L’estate a Trieste: città del caffè, ponte verso l’Europa. Cento giorni di eventi fino a settembre

Due giorni nel capoluogo giuliano passeggiando per il centro storico, dal Colle di San Giusto fino al Molo di Grignano. Facendo seawatching nell’area marina protetta più piccola d’Italia con il Wwf, navigando in battello alla scoperta di Muggia

di MONICA GUERCI
18 luglio 2024

Le ragazze di Trieste davanti a Piazza Unità d'Italia, cuciono la bandiera tricolore (foto di Monica Guerci)

Città cosmopolita. Dall’anima mitteleuropea e mediterranea, Trieste è un ponte tra l’Italia e l’Europa dell’Est: incuneata tra l'Adriatico e il confine tra Italia e Slovenia. Come in ogni città di frontiera, la commistione di lingue e di culture (italiana, tedesca, slava) è la normalità. Battezzata la piccola “Vienna sul mare”, con un glorioso passato asburgico, colta ed elegante, ha il suo biglietto da visita in Piazza Unità d’Italia, vasta quanto l’orizzonte che le si apre sul mare. I monumenti sul Colle di San Giusto testimoniano l'antica storia della città, mentre l'era moderna iniziò nel 1740 con Maria Teresa d'Austria, che influenzò il destino di Trieste con le sue riforme. Durante il XVIII secolo, la libertà di culto concessa dagli Asburgo permise a ebrei, greci, serbi, armeni e protestanti di stabilirsi nel porto franco di Trieste. Un clima di tolleranza che favorì la costruzione di numerosi luoghi di culto, come la Sinagoga e le chiese ortodosse e luterane che ancora sottolineano, in un’ottica di scambio e di conoscenza reciproca, la presenza di un reale dialogo interreligioso. Trieste è un mosaico di culture e tradizioni che la rendono unica e affascinante.

Piazza Unità d’Italia, immensa

Piazza Unità d'Italia dal mare, Trieste - Foto Fabrice Gallina
Piazza Unità d'Italia dal mare, Trieste - Foto Fabrice Gallina

Per visitare la città partite proprio da Piazza Unità d’Italia, imboccatela arrivando dal mare, dal molo, per lasciarvi stupire con il miglior colpo d’occhio che vi possa regalare. Bellissima, è tra le piazze più grandi ed eleganti d’Europa con la sua pianta rettangolare che si affaccia direttamente sul Golfo di Trieste, così estesa che le ciclopiche navi da crociera che, cacciate da Venezia, arrivano al porto, viste da qui si fanno piccole piccole. I turisti di ogni nazionalità che sbarcano per alcune ore si disperdono tra le viuzze, tutti con il naso all’insù ad ammirare gli edifici neoclassici e l’architettura eclettica e liberty del centro storico, e si confondono tra la gente. Questo spazio maestoso, circondato da edifici iconici come il Palazzo del Governo, le Assicurazioni Generali e il Lloyd Triestino, è chiamato dai triestini il “salotto buono della città”. È stato il punto d'approdo per mercanti, marinai, letterati di ogni epoca. Sulla Scala Reale della Riva Caduti difronte a Piazza dell’Unità d’Italia trovate, il monumento dei Bersaglieri e delle Ragazze di Trieste, opera in bronzo dello scultore di Todi Fiorenzo Bacci che ricorda lo sbarco dei bersaglieri avvenuto il 3 novembre 1918 e la passione italiana con cui le ragazze (mule) triestine avevano nel cucire la bandiera tricolore.

Molo Audace al tramonto

Molo Audace a Trieste è un luogo amato dai triestini che vengono qui a fare due passi, ammirare i tramonti e nelle giornate di bora sfidare il vento (foto di Monica Guerci)
Molo Audace a Trieste è un luogo amato dai triestini che vengono qui a fare due passi, ammirare i tramonti e nelle giornate di bora sfidare il vento (foto di Monica Guerci)

Passerella di oltre 200 metri che si allunga nel mare, Molo Audace è un luogo amato dai triestini che vengono a fare due passi, ammirare i tramonti e, nelle giornate di bora, i più temerari tra loro corrono sfidando il vento che sfreccia fino a 100km/h per arrivare in cima, fino alla rosa dei venti senza cadere. Il molo sorge tra il 1743 e il 1751 sul relitto del San Carlo. Inizialmente lungo 95 metri e unito a terra con un piccolo ponte di legno è stato via via allungato e ora misura 246 metri. Un tempo questo molo era crocevia di merci, oggi le barche a vela vi attraccano nel periodo della Barcolana, la storica regata velica internazionale che si tiene a Trieste la seconda domenica di ottobre dal 1969.

Spiaggia ‘El pedocin’

Spiaggia ‘El pedocin’ a Trieste
Spiaggia ‘El pedocin’ a Trieste

Gli uomini da un lato e donne e bambini (fino a 12 anni) dall’altro. Separati da un muro bianco lungo 74 metri e alto tre che la contraddistingue in tutta Europa, unica nel suo genere, la spiaggia in ciottoli bianchi dello stabilimento balneare “La Lanterna“, noto come “El Pedocin” (che tradotto dal dialetto significa “piccolo pidocchio”) è di proprietà del Comune di Trieste. Il perché si chiami così resta in parte un mistero: forse per la grande quantità di cozze in mare (“pedoci” in triestino) o forse perché vi andavano a “spidocchiarsi” i militari dell’imperatore Francesco Giuseppe. Si racconta che all’epoca della sua costruzione, chi osava “sconfinare” nell’altra zona andasse incontro a pene severe. La fama del Pedocin ha fatto il giro del mondo e lo stabilimento è diventato location di documentari e persino di qualche film come “L’ultima spiaggia”. Di certo ancora oggi è un luogo storico e molto frequentato dai locali, si trova in pieno centro città, sulle Rive: il costo d’ingresso è di un euro, indipendentemente da quante ore vi si trascorre al suo interno.

L’elegante Borgo Teresiano

Canal Grande, la statua di James Joyce - Foto Fabrice Gallina
Canal Grande, la statua di James Joyce - Foto Fabrice Gallina

Il Borgo Teresiano è uno dei quartieri più suggestivi ed eleganti di Trieste, un esempio di urbanistica moderna e di eccellenza architettonica e intreccio di culti che si mantiene nel corso dei tempi. Il Canal Grande è il suo cuore. In questo quartiere, al quale diede un grande impulso Maria Teresa d’Austria tra il 1754 e il 1766, si trovano contemporaneamente la neobizantina chiesa serbo ortodossa dedicata a San Spiridione e la neoclassica chiesa greco ortodossa di San Nicolò. In largo Panfili c’è la neogotica chiesa Evangelico-luterana e su via San Francesco si erge la Sinagoga che, aperta nel 1912, è uno dei templi ebraici più grandi al mondo. Il Canal Grande che, dal mare corre alla Chiesa di Sant’Antonio Nuovo, la più grande chiesa cattolica della città, originariamente attraversato da tre ponti, oggi ne conta solo uno: il Ponte Rosso, sul quale è stata posta nel 2004 la statua di James Joyce. Un tempo nevralgico per il commercio, le sue sponde ospitano edifici storici come Palazzo Gopcevich, Palazzo Gopcevich oggi sede del Museo Teatrale Schmidl e della Fototeca dei Civici Musei, Palazzo Carciotti, Piazza Ponterosso, Piazza Sant’Antonio.

Il nucleo antico e medievale

Cattedrale di San Giusto a Trieste, impreziosita all’esterno da un rosone gotico in pietra bianca (foto di Monica Guerci)
Cattedrale di San Giusto a Trieste, impreziosita all’esterno da un rosone gotico in pietra bianca (foto di Monica Guerci)

Il Colle di San Giusto è il luogo dove si respira l'eredità storica di Trieste, si trovano qui diverse testimonianze di grande rilievo: i resti del foro romano del I secolo d.C. nel cuore della città vecchia, il Castello, la Cattedrale di San Giusto. Quest’ultima, nasce dalla fusione di due basiliche più antiche. Adagiata su un’area culturale di epoca romanica, è impreziosita all’esterno da un rosone gotico in pietra bianca. L’interno, sobrio e austero si divide in cinque navate ricche di opere d’arte. D’effetto la visione dei mosaici bizantini che decorano le absidi laterali, risalenti al XII secolo. Nel piazzale domina il Castello di San Giusto, antica fortezza quattrocentesca ricostruita poi nel Settecento, oggi ospita il Museo del Castello di San Giusto e offre uno dei panorami più belli sulla città.

Trieste, città del caffè

Tra le tante cose, Trieste è anche la città del caffè. Caffè come luoghi d’incontro frequentati da grandi scrittori del Novecento. Caffè come espressi, miscele da gustare fumanti, e sulla caffetteria il capoluogo giuliano ha anche una grammatica tutta sua: “nero” è l’espresso, “capo” è l’espresso macchiato in tazzina, “capo in b”, invece, è il macchiato ma in bicchiere, e “gocciato” è il caffè con una goccia di schiuma di latte. Trieste è storicamente il principale centro del Mediterraneo per la lavorazione e il commercio dei chicchi. Qui si concentrano le più importanti industrie di eccellenza del settore, come Illy, che nel capoluogo giuliano ha la sua sede produttiva. E molte sono anche le piccole torrefazioni artigianali e quelle a conduzione familiare, come La Triestina che si affaccia su Piazza Cavana, una delle caratteristiche zone del centro storico cittadino. L’attività nasce nel 1948 come torrefazione, degustazione e vendita di caffè crudo e tostato, servizio che viene offerto tutt’ora.

L’Antico Caffè Torinese - 1919 a Trieste, l'unico tra i locali storici che la sera si trasforma in cocktail bar (foto di Monica Guerci)
L’Antico Caffè Torinese - 1919 a Trieste, l'unico tra i locali storici che la sera si trasforma in cocktail bar (foto di Monica Guerci)

Ma il rito del caffè si celebra nei bar storici della città, gustato seduti, senza fretta, come quando le caffetterie erano luoghi di ritrovo e di confronto sociale. Entrare in uno di questi locali significa calarsi nella Trieste di oggi e soprattutto di ieri. Ecco alcuni indirizzi. Basta entrare al Caffè degli Specchi in Piazza Unità d'Italia per respirare l’aria della città di un tempo. O fare una tappa all’Antico Caffè Torinese - 1919, questo piccolo gioiello in stile Liberty in Corso Italia conserva l'atmosfera di una volta arricchita da un team di barman esperti nell'arte della miscelazione. Il mix si traduce in un luogo in cui vale la pena entrare per prendere un caffè (generalmente servito con il classico bicchiere d’acqua e un amaretto), un aperitivo, o dopo cena. È questo l’unico caffè storico che di sera si "trasforma" in un cocktail bar (con una drink list che segue le stagioni) dove ogni dettaglio è curato a cominciare dagli ingredienti freschissimi.

La libreria dell’Antico Caffè San Marco in via Cesare Battisti a Trieste (foto di Monica Guerci)
La libreria dell’Antico Caffè San Marco in via Cesare Battisti a Trieste (foto di Monica Guerci)

Nella lista dei locali da visitare non può mancare l’Antico Caffè San Marco in via Cesare Battisti che ha raccolto l’eredità culturale del locale e gli ha dato una rilettura moderna: una libreria interna aperta anche di sera con live musicali, presentazioni di libri e rassegne. Questo luogo famoso è il ritrovo culturale più celebre di Trieste, dove Claudio Magris riceve ancora la posta dei suoi lettori. Il locale, sotto le ali protettrici della Sovrintendenza, è rimasto praticamente immutato nell’arredamento dall'inaugurazione del 1914. È ideale per una pausa dallo studio o dal lavoro, per assaporare impeccabili espressi, "capo" o "gocciati", fragranti lievitati e specialità anche veg. Poco distante, nel centro pedonale, si trova la Libreria Antiquaria Umberto Saba a due passi dalla statua dello scrittore che l’acquistò nel 1919. Chiusa dal 2023 a causa delle condizioni di salute del proprietario Mario Cerne, sono rimasti tutti sulla carta gli appelli lanciati per il suo recupero. Sempre nel centro pedonale ha aperto il primo Caffè Sacher d’Italia, in stile viennese con atmosfere e sapori mitteleuropei, il locale occupa gli spazi dello storico negozio di scarpe “Rosini”. Sugli scaffali recuperati dopo anni di abbandono sono esposte le confezioni rosso bordeaux delle famose torte.

Non ultimo, il Caffè Tommaseo, aperto nel 1830, è stato il primo caffè cittadino, si trova in piazza Niccolò Tommaseo. L'atmosfera è raffinata negli stucchi, nelle specchiere e negli spazi in stile imperiale. Il caffè un “nero” è ottimo, e viene servito a parte con uno squisito bicchierino di cioccolata fondente fatta in casa. Si può assaporare nel dehors vista mare oppure al banco. Valida anche la proposta culinaria che spazia dalla tradizione all'innovazione a pranzo e cena. Tra i frequentatori più noti del Caffè Tommaseo ci sono Stendhal, Besenghi degli Ughi, Domenico Rossetti, Pietro Kandler, Virgilio Giotti, Giani Stuparich, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Umberto Saba, Fulvio Tomizza e Italo Svevo. Claudio Magris ha scritto qui la sua opera più famosa, "Danubio".

Il Mare e il Golfo di Trieste

Castello di Miramare, Trieste - Ph Marco Milani
Castello di Miramare, Trieste - Ph Marco Milani

La visita del Castello di Miramare con il suo profilo bianco, in cima al promontorio Grignano, immerso nel verde del parco e nel blu del mare è incantevole. E lo sono anche le acque che lo circondano, tanto da essere tutelate: la Riserva naturale marina di Miramare, infatti, è stata istituita nel 1986, la prima in Italia, oggi tra le aree protette è la più piccola. Copre 30 ettari di mare a tutela integrale e per altri 90 ettari intorno è vietata la pesca professionale. Basta pinneggiare vicino agli scogli per trovare corvine, castagnole, saraghi e scorfani. La gestione dell’area è affidata al Wwf Italia, che mantiene aperto tutto l'anno il BioMa, museo immersivo dedicato alla biodiversità marina. Dopo la visita al museo si scende in spiaggia, per fare seawatching e snorkeling guidato sotto costa, ai piedi del Castello di Miramare, lungo un sentiero subacqueo poco profondo a pochi metri dalla riva alla scoperta della straordinaria popolosità e biodiversità di organismi marini presenti in questo prezioso angolo di mare. Le guide abilitate del Wwf durante l’escursione vi condurranno nei luoghi in cui è facile ritrovarsi a nuotare tra banchi di pesci, scovare tane e rifugi tra la scogliera o nascosti sui fondali o individuare i coloratissimi nudibranchi o le timide bavose capaci di vivere dentro e fuori dall’acqua. L’area marina Protetta e il Parco del Castello di Miramare sono il cuore di una Riserva di Biosfera riconosciuta dall’Unesco per la convivenza armoniosa tra uomo e natura.

Parte dalla spiaggia sotto il BioMa, l'escursione di Seawatching all'Area Marina Protetta di Miramare a Trieste (foto di Monica Guerci)
Parte dalla spiaggia sotto il BioMa, l'escursione di Seawatching all'Area Marina Protetta di Miramare a Trieste (foto di Monica Guerci)

Dal BioMa, con una piacevole passeggiata di dieci minuti, si attraversa il magnifico Parco di Miramare, circa 22 ettari di giardini e alberi monumentali arrivati da ogni angolo del globo, per raggiungere Grignano, dove ci si può rifocillare con le delizie locali di pesce freschissimo della Taverna al Molo con vista sul porticciolo. A fare gli onori di casa c’è Matteo Martinolli: una vita passata ad aprire locali tra Trieste e Cortina e che da più di 30 anni ha trovato qui il suo punto d’approdo: “Un piatto di pesce, per esser buono, deve essere lavorato il meno possibile, alla base deve esserci una materia prima eccellente. Per questo in cucina entra solo pescato acquistato direttamente dai pescatori o da fornitori di lunga data”, afferma. Il menu rispetta in buona parte la cucina triestina e la stagionalità. Irrinunciabili sono i bigoli “in cassopipa” e i sardoni impanà.

Muggia, il borgo istro-veneto

Parco archeologico di Muggia Vecchia (foto di Monica Guerci)
Parco archeologico di Muggia Vecchia (foto di Monica Guerci)

Nascosto lungo la costa orientale del Friuli Venezia Giulia, a due passi dal confine con la Slovenia, si trova un antico borgo marinaro davvero suggestivo. Stiamo parlando di Muggia, ultimo lembo d’Italia. Con le sue caratteristiche case di pietra istriana dalle tinte pastello, che digradano dalle colline verso il mare, Muggia è uno dei borghi più belli del Friuli Venezia Giulia, tra i finalisti del concorso Borgo dei Borghi 2024. La Baia offre uno spettacolo di architettura e atmosfera istro-venete che mescola dialetti, costumi e tradizioni gastronomiche che richiamano la Serenissima. Il borgo, nato come Borgolauro prima dell’anno Mille, vanta testimonianze storiche come il duomo e il palazzo comunale del Duecento, e la romanica Basilica di Muggia Vecchia. Il Castello, risalente al Trecento, è stato ricostruito usando i blocchi originari per edificare abitazioni.

Posizionato a ridosso delle case, tra moli e vecchie pescherie, il pittoresco mandracchio di Muggia (foto di Monica Guerci)
Posizionato a ridosso delle case, tra moli e vecchie pescherie, il pittoresco mandracchio di Muggia (foto di Monica Guerci)

Muggia è una delle poche città ad avere ancora un mandracchio. Posizionato a ridosso delle case, tra moli e vecchie pescherie, il mandracchio è un luogo dall’atmosfera pittoresca e suggestiva, che dà il meglio di sé soprattutto al tramonto. Merita una sosta sul Molo Colombo la piccola Pescheria comunale, riaperta dopo anni in disuso, oggi è una moderna “cicchetteria” affacciata sul mandracchio che punta sui prodotti locali, in particolare pesce, salumi, olio e vini del territorio.

Trieste a tavola: cosa mangiare, dove dormire

La "Caldaia", piatto tipico triestino al Buffet di Pepi a Trieste (foto di Monica Guerci)
La "Caldaia", piatto tipico triestino al Buffet di Pepi a Trieste (foto di Monica Guerci)

Trieste è una città di contaminazioni culinarie, dove la storia si legge anche attraverso i piatti tipici. Dal 1700, l'incontro di diverse culture ha creato un mix unico di sapori, combinando la cucina mediterranea con quella mitteleuropea. La tradizione friulana e slovena si è fusa con influenze austriache, ungheresi, boeme ed ebraiche, integrandosi con i sapori mediterranei di pasta e pizza. La cucina triestina unisce piatti di mare e di terra. Dal Mar Adriatico proviene il pesce azzurro, come i sardoni (alici) fritti, in umido o "in savor", e gli scampi alla busara. Questi si affiancano a piatti austro-ungarici come il gulasch e la calandraca, uno spezzatino di patate e carne salata. Tra le zuppe, la più famosa è la jota, con fagioli, crauti, patate e carne di maiale affumicata, da gustare all’Osteria da Marino nella zona dell'ex ghetto ebraico (via del Ponte 5, Trieste), la locanda è anche sede del Rugby Triestino. In visita a Trieste non fatevi mancare un pranzo o una cena al Buffet di Pepi lo S’ciavo, locale tra i più popolari tra i residenti aperto nel lontano 1987, si trova nella centralissima via Cassa di Risparmio vicino a piazza della Borsa. I piatti sono quelli della vera cucina triestina, qui si mangia la famosa “caldaia”, piatto di bollito misto di maiale, salsicce di Vienna (wurstel) o di Cragno (affumicate), porcina (spalla di maiale), cotechino, lingua, pancetta, e anche testina, piede e orecchio per i buongustai. Da accompagnare con l’ottima birra o il rosso Terrano del Carso. Per la notte, poco distante si trova l’Hotel The Modernist (Corso Italia 12), location centralissima in un palazzo storico che offre stanze confortevoli e ben arredate.

L'interno di Vud, studio bottega, laboratorio di design con falegnameria a vista in via Diaz 15 a Trieste (foto di Monica Guerci)
L'interno di Vud, studio bottega, laboratorio di design con falegnameria a vista in via Diaz 15 a Trieste (foto di Monica Guerci)

Per un’idea di shopping alternativa, in una viuzza del centro trova posto Vud, un concept store, un laboratorio di falegnameria a vista, uno studio di progettazione, una bottega, ma soprattutto un luogo di scoperta dedicato al legno. Nato dall’idea di una coppia di architetti, questo paradiso del legno è il luogo ideale per trovare il tagliere perfetto tra infinite proposte in rovere, noce, ciliegio o farsi realizzare splendidi arredi su misura. Difficile non farsi rapire dai tanti animaletti nati da antiche tecniche artigianali, si trovano persino esemplari da collezione di bambole kokeshi (via Armando Diaz, 15/A, Trieste).

“Trieste estate 2024”, 100 giorni di eventi

Fino al 18 settembre Trieste Estate animerà la città con oltre 260 spettacoli di cui circa 200 gratuiti. Il cartellone passa dalla musica classica e lirica all’operetta, dal jazz, al pop, al rock, ma anche teatro di prosa, cabaret, spettacoli circensi e per bambini, senza tralasciare il cinema, la cultura e la danza. Sono 40 le location tra piazze e teatri, dal centro cittadino fino a toccare i giardini e le piazze dei rioni, ad ospitare gli spettacoli della rassegna “Fuoricentro”, un’altra imperdibile occasione per andare alla scoperta della città.

Info: www.discover-trieste.it