Aquileia, la città mosaico e i suoi tesori d’arte (e di scaramanzia). Le 10 cose da vedere

Duemila anni fa il grande emporio fluviale, crocevia di merci tra Mediterraneo ed Europa continentale, fece fiorire arte e cultura. Ma un mutamento idrogeologico mise fine ai secoli d’oro ancor prima dell’arrivo di Attila

di LAURA DE BENEDETTI
7 giugno 2024

La basilica di Santa Maria Assunta ad Aquileia

Cambiamenti ambientali e globalizzazione? Non sono solo problemi di oggi. Questi due fattori già 2mila anni fa hanno caratterizzato la storia di Aquileia e del suo Porto Fluviale, crocevia tra l'intero Mediterraneo e il Nord Europa. L'importanza di questo snodo ne ha segnato la gloria e la fine: i romani lo usarono per conquistare le popolazioni del Nord ma poi furono gli Unni a percorrerlo dando vita alle ‘invasioni barbariche’. Dove ci sono i commerci, però, fiorisce anche l’arte e la cultura. Ed oggi Aquileia, riconosciuta come sito Unesco dal 1998 (il 5 dicembre 2023 ha festeggiato i 25 anni) strato dopo strato, racchiude nelle sue fondamenta mosaici ‘parlanti’, i resti del porto, le case signorili, lo splendore dei gioielli, e la colonna funeraria con un bassorilievo che è forse il primo segno di una delle più antiche superstizioni italiche: quella di fare le corna contro morte e sciagura.

Ma i motivi per visitare la piccola cittadina del Friuli Venezia Giulia, poco distante da Grado e dalla sua splendida laguna, sono tanti: un antico e suggestivo battistero è ancora oggi usato per le cerimonie cristiane mentre la Basilica, con i suoi disegni realizzati con le tessere musive e giunti a noi pressoché intatti, è nota anche per il suo legame con la storia del Milite Ignoto. A giugno si celebra il solstizio d’estate tra le antiche rovine e gli eventi sono tanti, favoriti dai collegamenti ciclabili e acquatici.

Aquileia e il mutamento ambientale

I resti del porto fluviale di Aquileia: davanti la banchina di approdo, quindi i canali interni con le rampe digradanti. Alle spalle magazzini e uffici
I resti del porto fluviale di Aquileia: davanti la banchina di approdo, quindi i canali interni con le rampe digradanti. Alle spalle magazzini e uffici

Il porto fluviale di Aquileia risale a un periodo antecedente al I secolo d.C ma la colonia romana fu fondata nel 181 a.C.. Da allora venne riqualificato e reso funzionale, con un complesso di nuove banchine e un lungo edificio retrostante da cui poi si risaliva verso la città che arrivò ad avere 80-100 mila abitati (oggi sono circa 3mila): era la terza più grande dopo Roma, Milano e Capua. Oggi è uno degli esempi meglio conservati di struttura portuale del mondo romano. All’epoca come porto fluviale era secondo solo a quello di Ostia antica.  A farne la fortuna e a segnarne il declino è stata la sorte del fiume Natissa, di origine sorgiva: all’epoca aveva una larghezza dell’alveo di circa 50 metri e una buona portata, fino a raggiungere, dopo un percorso di circa 10 chilometri, il mare Adriatico. Esattamente come avviene ora con i cambiamenti climatici in atto, i grandi fiumi vanno in secca, le acque del mare si innalzano o si ritirano. La situazione idrogeologica del territorio in circa 600 anni mutò radicalmente: l’alveo del fiume andò restringendosi. Ci fu un primo tentativo di ricreare il porto a sud della città, verso la laguna. Ma poi ci fu il declino, mentre i ripetuti attacchi costrinsero a creare nuove mura difensive sempre più a ridosso del naviglio, con l’acqua a fare da ulteriore barriera contro le invasioni. Almeno fino all’arrivo di Attila: nel 452 d.C. Aquileia dopo un assedio vene devastata per mano degli Unni. Tuttavia dopo la caduta dell’Impero Romano riacquistò in seguito nuova vita come importante sede patriarcale.

Duemila anni fa questo fiume, ad Aquileia, aveva un alveo di quasi 50 metri ed aveva un porto fluviale di primaria importanza
Duemila anni fa questo fiume, ad Aquileia, aveva un alveo di quasi 50 metri ed aveva un porto fluviale di primaria importanza

Oggi il fiume che duemila anni fa fece fiorire la cittadina è poco più di una piccolo corso d’acqua dal panorama suggestivo lungo i resti archeologici e quella che venne ribattezzata poi la ‘via Sacra’. Alcune curiosità: sulla superficie della banchina dell’antico porto sono incisi qua e là dei piccoli schemi di gioco, utilizzati dagli addetti alle attività portuali come passatempo. A distanze regolari si trovano invece blocchi di pietra, con fori verticali o orizzontali che servivano per gli ormeggi e, probabilmente, per l’inserimento di gru di legno per il carico e scarico merci.

Aquileia e la globalizzazione

Il porto fluviale di Aquileia era al centro di una 'globalizzazione' delle merci nel globo allora conosciuto, tra Mediterraneo e Nord Europa
Il porto fluviale di Aquileia era al centro di una 'globalizzazione' delle merci nel globo allora conosciuto, tra Mediterraneo e Nord Europa

La mappa, esposta all’interno del Museo archeologico nazionale (Man) di Aquileia, mostra come il grande porto fluviale, 10 chilometri all’interno del mare Adriatico, consentisse a commercianti e merci l’import-export nel bacino del Mediterraneo e in Europa, fino a collegarsi, a nord, col Danubio. I confini del mondo occidentale com’era allora conosciuto. La prova è data dalle numerose anfore che hanno permesso di ricostruire il movimento delle materie prime: l’olio, ad esempio, era dapprima importato dalla vicina Istria, poi dal centro Italia, quindi dalla Spagna e dal Nord Africa. Già dal I secolo a.C. il vino di massima qualità arrivava dall’isola greca di Rodi. 

Il mosaico a trompe l’oeil

Il mosaico ad effetto trompe l'oeil con i resti di un banchetto
Il mosaico ad effetto trompe l'oeil con i resti di un banchetto

Ma la storia millenaria di Aquileia, dalle fasi precedenti alla fondazione alle vicende che la resero famosa in età imperiale, scorre sotto gl occhi dei visitatori non solo tra statue e lapidi, ma anche nella splendida collezione di mosaici variopinti e persino ad effetto trompe l’oeil: nei resti di un banchetto, che molto dice sulle usanze gastronomiche, i resti di un pesce con la lisca, un limone ed altri elementi sono molto particolareggiati per essere stati realizzati con frammenti di pietra colorata ed hanno persino un’ombra che li rende ‘tridimensionali’, ingannando l’occhio di chi guarda, a dimostrazione di una tecnica alquanto avanzata. Alcuni mosaici, come le foglie della vite con al centro un fiocco, sono custoditi al Museo Archeologico nazionale di Aquileia.  

Aquileia, il mosaico con le foglie della vite e, al centro, un fiocco
Aquileia, il mosaico con le foglie della vite e, al centro, un fiocco

Il vetro ‘Aquileia fecit’

Aquileia, vari oggetti di uso comune in vetro colorato esposti al Man
Aquileia, vari oggetti di uso comune in vetro colorato esposti al Man

Coloratissimi, e non dissimili da quelli che ancora oggi usiamo, gli elementi in vetro che sostituirono, come ricorda lo storico Plinio, oro e argento negli oggetti per l’uso del liquidi e delle bevande. Su alcuni elementi è scritto ‘Aquileia fecit’, che oggi equivale all’inglese Made in Aquileia. A stupire è anche la collezione di piccoli cammei (e gemme) che racchiudono tuttavia dettagliati elementi artistici (è possibile ammirarli tramite apposite lenti). Gli artigiani di Aquileia si distinsero per la lavorazione dell’ambra, resina fossile originaria dei mari del Nord e Baltico, con cui venivano realizzati gioielli, coppette, piccole sculture che veniva donate come elementi di cura contro le malattie e come amuleti contro il ‘malocchio’.

Aquileia: fare le corna al funerale

Su una colonna un rito funebre attorno ad una tomba: sono ben due persone a 'fare le corna' come scongiuro
Su una colonna un rito funebre attorno ad una tomba: sono ben due persone a 'fare le corna' come scongiuro

A questo proposito un bassorilievo presente nel Museo Archeologico di Aquileia raffigura dei parenti intorno ad un luogo di sepoltura. Ben due figure, nell’opera, fanno gli scongiuri durante il funerale compiendo con la mano il gesto tipico delle corna. Una tradizione scaramantica che doveva essere alquanto diffusa, anche pubblicamente, dal momento che è stata impressa su pietra. 

Aquileia, la Domus di Tito Macro

Aquileia, la Domus di Tito Macro riaperta nel 2023
Aquileia, la Domus di Tito Macro riaperta nel 2023

Con i suoi oltre 1500mq di superficie la Domus del ricco Tito Macro, è una delle più grandi dimore di epoca romana, abitata dal I secolo a.C. al VI secolo d.C.. Dal febbraio 2023, dopo un intervento finalizzato alla fruizione turistica, protetta da una copertura di legno e acciaio, è visitabile tutti i giorni. Le persone possono passeggiare dentro la domus, dove sono ben distinguibili le diverse parti della casa, che presenta numerosi mosaici con motivi in bianco e nero di tipo geometrico, di prima creazione, seguiti da altri già con raffigurazioni artistiche colorate (III secolo). All’ingresso il pozzo, con sotto la cisterna, al centro il cortile. Da giugno a settembre, una volta al mese, viene aperta per le viste anche la sera, con un archeologo. Ci sono poi serate in cui il racconto è ‘teatralizzato’: una donna sul Decumano, la strada principale che corre accanto alla casa, accoglie i turisti e, in un dialogo con la guida, li accoglie in casa. La Domus di Tito Macro fa parte di un sistema di ville a schiera, che avevno mura perimetrali condivise. Il problema è che intorno si è costruito e dunque non solo esistono strati sovrapposti di epoche antiche ma, essendoci oggi proprietà private, non sempre è possibile riportare alla luce reperti e tracce di fabbricati.

Aquileia da non perdere: Battistero e Basilica

Ci sono un'atmosfera e una luce particolare nel Battistero del vescovo Cromazio, a forma esagonale, del IV secolo, ancora oggi in uso
Ci sono un'atmosfera e una luce particolare nel Battistero del vescovo Cromazio, a forma esagonale, del IV secolo, ancora oggi in uso

Ad Aquileia tappa imprescindibile sono il Battistero e la Basilica. Il complesso venne costruito tra il 388 e il 408 per volere del Vescovo Cromazio. Il primo, a forma esagonale (le colonne risalgono però al IX secolo), dall’atmosfera alquanto suggestiva, è usato ancora oggi per i riti di chi aderisce alla religione cristiana.  La basilica di Aquileia è invece famosa nel mondo per il fantasmagorico mosaico esteso su tutta l‘ampia pavimentazione di 770 mq (è stato realizzato un camminamento su vetrate in occasione del Giubileo del 2000), ricco di animali, allegorie, simboli paleocristiani, con la ripetizione ciclica del ‘Nodo di Salomone’, ritenuto dai cristiani simbolo di unione tra umano e divino. Riprodotto in prossimità dell’ingresso della cripta sotterranea anche per i non vedenti, può essere ‘toccato con mano’.  

Il 'Nodo di Salomone' per i non vedenti nella Basilica di Aquileia
Il 'Nodo di Salomone' per i non vedenti nella Basilica di Aquileia

Tra gli elementi più caratteristici e significativi provate a trovare, in mezzo a tante figure, il Gallo, simbolo del giorno, della luce, e la Tartaruga, che richiama invece le  tenebre. Più facili da individuare i 12 pescatori, in un mare ricco di varie tipologie di pesci, ritenuti una rappresentazione dei 12 apostoli, e il profeta Giona. In totale nel pavimento sono rappresentate 152 creature: mai come in questo caso è utile avere una guida. La sorpresa è che il ‘pavimento musivo’, voluto dal vescovo Teodoro (IV secolo), è stato scoperto solo ai primi del Novecento sotto un pavimento di marmo: questo ha contributo a preservarlo attraverso i secoli.   

Ad Aquileia mosaici di epoche diverse, lungo un arco di oltre 500 anni, sempre più colorati ed elaborati, sono visibili sul piano campagna, nei sotterranei, nella Basilica e nel Museo archeologico

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La Basilica è nota per aver ospitato la cerimonia del Milite Ignoto, dopo la Prima Guerra Mondiale: vennero esposte 11 salme di soldati caduti in combattimento e rimasti senza nome. Una donna, Maria Bergamas, ne scelse una per simboleggiare tutti i caduti e, in particolare, quelli dispersi. La salma venne dunque portata in stazione e traslata a Roma, fino all’Altare della Patria. Nel 2021, in occasione del Centenario di questa celebrazione, venne riproposto un tour lungo la Penisola del Milite Ignoto, che fece tappa in molte stazioni.

Sudhalle e cripte

Aquileia, lo splendido mosaico in tessere cromate che raffigura il pavone nella SudHalle
Aquileia, lo splendido mosaico in tessere cromate che raffigura il pavone nella SudHalle

Da visitare nel complesso, la Cripta degli affreschi di epoca patriarcale (IX secolo), sotto l’altare maggiore della basilica, realizzata per custodire le reliquie dei martiri aquileiesi Ermagora e Fortunato è decorata da dipinti sulla vita dell’evangelista Marco. La Cripta degli scavi porta a vedere gli innumerevoli mosaici tutto attorno alle fondamenta del campanile. La Südhalle (aula sud) del battistero paleocristiano, solo recentemente musealizzata, dove ammirare oltre trecento metri quadrati di pavimenti musivi del IV e V secolo, e lo splendido mosaico “del Pavone”, realizzato con tessere di mosaico in pasta di vetro, per dare i colori tipici, blu, turchese, e così via. Su più piani, nel complesso, si trovano 5 secoli di storia.

Il foro romano

Aquileia, il foro romano
Aquileia, il foro romano

È il più appariscente, visibile dalla strada che attraversa la città, ma in realtà il foro romano, su un’estensione di 10mila mq, è stato ampiamente ‘ricostruito’ negli anni ‘30 del Novecento. Di quel periodo anche la creazione della via Sacra che, con il suo viale di cipressi, consente di passeggiare dal foro lungo i resti del porto, da un lato, di ciò che resta del fiume, dall’altro, fino a raggiungere i più antichi e preziosi mosaici di cui è intessuta la città.

Aquileia? In bicicletta o in barca

Aquileia è sul tratto finale della ciclabile Alpe Adria, realizzata sull’ex tracciato ferroviario. Il percorso parte da Salisburgo e raggiunge il mare a Grado. Tra i molti servizi offerti in estate c’è la possibilità di raggiungere Grado in bicicletta da Aquileia (e viceversa) e fare rientro in barca. Cosa vedere a Grado: la città, la laguna e alcune oasi, tra cui quella dell’Isola della Cona o del Santuario mariano della Barbana. La ricetta dello chef locale: il ristorante Al Granaio, tra Aquileia e Grado-

Aquileia, gli eventi dell’estate

La rievocazione storica Tempora in Aquileia (credits Fondazione Aquileia)
La rievocazione storica Tempora in Aquileia (credits Fondazione Aquileia)

Aquileia è un sito archeologico di grande rilievo frequentato tutto l’anno, ma d’estate offre in più un ricco calendario di eventi. Quello più atteso è senz’altro il 21 giugno, con il concerto del solstizio d’estate che si tiene all’alba (ore 5 del mattino) tra le rovine del porto fluviale.  Aquileia sotto le stelle: i venerdì d’estate (19 - 22). In luglio e agosto, le aree archeologiche di Sepolcreto, Decumano di Aratria Galla, Case Romane – Fondo CAL, Domus di Tito Macro; il Museo archeologico nazionale di Aquileia e la Basilica patriarcale di Aquileia saranno aperti ogni venerdì sera fino alle 22.

Tempora in Aquileia

Dal 21 al 23 giugno, nel centro storico e nelle aree archeologiche si potrà incontrare un legionario romano o un guerriero celta, esplorare l’antico mercato, assistere ai giochi gladiatori e delle danze dell’epoca. Accesso libero.

Il maestro Riccardo Muti in concerto ad Aquileia il 14 giugno con l’Orchestra Cherubini (21 - 22:30 / Piazza Capitolo). Per tutta l’estate sono previsti concerti in Basilica.

Il 15 e 16 giugno avranno luogo le Giornate Europee dell’Archeologia. Dalle 9 alle 22 ci saranno open-day dei cantieri di scavo (solo sabato 15 giugno), aperture straordinarie, passeggiate e laboratori per bambini, archeologia sperimentale, visite guidate, conferenze e musica.

Aquileia Film Festival 2024 (21:00 - 23:30 / Piazza Capitolo) dal 30 luglio al 2 agosto 2024, con cinema, archeologia ed esperti sul palco per quattro serate ricche di appuntamenti.