Molina, il borgo dell'acqua e delle cascate dove il tempo si è fermato

Sui Monti Lessini, non lontano dal lago di Garda, il Parco delle Cascate regala scenari unici. Alla scoperta della Valpolicella fuori dalle solite rotte, tra piccoli paesi nascosti

di MONICA GUERCI
23 maggio 2024
Il borgo medievale di Molina, in provincia di Verona

Il borgo medievale di Molina, in provincia di Verona

Tutti conoscono Soave, Borghetto sul Mincio, San Giorgio di Valpolicella (detto anche ‘Ingannapoltron’ ovvero ‘inganna il pigro’), paesi meravigliosi della provincia di Verona, ma cosa succede se ci allontaniamo dai soliti luoghi noti per esplorare il territorio alla ricerca di piccoli borghi e nuovi scorci? Rimarremmo stupiti della ricchezza di questa provincia, che nasconde piccole gemme.

Il consiglio è quello di andarle a scoprire al di fuori delle rotte più frequentate e lasciandosi guidare, piuttosto, da mappe disegnate dal suono del dialetto, dal modo appena percettibile in cui varia di località in località, dalla Pianura dei Dogi alla Valpolicella, dalla Lessinia al Garda veronese. E non si può che partire da Eolina, il borgo dell’acqua.

Molina e il Parco delle Cascate

Molina, i mulini
Molina, i mulini

Ai confini fra Valpolicella e Lessinia, a poco più di mezz’ora d'auto dal centro di Verona e dalla sponda Veronese del lago di Garda, in Frazione di Fumane (Verona), si trova il borgo medievale di Molina. Qui, dove il tempo sembra essersi fermato al secolo scorso, tutto è costruito in pietra della Lessinia, le strade, le corti, le recinzioni dei campi, i sostegni per i vitigni, le scale, i portici, i tetti delle case. Di pietra sono anche le canalette che servivano a portare l’abbondante acqua di questa terra dalla sorgente più alta fino ai mulini in paese (da qui il nome "Molina"), utilizzati in passato non solo per macinare frumento e mais, ma anche per ottenere olio dalle noci, per la follatura dei panni in lana, per azionare una segheria e persino come piccola centrale elettrica per illuminare il borgo. Nel Medioevo, infatti, sono documentati in questa affascinante località di pietra bianca, ben 18 mulini, di cui oggi resta a fare da testimone Il Mulin de Lorenzo, recentemente ristrutturato e il Molin dei Veriaghi: unico mulino originale ancora in funzione in Valpolicella. Il piccolo borgo è forse uno dei più belli esempi di architettura in pietra della Lessinia. Al 1879 risale l’istituzione di una Malga comunitaria, dove ogni socio al mattino portava il latte delle proprie mucche per poterlo lavorare in due ambienti: il logo del fogo (luogo del fuoco), dove veniva prodotto il formaggio e il logo del late (luogo del latte), il deposito del latte appena munto.

Il Parco delle Cascate di Molina

Parco delle Cascate di Molina
Parco delle Cascate di Molina

Ma il luogo in cui a Molina si percepisce meglio la forza dell’acqua è, senza dubbio, il Parco delle Cascate (Località Vaccarole, Molina di Fumane), un’area naturalistica di circa otto ettari che, oltre a essere da vedere, è anche da ascoltare: dal rilassante gorgoglio del ruscello alla furia dirompente di rapide che hanno tutte un nome (la Cascata Verde, la Cascata del Pozzo dell'Orso, la Cascata del Marmittone, la Cascata Polverosa). Ci sono 3 tipologie di itinerari per visitare il parco, per tre livelli di difficoltà: Verde, livello facile, il percorso è di circa 1 km nella parte alta delle cascate. Rosso, livello di difficoltà intermedio, il percorso è di 2,5 km fino alle cascate inferiori. Nero, livello impegnativo, è il percorso completo lungo circa 3,5 km. Tutti i percorsi sono comunque adatti anche alle famiglie ed ai bambini. Qui potete scaricate la mappa del parco. Una volta entrati nell’area, fermatevi ad ascoltare in silenzio i rumori della natura e quello in lontananza delle acque del Vaio delle Scalucce e del Vaio di Molina che precipitano all'improvviso, creando uno scroscio cupo e senza sosta. Seguendo il tragitto completo si possono ammirare scorci bellissimi: dalla panoramica Scala delle Vertigini alla Marmitte dei Giganti, dal Belvedere sulla Valpolicella e sui boschi (raggiungibile dopo una ripida salita) alle incisioni del Paleolitico sulle pietre. Un’escursione a pieno contatto con la natura, fra l'ombra degli alberi, le rigogliose felci millenarie e i tantissimi salti d'acqua, fino ad arrivare all'attrazione principale del parco: l'altalena, che arriva su fino a quasi a toccare le gelide acque della cascata. Per visitare il parco è previsto un ticket da acquistare all’ingresso del parco. Da marzo a fine settembre il Parco è aperto tutti i giorni 9.00-19.30 (ultimo ingresso alle 17.30), mentre nei mesi invernali è necessario verificare l’apertura, soggetta alle condizioni meteo e allo stato dei sentieri.

A Giazza, alla scoperta dei Cimbri

A Giazza, tra Lessinia ed est veronese, alla scoperta dei Cimbri. Le origini di questo popolo, che ha fatto della Lessinia il suo rifugio secoli fa, continuano a essere avvolte dal mistero, ma nuove scoperte stanno illuminando le antiche tracce lasciate da questa comunità nel cuore dei tredici comuni veronesi. Conosciuti per il loro dialetto tedesco-bavarese, oggi riconosciuto come una delle 12 minoranze linguistiche in Italia, i cimbri sembrano provenire dalle regioni meridionali della Germania. Le testimonianze della presenza cimbra nella regione sono molteplici e affascinanti, dalle colonne votive che adornano i paesaggi alla venerazione di San Lorenzo di Limoges, una pratica che risuona fortemente con le tradizioni bavaresi. Ma è nella cucina locale che il legame con la cultura cimbra si fa più gustoso, con i rinomati Bigoli Cimbri che regnano sovrani sulle tavole dei tredici comuni. Tra questi, è a Giazza che l'eredità linguistica e culturale cimbra è stata tramandata fino ai giorni nostri. Qui, iniziative di salvaguardia linguistica si mescolano con la storia vivente nel Museo dei Cimbri, offrendo ai visitatori un viaggio indimenticabile attraverso le epoche. E tra le gemme linguistiche custodite, un antico proverbio cimbro è ancora un frammento di saggezza nonostante il passare dei secoli: "Bèar khüt de baarot, màchatzich hörtan lieban" (Chi dice il vero si fa sempre amare).

Rinascita di Campo: il borgo tra le colline 

Nel suggestivo scenario delle colline del Nord del gardesano veneto, sorge Campo, un borgo che sembra sospeso nel tempo. Sebbene abitato solo da due famiglie, questo antico villaggio nel comune di Brenzone sul Garda non è certo un borgo fantasma, ma piuttosto un luogo intriso di storia e tradizione. La Fondazione Campo, nata nel 2006 dalla memoria di coloro che hanno vissuto tra le sue pietre medievali, ha intrapreso un ambizioso progetto di ripristino delle antiche abitazioni e di riapertura dei laboratori tradizionali della civiltà contadina baldense. L'obiettivo è chiaro: far rivivere il borgo, mantenendone intatte le radici e preservandone l'autenticità. Da visitare la chiesetta di San Pietro in Vincoli, testimone di oltre un millennio di storia. La datazione della sua ricchissima decorazione a fresco, firmata dall'artista Giorgio da Riva nel lontano 1358, è solo uno dei tanti tesori che questo luogo sacro custodisce. Ma non è solo l'arte a rendere Campo un luogo magico. La sua posizione privilegiata offre una vista mozzafiato sul lago di Garda, incorniciata dalle cime del Monte Baldo. Qui, tra gli ulivi - tra i più settentrionali al mondo - che si tuffano nel lago, si respira un'atmosfera unica dove storia, natura e tradizione si fondono in un'unica armonia.

Info: www.VisitVerona.it www.lagodigardaveneto.com