Sulle vette silane il vigneto più alto d'Europa
Produrre vino a oltre 1.300 metri di altezza? Si può. Ma l’azienda Immacolata Pedace, anima pulsante nel cuore del Parco Nazionale della Sila, vanta anche un altro record: il suo vigneto è il più alto d’Europa. Siamo a Cava di Melis, frazione del comune di Longobucco, in provincia di Cosenza. È qui che, nel 2006, l’allora adolescente Emanuele De Simone, oggi ingegnere trentunenne, decide, quasi per gioco, di avviare un progetto rivoluzionario. Ancora oggi ci scherza su: “Avevo notato, facendo ricerche, che in Valle d’Aosta c’era un vigneto a 1.200 metri. Mi sono detto: perché non provare anche da noi? Mi presero per matto. Ma ho avuto ragione io”. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo un paio d’anni. Prima l’acquisto di 4.000 metri quadri di terra e l’autorizzazione, da parte della Regione Calabria, alla creazione di un vigneto sperimentale; poi, nel 2008, la piantagione delle prime 500 barbatelle. I primi tempi sono durissimi e rigidi, come le temperature di certi inverni non proprio clementi. Ma Emanuele ha la testa dura. E nel 2011 comincia a raccogliere i frutti del suo lavoro. L’azienda Pedace, immersa in uno splendido polmone di pini larici, si estende su una superficie di 60mila metri quadri, conta 10mila piante, tra vitigni locali e internazionali, e due ettari e mezzo di vigneti. “L’azienda prende il nome di mia madre: Immacolata Pedace perché solo lei poteva credere in un progetto che sembrava folle”. E invece, folle non lo è stato per niente. La clientela non manca, anche se l’idea è quella di coltivare un prodotto di nicchia, non di strizzare l’occhio alla massa. La produzione si aggira infatti intorno alle 10mila bottiglie l’anno. Quattro le etichette in vetrina: il Chione, bianco Igp che mette insieme Chardonnay e Pinot bianco; il Silva, Rosato Igp ottenuto da vitigni di Merlot e Cabernet Franc; il Lykos, rosso Igp nato dalla fusione di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc; e, dulcis in fundo, l’Anthea, il piatto forte della casa, un rosato Igp di Cabernet Franc in purezza, che nel 2021 è stato premiato con la medaglia d’argento al Mondial des vins Extrêmes dal Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana), organismo internazionale che promuove la cosiddetta viticoltura eroica. Nomi che richiamano il passato greco e romano, ma legati anche alla fauna del territorio della Sila, dove domina il lupo. I vitigni locali, come il Gaglioppo e il Magliocco, sono utilizzati prevalentemente nel vigneto sperimentale, che resta un laboratorio per i prodotti che verranno. La dimensione familiare è la cifra dell’azienda, che ama sperimentare, ma anche il fascino della tradizione. E pure un po’ di cultura: è infatti in cantiere la costruzione di un Museo del vino, che raccoglierà al suo interno gli attrezzi del mestiere e il sapere di tante generazioni. “Passione e pazienza sono il nostro motto”. Emanuele ci crede. Visti i risultati, non si può non dargli ragione.