Dici Napoli, pensi subito
pizza, e la chiudi lì. Sì, ciao. Dici
Napoli, e se solo pensi di metterti a tavola ti compare un menu da far invidia alle lussuose tavolate dei re di Francia, del resto non per nulla qui hanno governato i
Borbone. Ma del resto la
tradizione culinaria napoletana è antica, è millenaria, è una
delle più ricche e sfiziose d’Italia, fatta di sapori intensi costruiti però con ingredienti semplici ma di qualità. E anche, come vedremo, con nomi a volte curiosi.
La pizza
Certo, in ogni caso
la regina resta la pizza, senza stare troppo a dilungarsi in elucubrazioni accademiche sull’origine ‘a pizza co’ ‘a pummarola ‘ncoppa batte qualunque altro piatto per popolarità, eppure nemmeno l’amatissima
‘Margherita’ rientrerebbe nella lista delle pizze napoletane veraci: marinara,
‘nzogna e pummarole, cu’ cicenielle, mastunnicola e cazone ‘mbuttunato sarebbero le classiche, però poi tantissimi napoletano vi riveleranno la passione smodata per la versione
sasicc’ e friariell’, salsicce e friarielli, le infiorescenze appena sviluppate delle cime di rapa.
La pasta
Capitolo secondo, la pasta. Anche qui, bando alle ciance sulle nascite cinesi. Nei fatti – come non ricordare la scena dell’abbuffata in ‘Miseria e nobiltà’ - lo spaghetto resta un altro simbolo della tavola partenopea, specie se condito con
o’ rraù, il ragù, quello che deve ‘pippiare’ sul fuoco per ore. O con la genovese, ecco la curiosità:
sugo di carne e cipolle, tutto napoletano ma con questo strano nome che in realtà riporterebbe alla zuppa di cipolle di Ginevra, Genève, da cui ‘genevoise’... Curiosità condivisa con un altro piatto supertipico, la
parmigiana di melanzane: detta così per l’abbondanza di formaggio parmigiano, o per la somiglianza estetica alla ‘parmiciana’, termine siciliano per indicare le persiane a listelle? Saperlo, non saperlo, che differenza fa, conta gustare. E rammentiamo allora la
frittata di pasta, il
sugo alla puttanesca' e ‘
a pasta e patane cu ‘a provola, pasta e patate con la provola, e poi gli
spaghetti alla Nerano. Ma come non assaggiare
crocché e gattò di patate, o il celebre
casatiello? E il
polpo alla luciana, che non è una signora ma un modo di cucinarlo, tipico dei pescatori di Santa Lucia (“sul mare luccica...”).
I dolci
E infine i meravigliosi dolci: la
torta caprese che altro non sarebbe se non la figlia di una Sacher. La
pastiera, ed è già tempo, vicino a Pasqua. Il
babà. Gli
struffoli. Le
sfogliatelle, riccia o frolla. Con ‘a
tazzulella ‘e cafè, ovvio: sennò, non sarebbe Napoli.