L’Italia dei borghi: scopriamo Serravalle di Chienti con i suoi tesori nascosti
Infilarsi nella Botte dei Da Varano e scoprirne la storia, visitare il Museo Paleontologico, entrare nel mulino e nella centrale idroelettrica di Gelagna Bassa. Ecco alcune avventure da vivere al confine Marche e Umbria
Al confine tra Marche e Umbria, dove si innalza maestoso l’Appennino Umbro-Marchigiano, Serravalle di Chienti è un piccolo comune che rappresenta un tesoro nascosto – o quantomeno poco conosciuto – adagiato tra colline e valli verdeggianti, dolcemente lambito dalle acque del fiume Chienti.
Il borgo, situato nella provincia di Macerata, è davvero un luogo dove il tempo sembra scorrere con un ritmo diverso, più lento, più profondo. A un’altitudine di circa 650 metri sul livello del mare, Serravalle rappresenta quindi una destinazione affascinante e non molto nota che oggi vi vogliamo raccontare, in quanto offre al visitatore non soltanto un autentico assaggio di bellezza naturalistica, storica e culturale, ma anche avventure inaspettate.
A distinguerlo, sin dall’arrivo in paese e nelle 23 frazioni che lo compongono, è l’aspetto pittoresco, con stradine acciottolate, case in pietra e un paesaggio montano di grande fascino a circondarlo su tutti i lati. Sebbene oggi conti un numero abbastanza limitato di cittadini, le sue origini affondano in realtà nell’epoca romana, quando il nucleo abitativo si trovava lungo una delle vie di comunicazione più importanti tra il Tirreno e l’Adriatico: la posizione privilegiata lo rese quindi un centro fondamentale per il commercio e i pellegrinaggi.
Nel corso dei secoli, Serravalle è stata inoltre protagonista di vicende significative, subendo diverse dominazioni, tra cui ebbe un impatto particolare l’arrivo dei Longobardi e, successivamente, il governo dei Da Varano, signori di Camerino. Una curiosità è legata al nome, Serravalle, che evoca l’idea di un posto di transito e protezione, “chiuso” tra le montagne, dove le valli si stringono formando un prezioso passaggio naturale. È quindi proprio questa collocazione geografica che diede al borgo l’importanza strategica di cui abbiamo parlato.
Oggi molti aspetti sono cambiati, specie dopo il terremoto che lo ha colpito, sebbene i lavori di ristrutturazione siano in veloce incremento grazie alle amministrazioni comunali che si sono susseguite, a quella attuale capitana dal sindaco Rinaldo Rocchi e grazie anche al Commissario Straordinario per la Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli. L’autunno è senza dubbio una delle stagioni migliori per visitare Serravalle di Chienti: le montagne che cingono il borgo si tingono infatti di sfumature calde e dorate, offrendo uno spettacolo cromatico tale da rende indimenticabile ogni passeggiata. I sentieri che si snodano tra i boschi di faggi e castagni invitano a scoprire una natura incontaminata, mentre l’aria frizzante e limpida rende ogni respiro rigenerante. Inoltre, è in questo periodo che si svolgono alcune delle feste e sagre più caratteristiche del territorio, offrendo la possibilità di assaporare i prodotti tipici della stagione come funghi, tartufi e castagne.
Tra le meraviglie nascoste di Serravalle di Chienti iniziamo con il consigliarvi il MuPA Museo Paleontologico Archeologico, che ha sede nel Palazzo Comunale ed è uno dei più importanti nel settore in tutto il centro Italia. Vero e proprio patrimonio ineguagliabile per gli appassionati di storia e archeologia, contiene numerosi reperti che testimoniano la presenza umana nell’area fin dall’epoca preistorica, tra cui fossili, utensili e resti di antiche abitazioni, ma soprattutto custodisce parti di scheletri di animali ormai scomparsi tali da lasciare a bocca aperta.
Strutturato in due sezioni, ospita infatti nella prima un’importante collezione di malacofauna fossile, che ben documenta i diversi assetti evolutivi compresi tra il periodo giurassico e l’olocene; nella seconda sono invece esposti i mammiferi fossili di ippopotami, mammutus, rinoceronti, cervidi e altri vertebrati rinvenuti nei giacimenti pleistocenici di Collecurti e Cesi, due frazioni del comune di Serravalle di Chienti, datati rispettivamente 900.000 e 700.000 anni fa. Oltre alla mostra permanente e ai pannelli esplicativi che fanno luce sulla storia tanto del territorio quanto dei ritrovamenti, il MuPa organizza regolarmente laboratori didattici, visite guidate e attività per famiglie, rendendo l’esperienza educativa e coinvolgente a tutte le età, oltre ad avviare saltuariamente collaborazioni con le università, specie per quanto riguarda l’attività di restauro.
Se il Palazzo Comunale vale la pena di essere menzionato in quanto è un’interessante opera progettata nel 1960 dal noto architetto Pier Luigi Nervi, altri luoghi di grande importanza sono le chiese e le strutture sacre, molte delle quali attualmente inagibili per via del sisma, ma in fase di ripristino. In pieno centro storico si trova la bella Chiesa di Santa Lucia, un edificio religioso che cela al suo interno un pregevole, quanto inaspettato, tesoro artistico: nella sacrestia si trovano infatti splendidi affreschi databili in parte al XV secolo, alcuni dei quali a firma dei fratelli De Magistris, dove sono raffigurate scene della vita dei santi (a cominciare proprio dalla patrona del borgo), con uno stile delicato e colori vibranti.
Le chiese disseminate nel territorio di Serravalle sono però davvero tante, ciascuna in grado di custodire un pezzo fondamentale di storia locale. La Chiesa di San Martino, ad esempio, con il suo campanile svettante, e la piccola Chiesa di Sant’Antonio Abate, che sorge su un’altura isolata, sono due luoghi di culto di impareggiabile valore spirituale e paesaggistico; la minuscola Chiesa di Santa Felicita, invece, posta nel cuore del paese e dominata dal colore bianco, custodisce stucchi di pregio, raffiguranti la Madonna e gli angeli.
Un paragrafo a sé stante merita la nota Chiesa di Santa Maria di Plestia, situata nel territorio di Serravalle di Chienti, ma in realtà proprio al confine tra le regioni Marche e Umbria, cosicché ricade in entrambe le giurisdizioni. Attualmente chiusa per il terremoto, ma beneficiaria di un finanziamento da parte del Commissario Guido Castelli e quindi in attesa di tornare al suo fascino delle origini, si tratta di un’architettura ricca di storia e di significato religioso; edificata sui resti di un’antica città romana, Plestia per l’appunto – che fu peraltro un importante centro per i Plestini, una popolazione umbra –, la chiesa sorge in una zona che fu abitata sin dai tempi preromani e che oggi costituisce un più ampio sito archeologico, da cui sono emersi altri reperti di rilievo. All’esterno, si presenta con una struttura semplice e rettangolare, tipica dello stile protoromanico, che rimanda fortemente alle fatture dei templi pagani. Costruita in pietra locale, è caratterizzata da linee sobrie e geometriche, così come l’interno, altrettanto essenziale ma suggestivo. La cripta è uno degli ambienti da non perdere, mentre al di sotto dell’edificio si trovano i resti di un luogo pubblico databile al I secolo a.C., dove probabilmente si celebrava un culto imperiale, testimoniato dalla scoperta di un cippo conservato attualmente nella chiesa. Tutto attorno, a livello del pavimento della cripta, sono visibili le tracce di un porticato affacciato sul vicino foro, mentre i resti di abitazioni private si trovano dalla parte opposta della strada che da Colfiorito porta a Taverne di Serravalle di Chienti. Vale la pena sottolineare che tanto Plestia quanto Serravalle sono tappe di notevole importanza sia nel Cammino Francescano della Marca sia in quello Lauretano.
Spostandoci di qualche chilometro in auto, è possibile raggiungere la Botte dei Da Varano, un’incredibile opera d’ingegneria idraulica voluta dai signori di Camerino; tuttavia, di recente è stato scoperto un condotto ancora più antico, risalente all’epoca romana: entrambi sono in fase di mantenimento e recupero al fine di creare un vero e proprio itinerario dell’acqua, che – costeggiando il Chienti – permetta di salire fino all’altopiano plestino per vedere l’ingresso originario, mentre dalla parte opposta sarà possibile percorrere entrambi i cunicoli muniti di apposita attrezzatura.
Vista con gli occhi e con le competenze di oggi, la Botte dei Da Varano è una delle costruzioni più straordinarie dell’Italia centrale: si tratta infatti di un’opera idraulica sotterranea realizzata nel XV secolo per bonificare l’altopiano, dando così origine alle sorgenti del fiume Chienti, evitando inondazioni e consentendo una migliore irrigazione delle campagne circostanti. Il condotto, ancora perfettamente conservato, si sviluppa per chilometri sotto terra, e potrà presto essere visitato accompagnati da guide esperte, che ne racconteranno la storia e il funzionamento. Dunque, uno straordinario ponte tra passato e presente che non smette di affascinare i visitatori e che si preannuncia come un polo turistico di grande attrazione.
Dirigendoci poi verso la frazione di Gelagna Bassa, ci si imbatte in un altro simbolo del legame tra Serravalle e le sue risorse naturali: il mulino ad acqua, un tempo utilizzato per la macinazione del grano, è oggi un esempio di archeologia industriale che racconta la vita rurale dell’epoca.
Oltre a percorrere un breve tratto che costeggia il ruscello e a vedere il funzionamento del mulino, consigliamo di visitare la centrale idroelettrica, in quanto rappresenta una delle prime testimonianze dello sfruttamento delle acque del Chienti per la produzione di energia elettrica. Un segno di modernità che rese Serravalle un luogo d’avanguardia già nel primo Novecento e che oggi, grazie alla stessa famiglia (Fausto Barboni e Rossella Manuelli) che ne porta avanti la tradizione di generazione in generazione, costituisce un elemento di estremo valore storico, oltre che idraulico e ingegneristico, nell’ambito del tema della sostenibilità ambientale.
Non si può lasciare Serravalle di Chienti senza aver assaporato i suoi prodotti tipici. Tra questi, vanno annoverati i formaggi, come il pecorino e il caprino, ottenuti con metodi tradizionali e stagionati con cura; i salumi locali, tra cui il ciauscolo, un salame morbido dal sapore delicato, mentre in autunno il territorio è famoso per i suoi funghi, in particolare i porcini, le castagne e il tartufo nero, che arricchisce molte delle ricette locali.