La Rocca di Novellara e la meraviglia ritrovata: viaggio nel tempo e nella storia

Simbolo della città ideale cinquecentesca dominata dai Gonzaga, oggi vanta un nuovo allestimento interattivo e ’Leda e il cigno’, l’opera ritrovata che fu al centro di un giallo internazionale

di STEFANO MARCHETTI -
6 giugno 2024
La Rocca di Novellara

La Rocca di Novellara

Nel cuore della Pianura Padana e nel cuore del Rinascimento, Novellara (Reggio Emilia) fu una piccola, deliziosa capitale, come una città ideale governata dalla famiglia Gonzaga, un ramo cadetto della dinastia che fece grande Mantova, al di là del Po.

La signoria dei Gonzaga su queste terre durò per più di tre secoli e mezzo, dal 1371 fino al 1728, quando poi gli Estensi ‘allargarono’ i loro possedimenti anche su questo feudo. Ma negli anni nobili e ambiziosi del ‘500, mentre l’Italia fioriva d’arte e di bellezza, anche Novellara si vestì di una nuova eleganza. Fu proprio attorno alla metà del XVI secolo che Costanza da Correggio, vedova del conte Alessandro I Gonzaga, decise di trasformare la rocca trecentesca in un castello signorile. E a corte venne poi invitato anche un autore illustre e ammirato, che di Novellara era figlio, Lelio Orsi: fra il 1561 e il 1566 fu proprio lui a occuparsi del nuovo appartamento nobiliare, affrescò le stanze del piano nobile, la loggia, il teatro di corte. Così come aveva realizzato i decori del salone del Casino di Sopra, nel contado novellarese.

La Rocca di Novellara oggi racconta questa lunga, meravigliosa storia con un nuovo allestimento interattivo che ci conduce in una sorta di viaggio nel tempo e nella meraviglia. Vi possiamo ammirare, per esempio, due teste romane in marmo del I secolo d.C., ritrovate qualche anno fa in un terreno agricolo nel territorio di Novellara, ma anche una delle più importanti collezioni europee di vasi da spezieria in maiolica che erano utilizzati dai gesuiti del convento di Novellara per conservare le erbe officinali: sono soprattutto vasi di origine veneziana della fine del ‘500, custoditi nei loro armadi, oltre ad altre anfore e vasi lodigiani del 1740, istoriati con scene di carattere sacro e mitologico.

Naturalmente tutta la Rocca ‘parla’ di Lelio Orsi che è protagonista con i fregi e le decorazioni delle sale (sono stati trasportati qui anche gli affreschi del Casino di Sopra, risalenti al 1558), sia con la sua preziosa ’Annunciazione’, sia con la ‘Leda e il cigno’, un dipinto che è stato al centro di un giallo internazionale ed è tornato a Novellara proprio nelle scorse settimane. Il quadro (un olio su rame di 43 centimetri per 30) era di proprietà dello scrittore Franco Lucentini che con Carlo Fruttero fu autore anche de ’La donna della domenica’: dopo la sua scomparsa nel 2002, si persero le tracce del capolavoro che poi riapparve nel 2008 a un’asta a New York.

L'opera 'Leda e il Cigno' di Lelio Orsi
L'opera 'Leda e il Cigno' di Lelio Orsi

Le autorità italiane attivarono la Procura di Manhattan e l’Fbi: con l’azione del Nucleo Tutela Patrimonio artistico la vendita fu annullata e il quadro fu restituito allo Stato italiano nel 2012. A conclusione di un ulteriore, lungo procedimento giudiziario, il dipinto è stato finalmente reso disponibile e assegnato alla Direzione regionale Musei dell’Emilia Romagna che lo ha poi affidato al Comune di Novellara. Per tutti noi, un incanto ritrovato.

Info: www.roccadellacultura.it