Casa Museo di Antonio Canova: Gypsotheca e Tempio rendono omaggio al celebre scultore
A Possagno, il paese natale nel Trevigiano, il suo volto autentico impresso in vita e dopo la morte e Paolina Bonaparte in versione Venere accolgono i visitatori in salotto
L’ultimo prezioso ‘tesoro’ nella casa, oggi Museo e Gypsotheca, in cui nacque Antonio Canova (Possagno, 1 novembre 1757) è la nuova ala, aperta dall’8 giugno 2024 con l'inaugurazione ed alcuni eventi speciali.
In speciale teche, in due stanze, viene esposta una collezione dei suoi abiti, debitamente restaurati, che molto dicono dell'epoca e dello stile dell’uomo. Ma è solo l’ultima chicca di un luogo dove è possibile immergersi in tutto il mondo dell’artista veneto, considerato il massimo esponente del neoclassicismo, autore di sculture iconiche dell’espressione artistica italiana conosciute anche all'estero.
A Possagno per conoscere Canova
Il cuore ‘fisico’ di Antonio Canova, quando smise di battere, il 13 ottobre 1822 a Venezia, venne prelevato ed è ancor oggi custodito nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, nella città lagunare. Ma il ‘cuore’ dello scultore, essenza della sua vita e della sua arte, è senz’altro a Possagno. La località in provincia di Treviso rappresenta il suo luogo natio, la casa di umili origini poi riqualificata ed ampliata e resa museo come volontà postuma concretizzata dal fratellastro, e il maestoso Tempio sul colle dov’è sepolto, in un gioco prospettico che, nel piccolo borgo, collega l’inizio e la fine, come un diametro che chiude il cerchio. Lì ci sono gli autoritratti, in forma dipinta e in forma scultorea, fino al calco del suo volto ormai privo di vita. Gli arredi della sua casa, lo splendido cortile, gli attrezzi del suo laboratorio, e il luogo in cui è stato ‘ricostruito’ in piccolo il suo laboratorio, per far conoscere al mondo l’abilità che Canova seppe tradurre in una precisa tecnica scultorea ancor oggi insegnata nelle Accademie, parlano di lui. A Possagno è possibile ammirare le sculture a grandezza naturale che l’artista creò, appunto, in gesso prima che in marmo, non come bozza ma come opera originale in materiale non pregiato in cui ha comunque impresso il suo segno. E che dunque lasciano comunque a bocca aperta il visitatore.
Nei panni di Antonio Canova
Da giugno la casa natale – Gypsotheca sarà arricchita da una nuova sezione con una parte degli abiti appartenuti ad Antonio Canova che aiutano il visitatore a scoprire nuovi aspetti della sua vita e a calarsi nella sua epoca. Ad essere esposti saranno due uniformi, il completo, il mantello, tutti in panno di lana con finiture e accessori di qualità, ed il copricapo a tuba, a testimonianza dell’importanza che dava all’eleganza, quando l’abito era segno di distinzione sociale. I capi erano in stato precario: la pulitura è stata diversificata in base alla tipologia delle fibre e allo stato conservativo; il consolidamento ha riguardato anche di fodere in seta e di imbottiture, con cuciture a mano secondo particolari tecniche. ‘Tirati a lucido’ anche i bottoni gioiello che impreziosiscono gli abiti.
Paolina Bonaparte in salotto
La copia in gesso, del tutto identica a quella in marmo, di Paolina Bonaparte sdraiata in una chaise longue, seminuda, in posa da Venere vincitrice esposta alla Galleria Borghese di Roma, realizzata tra il 1804 e il 1808, troneggia al centro del salotto di casa Canova a Possagno, tra il camino, un gioco di specchi, l’arredo d'epoca. Sembra quasi essere lì, lei, la principessa, sorella dell’imperatore Napoleone (di cui, nella Gypsotheca, è custodito un volto; i Bonaparte commissionarono diverse opere all'artista veneto), in persona, ad accogliere i turisti. E, come accade con tutte le opere canoviane, è possibile ammirare la donna e la maestria dell'autore che l’ha resa immortale, a tutto tondo, camminandogli intorno.
La Gypsotheca di Antonio Canova
Innanzitutto, cos’è una Gypsotheca? È il luogo dove sono custodite le riproduzioni in gesso (Gypsos in greco antico) di statue poi realizzate in marmo, bronzo o altro materiale. La Gypsotheca di Antonio Canova a Possagno è una collezione particolarmente ricca. Vi si trovano a grandezza naturale, circa 200 delle 500 opere da lui realizzate complessivamente e che, per loro natura, non sono fruibili nello stesso luogo essendo distribuite nei maggiori musei al mondo. Fu lui a stabilire prima di morire, insieme al fratellastro (il padre morì quando lui aveva 4 anni e la madre, in seguito, si risposò; il bimbo crebbe, in condizione di grande povertà, col nonno) Giovanni Battista Sartori, con cui trascorse la vita, di trasferire le grandi sculture in gesso (quelle in marmo, ovviamente, erano state consegnate ai committenti) dai laboratori di Roma, ultimo luogo di lavoro, a Possagno.
Le grandi opere ‘spedite’ via mare
Un’impresa non da poco: i giganteschi gessi vennero portati dal Lazio al Veneto via mare (dal porto di Roma a quello di Marghera), quindi via terra a Possagno. Fu più un problema tecnico che di costi: Canova, non si sposò mai e non aveva eredi. Attento ai costi di bottega (da qui anche la tecnica di scolpire prima in gesso e poi ‘riportare’ ogni dettaglio sul marmo che garantiva creatività e precisione tecnica di massimo livello), divenuto presto famoso e richiesto nelle corti europee e negli Stati Uniti (in mostra anche una riproduzione di George Washington; l’ambasciatore in Italia fece recapitare a Canova un busto in terracotta del presidente americano, che realizzò l’opera nel 1816), lasciò un ingente patrimonio che consentì al fratello di realizzare le sue disposizioni. La casa-museo venne aperta nel 1836 e fu il primo museo pubblico del Veneto. Canova non si sposò mai e dunque non ebbe eredi: era considerato un donnaiolo ma diceva che non aveva tempo da dedicare ad altro che non fosse la scultura. Tuttavia istituì un fondo per aiutare le giovani più povere e dar loro una dote per il matrimonio.
Il volto di Canova, da vivo e da morto
La rappresentazione del volto di Antonio Canova ha una storia particolare. L’autore, infatti, fece un proprio autoritratto sia in versione dipinta, su tela, nel formato mezzobusto tipico dell’epoca, sia come scultura a tutto tondo del capo. Alla sua morte venne eseguito il calco del suo volto, secondo la tecnica da lui stesso standardizzata. A Possagno è possibile vedere tutte e tre le riproduzioni artistiche del suo viso, compresa quella in punto di morte.
Canova, il corpo, il cuore e la mano
Come accadeva per i pontefici o i personaggi più illustri, alla morte di Antonio Canova, artista di grande fama, nel 1822 a Venezia, molti ne ‘reclamarono’ il corpo. Si decise dunque per una ‘spartizione’. Il cuore venne prelevato ed è ancor oggi custodito nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, dove venne eretto un monumento funebre a piramide. La mano, che traduceva il genio artistico in gesto, venne tagliata, messa in un vaso con la formalina e donata all’Accademia di Belle arti di Venezia: ora si trova a Possagno accanto alla tomba collocata, dopo una prima sepoltura nei pressi della parrocchiale, nel Tempio di Canova, voluto dallo stesso artista come nuova chiesa del paese natio. Il maestoso Tempio canoviano, situato su un colle di fronte alla casa natale dell’artista, è caratterizzato da un imponente colonnato sul modello del Partenone di Atene, da un corpo centrale che richiama il Pantheon a Roma, da un piazzale con scalinate in cui i ‘cogoli’, i ciottoli raccolti sul fiume Piave, compongono una suggestione geometrica.
Canova: “Io fo' statue”
“Io fo' statue” diceva di sé Canova, non riconoscendosi come pittore. Tuttavia anche i suoi dipinti sono apprezzati. Nella casa museo è possibile ammirare, tra le altre opere, una serie di ninfee, ballerine ed amorini realizzata con la tecnica della tempera su carta che sono segno di bellezza e maestria.
Canova e la tecnica della scultura
Canova nacque da una famiglia di umili origini: papà e nonno possedevano una cava di pietra e facevano gli scalpellini. Rimasto orfano di padre a 4 anni Antonio Canova visse a lungo col nonno paterno: due figure, nonno e nipote, che gli esperti vedono nella sua prima opera, Dedalo e Icaro.
A 9 anni il piccolo Canova va a bottega, quindi si trasferisce a Venezia dove di giorno lavora e di sera studia all’Accademia di Belle Arti: il percorso tra Venezia e Possagno lo fa a piedi. Vince un concorso, guadagna 300 zecchini e la sua opera viene esposta in piazza San Marco: con quei soldi a 21 anni si trasferisce a Roma. Queste avversità, che pure non hanno fermato il suo fervore artistico, hanno portato l'artista veneto, una volta divenuto famoso, ad aprire una bottega che lavora moltissimo, per l’Italia e per l’estero. E ad adottare una tecnica che gli consente, da un originale, a grandezza naturale, in gesso, di realizzare poi con precisione la versione in marmo conoscendo già le dimensioni necessarie e tutti i dettagli. Si va a colpo sicuro, senza sbagliare sul prezioso (e costoso) marmo di Carrara. Realizzata una bozza dell’opera tramite disegno o modelli di terracotta, secondo la tecnica messa a punto da Canova, veniva creato un modello a grandezza naturale in argilla: da questo, tramite colatura, veniva realizzata una forma negativa e poi positiva in gesso. Su quest’ultima Canova definiva i dettagli nel più piccolo particolare: grazie a dei ‘chiodi’ posti in punti strategici era poi più facile prendere le misure ed ‘estrarre’ la figura dal blocco di marmo, senza commettere imprecisioni. Proprio tali opere in gesso (con tanto di piccoli fori) sono esposte nella Gypsotheca di Possagno.
La mostra ‘Canova 4 tempi’
Le opere del Canova sono tutte fruibili a 360 gradi (non è così ad esempio per quelle di un altro grande, il Bernini). L’architetto Carlo Scarpa ne tenne conto nel curare l’allestimento della Gypsotheca (danneggiata da una granata durante la I guerra mondiale, venne poi recuperata). La splendida mostra ‘Canova 4 tempi’, nata da un progetto di ricerca fotografica di Luigi Spina, figura come una evidenziazione di questa peculiarità. Aperta fino al 29 settembre 2024, è composta da 32 immagini in bianco e nero di grande formato che riescono a ‘catturare’ ciò che all’occhio, preso dalla bellezza dell’insieme, sfugge: dettagli, prospettive, luci sono come proiezioni sulle pareti delle già suggestive opere canoviane dedicate ai temi dell'amore o a sfondo mitologico.
Museo Canova, orari di apertura
Oltre alle iniziative particolari in occasione dell’inaugurazione delle nuove sale l’8 e 9 giugno 2024, la Casa Museo e la Gypsotheca di Antonio Canova sono aperte da martedì a venerdì dalle 09:30 alle 18, sabato domenica e festivi dalle 09:30 alle 19 con aperture straordinarie il 15 agosto, l’1 novembre e il 26 dicembre. Dal 23 giugno il Museo mette a disposizione una web app – app.museocanova.it – con contenuti testuali, audio, video, una mappa interattiva e percorsi tematici: si consiglia di portare i propri auricolari. Mensilmente il museo organizza anche aperture in orario serale o eventi come visite a lume di candela. Per informazioni consultare il sito museocanova.it o scrivere a [email protected]. Cosa fare nelle vicinanze: La Casa Museo e Gypsotheca di Antonio Canova, dista solo una 15ina di chilometri da Casa Valdo e da Valdobbiadene, in Veneto, terra del Prosecco superiore Docg.
Museo e Tempio Canova, come arrivare
In auto: Dall’autostrada A4 (Venezia-Trieste) l’uscita è Vicenza Nord, si prosegue poi su SR53, SP20 e SP26 in direzione Possagno. Dall’autostrada A13 l’uscita è quella di Padova, si continua su SR308, SR245 e SP20 in direzione Possagno.
In treno: Le stazioni ferroviarie più vicine sono: Bassano del Grappa (VI), a circa 25 minuti d’auto da Possagno; la stazione ferroviaria di Castelfranco Veneto (TV), a circa 30 minuti; la stazione di Cornuda (TV), a circa 15 minuti d’auto da Possagno. In bus: Ci sono autobus di linea diretti a Possagno da Bassano del Grappa, da Castelfranco Veneto, da Cornuda; per info mobilitadimarca.it
In aereo: Gli aeroporti più vicini sono il Marco Polo di Venezia a circa 60 minuti d’auto da Possagno e l’Antonio Canova di Treviso a circa 45 minuti d’auto da Possagno.