Pasqua e Pasquetta, 5 mete alla scoperta del VinoSanto Affumicato e della Macchia Sacra

Tra spiritualità e natura ecco gli itinerari adatti a tutti, per millenni considerati ideali per pregare e meditare, dove oggi si preserva la biodiversità

di LAURA DE BENEDETTI
18 marzo 2024

Il VinoSanto affumicato, presidio Slow Food, realizzato nei vigneti di Arborea

Cosa c'è di meglio per Pasqua e Pasquetta che assaggiare l'originale VinoSanto Affumicato dopo aver visitato il parco di archeologia Arborea? Di passeggiare nel Bosco di San Francesco o nella ‘Macchia sacra’? Oppure di camminare nel bosco sacro di Monteluco passeggiando tra gli eremi o visitare l'orto botanico di Perugia dove ci sono piante sopravvissute ai bombardamenti nucleari di Hiroshima? Questi cinque itinerari consentono di coniugare spiritualità e natura, luoghi considerati sacri e ideali per la meditazione e la preghiera da millenni e vivai dove si preserva la biodiversità o si lascia spazio a piante come il ginkgo biloba sopravvissute all'olocausto nucleare di Hiroshima. Senza dimenticare lo spirito di vino e un pizzico di gastronomia.

Parco di Archeologia Arborea di San Lorenzo di Lerchi

Frutti del parco di archeologia arborea
Frutti del parco di archeologia arborea

Nel cuore della campagna umbra, tra antichi eremi e vivai insoliti, si nasconde un tesoro botanico unico nel suo genere: il Parco di Archeologia Arborea di San Lorenzo di Lerchi, a Città di Castello. Si tratta di un'autentica finestra sul passato, un viaggio nella storia delle piante da frutto che sorprende e incuriosisce i visitatori, ma che anche un vero e proprio museo vivente, dove è possibile ammirare e assaporare oltre 600 varietà di alberi da frutto, molte delle quali con nomi popolari davvero originali. Tra le varietà più curiose ci sono la "pera del curato" e la "pera briaca" dalla caratteristica polpa rossa, la mela “cul di somaro" o a "muso di bue", perché dalla forma allungata, o ancora il fico "permaloso", dalla buccia così sottile che è meglio non toccarlo, la susina "scosciamonaca", il “mandorlo mandolino” e l’uva “delle vecchie”.

L'ideatrice di questo straordinario parco è Isabella Dalla Ragione, un'agronoma e ricercatrice paesaggista che ha dedicato anni di studio e ricerca alla conservazione delle varietà di alberi da frutto dimenticate nel tempo, le cui gemme erano in orti di antichi conventi o in campi abbandonati. Ma la sua casa è sede del parco è proprio in un'antica Pieve del 200 ristrutturata. 

VinoSanto e marmellate 

Oltre alla visita guidata al parco, i visitatori possono gustare il miele, le marmellate e le crostate preparate con i frutti del parco, accompagnati dal sapore unico del Vinosanto Affumicato, divenuto presidio Slow Food dell'Umbria, prodotto con le uve migliori del vigneto di Archeologia Arborea. un'attività con, quella del vivaio archeologico, che ha attirato l'attenzione di varie personalità, attori e giornalisti, che hanno adottato ciascuno una delle antiche varietà di frutto. Il progetto ha preso forma grazie alla passione di Isabella Dalla Ragione e al sostegno della Fondazione dell'Archeologia Arborea, che si impegna attivamente nella riscoperta e nella salvaguardia di preziose risorse vegetali, molte delle quali citate in documenti storici o raffigurate su dipinti antichi, testimonianze preziose di un passato ricco di tradizioni agricole e, soprattutto, di biodiversità. Il parco accoglie associazioni, cittadini e scolaresche: per prenotare una visita inviare un'email a [email protected]

Natura e spiritualità nel Bosco di San Francesco

Il sentiero che conduce da Assisi al Bosco di San Francesco
Il sentiero che conduce da Assisi al Bosco di San Francesco

È considerato un santuario naturale il Bosco dove San Francesco, patrono d'Italia e fondatore dell'Ordine dei Francescani, 800 anni fa viveva in preghiera con i suoi confratelli. Esteso nella collina umbra su 64 ettari, riportato all’antica bellezza dal FAI-Fondo Ambiente Italiano, che lo ha riaperto al pubblico nel 2011, oggi è uno scrigno di biodiversità, di tesori naturali e culturali: tra carpini secolari, querce maestose e campi coltivati, si può respirare l'atmosfera mistica e avvolgente che caratterizza questo luogo, raggiungibile a piedi da Assisi, grazie a due percorsi suggestivi. Il primo, di un chilometro e mezzo, prende avvio dal piazzale davanti alla Basilica Superiore e scende fino a valle. Il secondo, di circa 2 km, parte dall'ingresso inferiore presso l'ex monastero di Santa Croce e consente di fare una passeggiata con un percorso ad anello. 

Dall’Abbazia di Sassovivo al borgo di Pale

Abbazia di Sassovivo (Umbriatourism)
Abbazia di Sassovivo (Umbriatourism)

Anche questo itinerario unisce l'aspetto più spirituale della Pasqua e l'immersione nella natura. Un sentiero storico di 4 chilometri, riaperto nel 2018, collega l'Abbazia di Sassovivo al borgo di Pale, sopra Foligno. Il percorso, di 4 km che richiede circa due ore di percorrenza, inizia presso l'Abbazia di Santa Croce di Sassovivo, gioiello architettonico dell’XI secolo circondato da boschi di leccio secolari, considerati la Macchia Sacra. Qui parte la "Passeggiata dell'Abate" (circa 500 metri tra andata e ritorno), sentiero nel luogo con le piante più secolari che i monaci erano soliti percorrere in preghiera o contemplazione. Lungo il cammino sterrato fino a Pale è possibile ammirare la Cripta romanica del Beato Alano, un prezioso sito storico che risale all'XI secolo e offre uno sguardo al passato medievale della regione. La mulattiera conduce attraverso il ‘Passo della capre’ fino a Pale. Nel borgo è possibile visitare le Grotte dell’Abbadessa, il Castello con la sua cinta muraria e l’Eremo di Santa Maria Giacobbe, mentre nelle vicinanze si possono ammirare le Cascate del Menotre, o raggiungere la falesia di Pale, con oltre 150 vie attrezzate adatte a climbers di ogni livello. 

Orto botanico di San Costanzo a Perugia

L'orto botanico di San Costanzo a Perugia
L'orto botanico di San Costanzo a Perugia

Nel Cinquecento la Botanica divenne materia di studio come "teoria e pratica dei semplici", ovvero delle sostanze medicinali derivate dalle piante. Gli orti medievali, coltivati dagli speziali e farmacisti locali, fornivano il materiale per queste lezioni. Nel 1720 a Perugia venne fondato l'Orto Botanico; dopo varie vicissitudini, l'orto botanico attuale è stato inaugurato nel 1966. Utilizzato come vigneto e frutteto per studenti e docenti, conserva ancora un oliveto del XVIII secolo, testimone di un'epoca agricola ormai lontana ma sempre presente nella memoria del territorio umbro. Ospita circa 1000 specie di piante provenienti da tutto il mondo. Le conifere, tra cui rari esemplari come il Pino Loricato del Massiccio del Pollino, le Sequoie americane, e l’Abete dei Monti Nebrodi, di cui esistono solo ventiquattro esemplari  in natura. Le angiosperme, come l'Iris Marsica che si ritrova anche sulle montagne umbre e il Farnetto, una quercia che testimonia la storia plurimillenaria degli ormai rarissimi boschi di pianura della Regione e a cui scrive il nome il paese di Farnetta. I roseti delle specie botaniche europee, mediorientali, americane e asiatiche,  alle collezioni di piante desertiche e acquatiche.

Gli alberi sopravvisuti a Hiroshima

Tra le piante più sorprendenti, ci sono gli "Hibaku jumoku", letteralmente alberi bombardati dalla atomica e dunque sopravvissuti ai funghi nucleari che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki e ad un calore pare a 40 volte quello del sole: simbolo di pace e resilienza, ricordano il legame storico tra Perugia e il Giappone, che risale al 1585. Dai loro semi sono germogliati alcuni esemplari, tra cui spiccano l'albero Muku (Aphananthe) e il Ginkgo biloba, il più famoso fossile vivente del mondo vegetale.

Il giardino dei profumi 

Il Giardino dei Profumi consente di compiere un viaggio sensoriale attraverso profumi aromatici e suggestivi. Il dialetto, realizzato da richiedenti asilo e persone con fragilità sottolinea il valore dell'inclusività. Spetta al visitatore riconoscere le piante in base alla loro fragranza, cromata fruttata o speziata.   Nelle serre, sia fredde che calde c'è la pianta desertica dell'Angola e della Namibia Welwitschia, e ci sono le piante acquatiche del Lago Trasimeno indicazioni per, alcune delle quali ormai estinte, come la Felce palustre (Thelypteris), la Castagna d’acqua (Trapa), la Ninfea bianca – l’Agilla della leggenda.

Il bosco Sacro di Monteluco

Il percorso che conduce al Bosco sacro tra Spoleto e Monteluco
Il percorso che conduce al Bosco sacro tra Spoleto e Monteluco

Sono solo 2 km Ma il dislivello è di 500 metri e il percorso è quindi considerato di difficoltà media da percorrere in circa un'ora. Si tratta delle itinerario da trekking tra Spoleto e Monteluco, attraverso un fitto lecceto e suggestivi eremi.

Monteluco, avvolto da una storia millenaria e avvolto da un fitto bosco, è molto più di una semplice riserva naturale. Da tempi antichi, questo luogo è stato considerato sacro, un luogo di riflessione e preghiera per i Romani e i santi eremiti. Partendo da Spoleto si segue il sentiero Cai numero 3 dal Fortilizio dei Mulini attraverso un bosco di lecci fino all'inizio del sentiero CAI n.1. Questo luogo, sacro a Giove secondo le leggi della Lex Spoletina, è ricco di storia e fascino. Durante la passeggiata, è anche possibile avvistare diverse specie di uccelli, come il picchio verde e il picchio rosso maggiore.

Alla Scoperta degli Eremi

A testimonianza dell'importanza del Bosco sacro, lungo il sentiero si trovano degli eremi, quello di San Paolo Protoeremita e quello delle Grazie, che una volta servivano come luoghi di preghiera. Il Convento di San Francesco,dove San Francesco d'Assisi soggiornò nel 1218 si trova una copia della Lex Spoletina. L'itinerario prevede il ritorno a Spoleto dove ammirare la Rocca Albornoziana, che domina sulla Valle Spoletana o il Duomo, capolavoro dell'architettura romanica.  Fonte: Umbriatourism