Sei siti Unesco più l’immenso patrimonio dei beni immateriali. A cominciare dall’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, che rende Napoli e la Campania luoghi unici al mondo.
I Gigli
Ma l’ingegno di questa terra che spalanca le braccia del Sud (e al Sud) ha partorito un altro capolavoro: la Festa dei Gigli di Nola (siamo in provincia di Napoli), una
celebrazione popolare e cattolica che si tiene ogni anno intorno alla fine di giugno. E dal 2013 è Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dell'Unesco (rientra infatti nella
Rete delle grandi macchine a spalla italiane). Tali sono infatti i Gigli,
giganteschi obelischi di legno con rivestimenti raffiguranti temi religiosi o di attualità in cartapesta (o altri materiali) che rappresentano le otto corporazioni dei mestieri locali.
Il contesto storico
La festa commemora il
ritorno in città del vescovo Ponzio Meropio Paolino a seguito dell
’invasione dei Visigoti di Alarico, che nel 410 d.C. avevano saccheggiato Roma e altre città, tra le quali la stessa Nola, e lo avevano fatto prigioniero assieme ad altri concittadini nolani. Come spesso accade, storia e leggenda si confondono in un caloroso abbraccio. Stando infatti alla tradizione,
nel 431 gli abitanti di Nola avrebbero accolto il loro vescovo con
omaggi floreali, i gigli, raggruppati in corporazioni di arti e mestieri con i loro gonfaloni. Da allora la città non ha mai smesso di manifestare la sua devozione a Paolino. E lo ha fatto portando in
processione alcuni ceri addobbati posti prima su strutture rudimentali e poi su cataletti, divenuti infine otto torri piramidali di legno, cui si aggiunge una barca. Gli studiosi moderni però la pensano diversamente: la Festa dei Gigli non sarebbe altro che la commistione di elementi cristiani e pagani.
L'evoluzione
Certo è che nei secoli i Gigli hanno cambiato forma e dimensioni. L’umanista nolano Ambrogio Leone, per esempio, ci parla del cosiddetto
‘cereo’, la torcia adornata con spighe che, a partire dal Cinquecento, viene utilizzata durante la processione del santo al posto dei mazzi di fiori e dei ceri votivi. Nel XVIII secolo invece, come racconta il sacerdote Gianstefano Remondini, fanno la loro comparsa macchine nuove - a forma di globi, piramidi o navi - adornate con fiori. Ed è alla fine del 1800 che si comincia a utilizzare
la cartapesta per il rivestimento dei Gigli. Un’arte che a Nola si era sviluppata grazie all’ingegno degli artisti cartapestai leccesi e dei decoratori dello stucco napoletani.
Il programma
Oggi la festa è una magnifica
processione danzane degli 8 Gigli e della Barca. Ma non solo. La celebrazione prevede infatti varie fasi e un ricchissimo alendario di eventi e iniziative. E il 2023 non farà eccezione. Si comincia
il 17 giugno con
‘La ballata dei Gigli Spogliati’, vale a dire privi delle loro decorazioni, che saranno portati in giro per le strade di Nola dai cosiddetti ‘paranziani’. ‘Scheletri’ in movimento, ma non per questo meno suggestivi. Il
22 giugno spazio invece all’evento clou: la
processione di San Paolino, cui i nolani dedicheranno il solito tributo amoroso lanciando fiori. Si prosegue il
24 giugno con
‘Il Sabato dei Comitati’. Questi, organizzati dai maestri di festa dei Gigli e della Barca, si raduneranno in piazza Duomo per offrire un incredibile mosaico di balli, canti e colori.
L'evento clou
E infine lei:
‘la Ballata dei Gigli’, con cui si chiuderà in bellezza
il 25 giugno. Otto giganteschi obelischi di legno (ognuno dei quali può raggiungere i 25 metri d’altezza e rappresenta una delle otto corporazioni storiche di Nola) e una barca verranno
sollevati e fatti danzare in tutta la città. A partire dalle dieci del mattino, le macchine arriveranno in piazza Duomo grazie ai ‘cullatori’ (120 per obelisco). Alle 13 spazio alla benedizione del vescovo, mentre alle 16 i Gigli cominceranno, uno dopo l’altro, a sfilare per le vie del centro. Cambiano i secoli, ma l’ordine della sfilata è sempre quello:
Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro, Sarto.