Cratere degli Astroni: un vulcano spento e un bosco secolare tra Napoli e Pozzuoli

di GIUSEPPE DI MATTEO
20 ottobre 2023

NAPLES ASTRONI

Un piccolo grande grande polmone verde all’interno del quale traffico e smog delle grandi città sono un ricordo pallidissimo. Eppure, Napoli è a pochissimi chilometri. E non è lontana nemmeno Pozzuoli. Tra questi due poli si nasconde il Cratere degli Astroni (info ai numeri 081,5883720 e 392.3231220 o sul web [email protected]), una delle riserve naturali più belle della Campania e Oasi Wwf abbracciata anche dal Parco Regionale dei Campi Flegrei.
Duecentocinquanta ettari di bosco che accolgono nel loro ventre temperato da un invidiabile microclima 500mila piante (troneggiano il castagno, la farnia, l’olmo e le carpinie), oltre cento specie di uccelli, per non parlare di anfibi e rettili, e che riposano su un antico cratere vulcanico. E poi: il Lago Grande alimentato dalla falda, e il Cofaniello Piccolo e Grande, che vivono di acqua piovana. Ma soprattutto il nome: Astroni potrebbe derivare da ’sturnis’ (airone). C’è però chi ritiene che abbia a che vedere con il ciclope ’Sterope’; o forse chissà: a ispirare il nome del cratere sarebbero stati gli Stironi (o stregoni), che lo avrebbero elevato a casa dei loro riti magici.

La storia

Il presente degli Astroni, apparentemente sonnacchioso, è in realtà figlio di 7 eruzioni, avvenute tra 4.100 e 3.800 anni fa, di cui resta traccia grazie ad alcuni rilievi come il Colle dell’Imperatore e della Rotonda. E di una storia che di quel luogo ha previsto diverse destinazioni d’uso. Federico II di Svevia li pensò come eden per curarsi; poi, nel XV secolo, Alfonso I d’Aragona li trasformò nella sua personale riserva di caccia, e lo stesso fece, nel Settecento, Carlo III di Borbone. Nell’800 la riserva entrò nell’orbita di Napoli, mentre nel secolo successivo venne affidata in gestione all’Opera Nazionale Combattenti e, durante la Seconda guerra mondiale, degradata a deposito di armi. Ma gli Astroni avrebbero fatto una fine anche peggiore, se il Wwf non si fosse messo di mezzo. Una battaglia iniziata negli anni ’60 e che ha portato i suoi frutti: nel ‘69 infatti gli Astroni sono stati annessi al patrimonio della Regione Campania, e nel 1987, il Ministero dell’Ambiente ha istituito la Riserva Naturale Cratere degli Astroni, affidandone la gestione a WWF Italia.

Il Wwf

"Siamo aperti al pubblico dal 1992 – sottolinea Fabrizio Canonico, direttore dell’Oasi WWF Italia – e siamo orgogliosi dei risultati ottenuti finora, soprattutto se ci guardiamo indietro. Il rischio era che questo paradiso diventasse parte della ex discarica di Pianura». Oggi gli Astroni rendono 25mila visitatori ogni anno. Ma non sono tutte rose e fiori: «Il ministero dell’Ambiente ci dà 250 mila euro l’anno – sottolinea Canonico –, ma solo per quanto riguarda la gestione ordinaria ce ne vorrebbero molti di più. Perciò dobbiamo affidarci a sponsorizzazioni, bandi e progetti di vario genere". Grazie ai quali è stata restaurata la casina di caccia borbonica. Costo complessivo, un milione di euro.

Le Oasi del Respiro

Forest bathing

Al Cratere degli Astroni si può fare anche forest bathing, ’bagno di foresta’, e deriva da una pratica giapponese chiamata 'Shinrin- yoku’. In sostanza, è un’esperienza sensoriale immersiva che si affida al contatto con la natura per ritrovare se stessi e l’armonia con l’ambiente che ci circonda. E' parte integrante delle Oasi del Respiro, il progetto del Wwf, in collaborazione con Golia, insieme alle Gole del Sagittario (AQ) e la Riserva naturale dei Ghirardi (PR). L’obiettivo è eliminare le scorie della quotidianità e ridurre lo stress. Istruzioni per l’uso: respirare a fondo, ascoltare il canto degli uccelli e il suono delle foglie mosse dal vento, toccare la corteccia degli alberi, mettere a fuoco ogni dettaglio.

Forest Bathing

Ma le Oasi del Respiro sono un punto di partenza, non di arrivo. Grazie al supporto di Golia sta nascendo una rete qualificata di enti attivi nel forest bathing – uno di questi è Aimef (Associazione italiana medicina forestale) – per svolgere al proprio interno le attività, formando operatori specializzati e realizzando percorsi specifici all’interno delle aree. "La natura ci fornisce i cosiddetti servizi ecosistemici, che includono per esempio la produzione di cibo, la disponibilità di acqua potabile e aria pulita, ma anche funzioni e processi fondamentali come l’assorbimento degli inquinanti, il benessere psicologico, il controllo delle malattie – dice Marco Galaverni, direttore Programma e Oasi Wwf Italia –. L’ambizione è tutelare ancora meglio, e restaurare laddove necessario, gli ecosistemi forestali in ogni angolo del pianeta".