'è triste Venezia, Genova per noi, Napul'è, Grazie Roma sono alcuni dei brani iconici legati indissolubilmente a un tessuto urbano: riscoprili in questo itinerario

Canzoni e città (e Sanremo). i brani da hit parade legati ai luoghi più iconici d'Italia (Ai image)

Com&rsquo;&egrave; triste Venezia &ndash; Charles Aznavour&nbsp;

La prima &egrave; senz&rsquo;altro pi&ugrave; celebre, come del resto il cantautore, interprete e attore francese,&nbsp;istrione autodefinito per eccellenza, francese di origini armene (1924-2018), dalla caratteristica voce tenorile vibrata, che nella sua carriera ultrasettantennale ha venduto oltre&nbsp;300 milioni di dischi&nbsp;e registrato pi&ugrave; i 1200 canzoni, tra cui con autori italiani del calibro di Mina, Ranieri, Modugno.&nbsp;Que c&#39;est triste Venise&nbsp;(scritta da Fran&ccedil;oise Dorin) venne incisa per la prima volta nel 1964 in francese, poi cantata in spagnolo (Venecia Sin Ti), tedesco (Venedig im Grau), inglese (How Sad Venice Can Be), per arrivare,&nbsp;nel 1965,&nbsp;alla pi&ugrave; celebre versione italiana&nbsp;Com&#39;&egrave; triste Venezia: il brano &egrave; celebre in tutto il mondo, divenendo una hit anche in Sudamerica. Aznavour apre (e chiude) il suo inno alla citt&agrave; lagunare veneta, con grande scoramento: &ldquo;Com&#39;&egrave; triste Venezia&nbsp;Soltanto un anno dopo / Com&#39;&egrave; triste Venezia Se non si ama pi&ugrave;&rdquo; e via col Gondoliere che vede lui solo, senza pi&ugrave; la sua amata accanto, e non chiede.&nbsp;Romanticismo senza fine, dunque, per questo classico evergreen.&nbsp;

Venezia di Francesco Guccini

&quot;Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi Venezia la vende ai turisti che cercano in mezzo alla gente l&#39;Europa e&nbsp;l&#39;Oriente&quot;. &egrave; l&#39;incipi del brano Venezia cantato da Francesco Guccini nel 1981. La canzone, oltre che di un ritratto di Venezia, racconta la triste storia di Stefania, morta di parto.

(Com'è triste) Venezia

Genova per noi &ndash; Paolo Conte

Paolo Conte, 87 anni, celebre cantautore e pianista jazz, difficile da racchiude in una definizione (&egrave; autore di numerosi inni da Azzurro, successo di Celentano, a Via con me), originario di Asti, negli anni &rsquo;70 approda nel capoluogo ligure. E scrive &ldquo;Ma quella faccia un po&rsquo; cos&igrave;,&nbsp;Quell&rsquo;espressione un po&rsquo; cos&igrave;, Che abbiamo noi, Mentre guardiamo Genova&rdquo;: cantata dal genovese Bruno Lauzi diventa subito il brano che identifica la citt&agrave; e meglio descrive il&nbsp;carattere &ldquo;di quella gente che c&rsquo;&egrave; l&igrave;, Che come noi &egrave; forse un po&rsquo; selvatica; ma la paura che ci fa quel mare scuro, E che si muove anche di notte, Non sta fermo mai&rdquo;. Anche se poi, scrive Conte in questo splendido brano, &ldquo;Genova, dicevo, e un&rsquo;idea come un&rsquo;altra&rdquo;.

Bocca di Rosa (Sant&rsquo;Ilario, Genova), Fabrizio De Andr&egrave;

Restando in Liguria e con un cantautore altrettanto celebre che ne &egrave; stato il simbolo, una canzone da menzionare, &egrave;&nbsp;Bocca di Rosa, ambientata nel &ldquo;paesino di Sant&rsquo;Ilario&rdquo; che in realt&agrave; &egrave; una frazione a s&eacute; stante del capoluogo. Scritta e interpretata da&nbsp;Fabrizio De Andr&eacute;&nbsp;(1940-1999), la canzone &egrave; stata pubblicata per la prima volta nell&#39;album del 1968 intitolato &quot;Volume 3&quot; e racconta della storia di una donna, soprannominata &lsquo;Bocca di Rosa&rsquo; che, arrivata nel paesino, pratica l&rsquo;amore libero, provocando &ldquo;L&#39;ira funesta delle cagnette&nbsp;/ A cui aveva sottratto l&#39;osso&rdquo;. Il testo, in realt&agrave; un po&rsquo;&nbsp;misogino&nbsp;(&ldquo;le comari d&#39;un paesino / Non brillano certo in iniziativa&rdquo;, &ldquo;una vecchia mai stata moglie / Senza mai figli, senza pi&ugrave; voglie / Si prese la briga e di certo il gusto / Di dare a tutte il consiglio giusto&rdquo;), senz&rsquo;altro arguto e ironico, scritto da un&nbsp;menestrello dissacrante, si conclude con Bocca di Rosa costretta a lasciare il paesello (un cartello dice &quot;addio Bocca di rosa / Con te se ne parte la primavera&quot;) ma gi&agrave; attesa alla stazione (ligure) successiva, dove il parroco la porta in processione accanto alla Madonna, mescolando &ldquo;amor sacro e amor profano&rdquo;.

Genova, veduta aerea del porto vecchio

Genova (per noi) è un'idea

Piazza Grande (Bologna) &ndash; Lucio Dalla

La celebre Piazza Grande, uno dei brani pi&ugrave; famosi di&nbsp;Lucio Dalla, dai pi&ugrave; si ritiene riferita a&nbsp;piazza Maggiore a Bologna, citt&agrave; del cantautore o a&nbsp;piazza Cavour,&nbsp;dove aveva abitato da ragazzo. In realt&agrave; gli autori del testo, Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti (le musiche sono di Dalla e Ron), dissero poi che si adattava ad ogni piazza Grande o Maggiore, tipica nel nord Italia. La canzone&nbsp;parla di un clochard, che vive come &ldquo;un gatto che non ha padroni&nbsp;come me&rdquo;, &ldquo;sotto le stelle in piazza Grande&rdquo;. La canzone &egrave; pi&ugrave; una metafora della vita fuori dagli schemi, senza regole: &ldquo;A modo mio &ndash; cantava Dalla nel 1972 - quel che sono l&#39;ho voluto io, a modo mio avrei bisogno di carezze anch&#39;io, a modo mio avrei bisogno di sognare anch&#39;io&rdquo;.

Dark Bologna (e Il Resto del Carlino) &ndash; Lucio Dalla

Non &egrave; tra le canzoni pi&ugrave; belle o celebri di Dalla ma&nbsp;Dark Bologna&nbsp;&egrave; proprio&nbsp;dedicata alla citt&agrave;&nbsp;e ne racconta proprio i tratti caratteristici, tra cui l&rsquo;attesa della stampa e poi la&nbsp;lettura de &ldquo;Il Resto del Carlino&rdquo;, giornale che fa parte dello stesso gruppo editoriale di Quotidiano Nazionale e di&nbsp;Quotidiano Nazionale &ndash; Itinerari. &ldquo;Lungo l&rsquo;autostrada da lontano ti vedr&ograve;, ecco l&agrave; le luci di San Luca&rdquo; canta Dalla e racconta dei caratteristici portici che contraddistinguono la citt&agrave; e che consentono di stare all&rsquo;asciutto anche quando piove.

Bologna &ndash; Francesco Guccini

Il cantautore Francesco Guccini, descrive la citt&agrave; di Bologna come una&nbsp;tipica donna dell&rsquo;Emilia Romagna, come &ldquo;vecchia signora dai fianchi un po&rsquo; molli&rdquo; col &ldquo;seno sul piano padano ed il culo sui colli&rdquo;. Si tratta di uno sguardo affettuoso e malinconico sulla citt&agrave;, che menziona luoghi iconici come la torre degli Asinelli, il campanile di San Petronio, l&rsquo;Universit&agrave;, i portici: tutti luoghi che sono palcoscenico dove si svolge il dramma quotidiano della vita.

Vespa special, Colli bolognesi - Lunapop

&ldquo;Ma quant&rsquo;&egrave; bello&nbsp;andare in giro per i Colli bolognesi&nbsp;se hai una vespa special che ti toglie i problemi&rdquo;, cantavano nel ritornello di &#39;Vespa special&#39;&nbsp;nel 1999 i Luna Pop, guidati da Cesare Cremonini, poi diventato autore singolo. Ancora oggi il brano trasmette un carico di energia e la voglia di salire sui colli, rigorosamente in Vespa.

&nbsp;&ldquo;Mare, mare&rdquo;, Bologna &ndash; Riccione, Luca Carboni

&ldquo;Son partito da Bologna, con le luci della sera&rdquo; &egrave; il successo di&nbsp;Luca Carboni del 1992&nbsp;che, in sella alla sua moto, si dirige verso il &ldquo;mare, mare, sto accelerando e ormai ti prendo&rdquo; percorrendo la Bologna &ndash; Riccione. Il mare &egrave; dunque l&rsquo;Adriatico, quello della&nbsp;Riviera Romagnola.

&nbsp;Bologna (canzone d&rsquo;amore) &ndash; Samuele Bersani

Samuele Bersani ha dedicato una canzone d&rsquo;amore alla citt&agrave;, tra &lsquo;denuncia&rsquo; e &lsquo;elogio&rsquo;.

Bologna, la 'piazza grande', i colli bolognesi

Il mare del Golfo di Napoli e il Vesuvio sullo sfondo

Caruso, Napoli &ndash; Lucio Dalla

&nbsp;&ldquo;Qui dove il mare luccica / E tira forte il vento / Su una vecchia terrazza /&nbsp;Davanti al golfo di Surriento&quot;: &egrave; l&rsquo;incipit di &ldquo;Caruso&quot;, scritto e interpretato nel&nbsp;1986 da Lucio Dalla. &Egrave; un celebre brano, tra i classici del repertorio italiano conosciuto anche all&rsquo;estero e reinterpretato da numerosi artisti, dedicato a&nbsp;Enrico Caruso, uno dei pi&ugrave; grandi tenori della storia dell&#39;opera lirica. Parla anche dell&rsquo;amore di una donna e dei migranti che hanno cercato una vita in America. Ma la nostalgia &egrave; forte.&nbsp;La canzone racconta la storia di un amore perduto, con l&#39;autore che immagina Caruso che canta la sua canzone alla luce della luna. Melodia e testo suscitano profonde emozioni: le parole toccano temi come la passione, la nostalgia e la fine di un amore. A rendere tutto pi&ugrave; suggestivo la luna che esce dalla nuvola sullo splendido scenario del Golfo di Sorrento, che si trova tra il golfo di Napoli e il golfo di Salerno. La Costiera sorrentina rientra comunque nella citt&agrave; metropolitana di Napoli.&nbsp; 
&ldquo;Te voglio bene assaje&nbsp;/ Ma tanto tanto bene sai / &Egrave; una catena ormai / Che scioglie il sangue dint&#39; &#39;e &#39;vvene&rdquo;.

Napul&rsquo;&egrave; &ndash; Pino Daniele

Il vero e proprio inno di un napoletano a Napoli &egrave;&nbsp;Napul&rsquo;&egrave;&nbsp;opera del&nbsp;1977 del cantautore Pino Daniele&nbsp;(1955 &ndash; 2015)&nbsp;&nbsp;divenuta immortale.&nbsp;Colonna sonora o inno a seconda delle occasioni il brano mette in luce le bellezze ma anche le negativit&agrave; che possono caratterizzare il capoluogo della Campania.&nbsp;&ldquo;Napule &egrave; mille culture (Napule &egrave; mille paure) /&nbsp;Napule &egrave; nu sole amaro (Napule &egrave; addore e&#39; mare)&nbsp;/ Napule &egrave; na&#39; carta sporca (E nisciuno se ne importa)&rdquo;. 
 
Jammo&nbsp;Ja&#39;, di Nino D&#39;Angelo e Maria Nazionale 
 
Nel 2010 a Sanremo&nbsp;Nino D&#39;Angelo e Maria Nazionale cantano in coppia sul palco dell&#39;Ariston la canzone in dialetto napoletano&nbsp;Jammo&nbsp;Ja&#39;, un inno alla citt&agrave; di Napoli e ai suoi abitanti &#39;meridionali&#39;.

Una splendida veduta del Golfo di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo

Napul'è e Caruso

Arrivederci Roma - Renato Rascel 
 
Arrivederci Roma&nbsp;&egrave; un&nbsp;brano musicale&nbsp;composto da&nbsp;Renato Rascel, con testi di&nbsp;Pietro Garinei&nbsp;e&nbsp;Sandro Giovannini. Il brano fu inciso da Renato Rascel nel 1954 e pubblicato su un disco in vinile a&nbsp;78 giri&nbsp;in due diverse edizioni, l&#39;11 marzo come lato di Addio sole de Roma e il 10 settembre, come&nbsp;lato A&nbsp;insieme a Musicomania. Di Arrivederci Roma&nbsp; esistono&nbsp;oltre 60&nbsp;cover, incisa in numerose lingue: inglese, francese, spagnolo, tedesco, danese, olandesee finlandese. Tra gli interpreti stranieri pi&ugrave; conosciuti si ricordano Abbe Lane, Mario Lanza, Cliff Richard, Perry Como, Dean Martin.

Roma Capoccia &ndash; Antonello Venditti

Se Roma ai tempi degli antichi romani era &lsquo;Caput mundi&rsquo;, ossia guidava l&rsquo;intero mondo allora conosciuto, il cantautore&nbsp;Antonello Venditti scrive nel 1972&nbsp;con Lionello Alberti e interpreta &lsquo;Roma Capoccia&rsquo;, termine dialettale che appunto sta per capo, in questo caso,&nbsp;&ldquo;der mondo infame&rdquo;. Venditti dipinge un ritratto vivido e suggestivo della vita notturna romana, citando luoghi iconici come Trastevere e Piazza di Spagna: &ldquo;Quanto sei bella Roma quand&#39;&egrave; sera / Quando la luna se specchia dentro ar fontanone&rdquo; e ancora &ldquo;Vedo la maest&agrave;&nbsp;der Colosseo / Vedo la santit&agrave; der cupolone&nbsp;/ E so&#39; pi&ugrave; vivo e so&#39; pi&ugrave; bbono / No nun te lasso mai Roma capoccia der mondo infame&rdquo;.

Grazie Roma &ndash; Antonello Venditti

Nel&nbsp;1983 Venditti&nbsp;incide un nuovo atto d&rsquo;amore nei confronti della citt&agrave;:&nbsp;&ldquo;Grazie Roma&rdquo;, che diviene inno dei tifosi della squadra di calcio della Citt&agrave; eterna. &ldquo;Dimmi chi &egrave; / Che me fa sent&igrave; &#39;mportante anche se nun conto niente /&nbsp;Che me fa re quando sento le campane&nbsp;la domenica mattina&rdquo; , &ldquo;Grazie Roma Che ci fai piangere abbracciati ancora / Grazie Roma Che ci fai vivere e sentire ancora / Una persona nuova&rdquo;.&nbsp;

La nevicata del &#39;56 - Mia Martini 
 
Nel 1990 Mia Martini si esibisce al Festival di Sanremo con&nbsp;La nevicata del &#39;56, aggiudicandosi per la terza volta il&nbsp;premio della Critica, che dal&nbsp;1996&nbsp;le verr&agrave; intitolato, dopo la morte prematura. Il brano in finale arriva al 6&ordm; posto ma scala presto le classifiche e diventa un pezzo iconico della canzone italiana.&nbsp;Il testo &egrave; di&nbsp;Carla Vistarini e&nbsp;Franco Califano,&nbsp;la musica &egrave; di&nbsp;Luigi Lopez&nbsp;con&nbsp;Fabio Massimo Cantini. 
&quot;Ti ricordi una volta?&nbsp;Si sentiva soltanto&nbsp;Il rumore del fiume la sera.&nbsp;E ti ricordi lo spazio,&nbsp;I chilometri interi?&nbsp;Automobili, poche allora&quot;; ed ancora &quot;Ma zitta zitta, poi&nbsp;La nevicata del &#39;56.&nbsp;Roma era tutta candida,&nbsp;Tutta pulita e lucida.&nbsp;E tu mi dici di s&igrave;.&nbsp;L&#39;hai pi&ugrave; vista cos&igrave;? Che tempi, quelli&quot;.

Porta Portese, Roma &ndash; Claudio Baglioni

Un classico di Roma &egrave; anche&nbsp;Porta Portese, incisa da&nbsp;Claudio Baglioni nel 1972. Tornato dal militare, il giovane protagonista della canzone&nbsp;si reca al caratteristico&nbsp;mercatino delle pulci, con la rivendita dell&rsquo;usato, a Porta Portese per cercare un paio di jeans da indossare al posto della divisa ma vede la sua amata a braccetto con un altro. La canzone ben descrive, soprattutto, il caratteristico mercatino dell&rsquo;usato di Roma, con tante di &#39;patacche&#39;. 
 
&quot;Vacanze romane&quot;: composta da Aldo Stellita e Carlo Marrale, &egrave; stata interpretata dai Matia Bazar e presentata al Festival di Sanremo nel 1983, ottenendo il quarto posto e il premio della critica. 
 
Fino a qui - Alessandra Amoroso (Sanremo 2024) 
 
La citt&agrave; eterna fa da sfondo alla crisi esistenziale&nbsp;della protagonista. La canzone inizia con la frase: &quot;Roma dorme per miracolo, le sue piazze i&nbsp;suoi caff&egrave;, caramelle anti-panico, alle 2:43&quot;; e poi ancora &quot;So chi sono io nello spazio, una formica che si perde tra i vicoli di questa citt&agrave; che mi ascolta come&nbsp;nessun altro ha fatto mai con me&quot;.

Una veduta di Roma dal fiume Tevere: sullo sfondo "er Cupolone"

Grazie e Arrivederci Roma Capoccia

&nbsp;Il ragazzo della via Gluck, Milano &ndash; Celentano

In questo caso non solo c&rsquo;&egrave; il nome della citt&agrave; ma&nbsp;anche l&rsquo;indirizzo: via Gluck. Questo pezzo evergreen, anche se in via Gluck appunto di verde non &egrave; rimasto nulla, portato al successo da&nbsp;Celentano nel 1966, parla con una forte nota nostalgica dell&rsquo;espansione urbanistica della metropoli che in pochi decenni ha inglobato anche le strade pi&ugrave; periferiche, prima circondate da campi dove i bambini giocavano. &ldquo;L&agrave; dove c&#39;era l&#39;erba ora c&#39;&egrave; una citt&agrave; / E quella casa in mezzo al verde ormai dove sar&agrave; / Non so, perch&eacute; continuano a costruire, le case / E non lasciano l&#39;erba,&nbsp;Non lasciano l&#39;erba / Eh no Se andiamo avanti cos&igrave;, chiss&agrave; come si far&agrave;&rdquo;. Un tema, quello ecologico, ripreso da Celentano nel 1972 con &ldquo;Un albero di 30 piani&rdquo;: &ldquo;Belli come noi,&nbsp;Ben pochi sai Ce n&#39;erano / E dicevano Quelli vengono dalla campagna /Ma ridevano Si spanciavano, Gi&agrave; sapevano / Che saremmo ben presto anche noi diventati Come loro / Tutti grigi&nbsp;Come&nbsp;grattacieli&nbsp;con la faccia di cera&rdquo;.

&nbsp;Innamorati a Milano di Memo Remigi

&nbsp;Tra i classici melodici c&rsquo;&egrave;&nbsp;&ldquo;Innamorati a Milano&rdquo; di Memo Remigi, cantante, compositore, conduttore radiofonico e televisivo. Non &egrave; proprio un inno alla citt&agrave;: in sostanza il brano afferma che &egrave; possibile innamorarsi anche a Milano, anche se si tratta di un luogo dove non c&rsquo;&egrave; niente, solo tanta gente. Quando usc&igrave; nel&nbsp;1974&nbsp;divenne comunque presto un classico. E probabilmente la casa &egrave; dov&#39;&egrave; il cuore: va bene anche Milano. &ldquo;Sapessi com&#39;&egrave; strano&nbsp;Sentirsi innamorati A Milano / Senza fiori, senza verde, Senza cielo, senza niente / Fra la gente, tanta gente / Sapessi com&#39;&egrave; strano /Darsi appuntamenti A Milano /In un grande magazzino / In piazza o in galleria / Che pazzia&rdquo;

Oh mia bella Maddonina, Milano - Giovanni D&#39;Anzi

Il vero inno del capoluogo lombardo, proprio in&nbsp;dialetto milanese, &egrave; il brano&nbsp;&ldquo;O mia bela Madunina&rdquo;&nbsp;(O mia bella Madonnina) canzone non priva di ironia composta nel&nbsp;1934 da Giovanni D&rsquo;Anzi e dedicata alla statua d&rsquo;oro dedicata alla Madonna che trionfa sul&nbsp;Duomo di Milano. Lo scopo &egrave; proprio quello di creare una canzone dedicata a Milano a dispetto di quelle gi&agrave; celebri di altri luoghi e mentre la migrazione dal sud al nord &egrave; entrata nel vivo: &ldquo;O mia bela Madunina che te brilet de luntan /t&uuml;ta d&rsquo;ora e piscinina, ti te dominet Milan /&nbsp;sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man. Canten t&uuml;t ‟lontan de Napule se moeur&rdquo; /ma po&rsquo; i vegnen ch&igrave; a Milan&rdquo;.

Duomo di Milano (Ansa)

Innamorati a Milano, magari in via Gluck

Firenze (canzone triste) &ndash; Ivan Graziani

Firenze non &egrave; solo il titolo della canzone ma &egrave; anche l&rsquo;attacco della prima strofa: &ldquo;Firenze lo sai, non &egrave; servita a cambiarla&rdquo; asseriva Ivan Graziani, cantautore (1945 &ndash; 1997) in questo brano che &egrave; stato in hitparade per quasi tutto il&nbsp;1980&nbsp;dopo il debutto al Festivalbar e che &egrave; un vero&nbsp;inno alla depressione&nbsp;(in senso buono). Una &ldquo;donna da amare in due in comune fra te e me&rdquo;, un italiano e un irlandese (studente in filosofia), raccontano le strofe, che disegnava e che era strana come quando &ldquo;gett&ograve; i suoi disegni con rabbia gi&ugrave;&nbsp;da Ponte Vecchio&rdquo;, altro riferimento iconico alla citt&agrave; toscana. Ma poi Graziani rimane solo a Firenze e &ldquo;non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; nessuno che mi parli ancora un po&rsquo; di lei&rdquo; lamenta, che per questo canta, fino all&rsquo;esaurimento una&nbsp;canzone &ldquo;triste&rdquo;&nbsp;(parola ripetuta&nbsp;10 volte di seguito nel ritornello, semmai venissero dubbi), &ldquo;triste come me&rdquo;.

Firenze sogna, Claudio Villa - Litfiba

Prima il melodico&nbsp;Claudio Villa nel 1960&nbsp;aveva inciso &lsquo;Firenze sogna&rsquo;, &ldquo;stretti stretti, cuore a cuore&rdquo;. Stesso titolo, nel&nbsp;1985, per i rockettari&nbsp;Litfiba.

Ponte Vecchio nella città di Firenze

Firenze e la sua 'canzone' triste

In bianco e nero - Carmen Consoli 
 
Carmen Consoli nella canzone &#39;In bianco e nero&#39; ricorda il rapporto con la madre tramite le foto, non ancora a colori,&nbsp;in cui spunta anche una &quot;raggiante Catania&quot;, sua citt&agrave; d&#39;origine, in Sicilia. Consoli porta il brano sul palco a Sanremo nel 2000 e si classifica in settima posizione.

La 'raggiante' Catania

Abbiamo vinto il Festival di Sanremo -&nbsp;Statuto 
 
Abbiamo vinto il Festival di Sanremo: eseguita dagli Statuto al Festival di Sanremo nel 1992, la canzone &egrave; stata scritta da Oscar Giammarinaro. Si &egrave; classificata al non&nbsp;posto nella classifica nuove proposte, raggiungendo poi la top ten dei singoli pi&ugrave; venduti in Italia.&nbsp; La canzone parla con ironia di cosa accade a vincere Saremo, tramissione evergreen dedicata alla musica italiana e non solo.

Perch&eacute; Sanremo &egrave; Sanremo&nbsp;- Rudy Neri 
 
A partire dal 1996, invece, il&nbsp;brano&nbsp;Perch&eacute; Sanremo &egrave; Sanremo,&nbsp;cantata da Rudy Neri dei Prefisso, e in particolare l&#39;accattivante ritornello, sono diventati il leit motiv, e talvolta la sigla,&nbsp;del Festival della Canzone italiana, nato nel 1951 nel Casin&ograve;&nbsp;della localit&agrave; ligure, il primo ad essere trasmesso in&nbsp;tv.&nbsp;

Il Festival della Canzone italiana nella città ligure di Sanremo

Abbiamo vinto il Festival, perchè Sanremo è Sanremo

Francesco De Gregori -&nbsp;Viaggi e miraggi 
 
Francesco De Gregori in&nbsp;Viaggi &amp; Miraggi tratteggia l&#39;immagine di diverse citt&agrave; italiane: &quot;E andiamo a Genova coi suoi svincoli micidiali, o a Milano con i suoi sarti ed i suoi giornali, o a Venezia che sogna e si bagna sui suoi canali o a Bologna, Bologna coi suoi orchestrali&quot;.&nbsp;E ancora: &quot;E andiamo a Genova coi suoi spiriti musicali, o a Milano con i suoi sarti e i suoi industriali, oppure a Napoli con i suoi martiri professionali, o a Bologna, Bologna coi suoi orchestrali. E andiamo a Genova coi suoi svincoli musicali, o a Firenze coi suoi turisti internazionali, oppure a Roma che sembra una cagna in mezzo ai maiali, o a Bologna, Bologna coi suoi orchestrali&quot;.

Francesco De Gregori - Viva l&#39;Italia

Da ultimo non poteva che esserci il riferimento a&nbsp;Viva l&rsquo;Italia, brano del 1979&nbsp;del cantautore&nbsp;Francesco De Gregori&nbsp;che esplora il tema dell&#39;identit&agrave; nazionale. &ldquo;Viva l&#39;Italia,&nbsp;l&#39;Italia che &egrave; in mezzo al mare&nbsp;/L&#39;Italia dimenticata e l&#39;Italia da dimenticare / L&#39;Italia met&agrave; giardino e met&agrave; galera / Viva l&#39;Italia,&nbsp;l&#39;Italia tutta intera&rdquo;.

W l'Italia, l'Italia tutta intera canta Francesco De Gregori (immagine Ai)

Viaggi e miraggi: W l'Italia tuttta intera

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